69799710_1110516422672276_6889969888949960704_o

Il ban di CasaPound e Forza Nuova dai social network è sicuramente una buona notizia, ma lo strapotere di Facebook e Twitter è quantomeno problematico — e questo caso lo dimostra.

Nella notte, Twitter ha sospeso una serie di account di importanti media cubani – tra cui quello del quotidiano Granma – e giornalisti, nonché account istituzionali come quello del Partito Comunista di Cuba, quello del Ministero della Comunicazione, quello del vicepresidente del sindacato dei giornalisti di Cuba e quello del direttore della comunicazione del Ministero degli Esteri.

Stando a un comunicato stampa del sindacato cubano dei giornalisti (UPEC), pubblicato da Cuba Debate – sito di informazione che, tra l’altro, è stato tra quelli colpiti dai ban – il blocco è arrivato in concomitanza con un’apparizione televisiva del presidente cubano Miguel Diaz-Canel e di una serie di alti funzionari del governo, nella quale sono stati annuciati provvedimenti economici per affrontare l’aggravarsi dell’embargo americano a Cuba.

“Appena cominciata la diretta del programma Mesa Redonda, che è cominciata alle 18.30 ora locale ed era attesa da milioni di cubani, decine di giornalisti hanno denunciato su Facebook, WhatsApp e altri social network di essersi visti sospendere i propri account Twitter,” si legge nel comunicato. “Sembrerebbe un’operazione organizzata, con segnalazioni di violazioni dei termini del servizio della piattaforma. Sorprende l’intento politico, la selezione degli account colpiti e il tempismo: proprio mentre parlava Diaz-Canel.”

Nel comunicato si menziona anche il fatto che lo scorso giugno la Cuba Internet Task Force del Dipartimento di Stato americano ha pubblicato una serie di consigli per l’uso di internet come mezzo di sovversione e dissidenza a Cuba. Secondo la giornalista di TeleSur Camila Sanchez, da allora Cuba sarebbe stata colpita da un numero crescente di cyberattacchi.

La notizia della sospensione degli account cubani è particolarmente rilevante perché arriva pochi giorni dopo il ban da Facebook delle pagine di organizzazioni neofasciste italiane come CasaPound e Forza Nuova, andando a fornire una prospettiva diversa sulle polemiche divampate al riguardo e a rafforzare l’idea che sia pericoloso delegare tutela delle libertà civili e delle regole di convivenza democratiche a delle società private statunitensi. 

Twitter e Facebook non sono piattaforme neutrali: sono società private, e come tali sono prone alle pressioni dei governi dei paesi in cui operano. Ne è un esempio il doppio standard di comportamento utilizzato da Twitter nei confronti degli account che sostengono la resistenza curda in Turchia e Siria del Nord, spesso oggetto di ban su pressioni turche, e l’inazione nei confronti dei bot filo-turchi che si contrappongono ai primi. Inoltre, in quanto società private statunitensi, Twitter e Facebook non sono immuni dalle pressioni e dagli orientamenti ideologici dell’amministrazione statunitense, come dimostra il caso cubano. 

Twitter è da tempo oggetto di forti critiche negli Stati Uniti per la propria incapacità nel moderare i contenuti di ispirazione neonazista che personalità dell’estrema destra condividono sulla piattaforma, spesso ulteriormente amplificate da Trump stesso. Malgrado il susseguirsi di attentati direttamente riconducibili al suprematismo bianco, Twitter non può censurare “per argomento” a livello algoritmico i tweet neonazisti — perché il rischio di censurare involontariamente commenti di politici parlamentari del partito Repubblicano è troppo alto.

Insomma, se è vero che un mondo in cui i fascisti non hanno diritto di parola è certamente un posto migliore, è vero anche che lasciare che a togliergliela sia qualche azienda privata con i suoi Termini del Servizio è quantomeno problematico. 

Segui Mattia su Twitter