La combinazione della nuova legge sulla legittima difesa con la grande facilità con cui si possono acquistare armi in Italia è la ricetta per un paese in cui vivere sarà sempre più pericoloso.
Ieri il Senato ha votato in via definitiva la riforma della legittima difesa — uno stravolgimento normativo che di fatto rimuove la necessità di dimostrare l’uso proporzionale della forza. La legge, votata da tutte le destre al Senato, è stata instillata nel dibattito pubblico italiano negli ultimi anni — forse, decenni — esattamente come le misure xenofobe del dl “Sicurezza.”
Lo scopo di questa legge non è rendere le persone “più sicure a casa propria” — una legge sulla legittima difesa in Italia c’era già — ma normalizzare aggressivamente l’uso e il possesso di armi da fuoco. Per questo la legge è così cara alla lobby dei produttori di armi: perché rafforza il concetto che l’unico modo per essere davvero sicuri sia il possesso di un’arma da fuoco.
L’approvazione costituisce l’ennesima occasione in cui il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di non contare niente — o di essere completamente sovrapponibile al partito di Salvini — e costituisce una vittoria importante per il ministro dell’Interno, che si era impegnato in forma scritta con la lobby delle armi a “tutelare i detentori di armi” e coinvolgere il gruppo nella stesura del testo ora diventato legge.
In realtà, le armi “legittimamente detenute” sono solo ed esclusivamente un pericolo per la sicurezza, non una garanzia. Secondo dati Istat, gli omicidi da parte di legali detentori di armi sono molti di più di quelli avvenuti nell’ambito di furto o rapina: rispettivamente 42 contro 16 nel 2017.
Le armi “legittimamente detenute” sono anche gli strumenti più comuni con cui avvengono i femminicidi. Nel corso del 2018, tra i 52 omicidi da parte di persone che lo Stato aveva considerato adatte a portare armi da fuoco, le vittime donne sono state 30.
Ma quanto c’entra la vera e propria legittima difesa con il possesso e l’uso di armi da fuoco? I numeri raccolti dall’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere tracciano uno scenario molto chiaro: nel database degli omicidi con armi “in regola” si contano lo scorso anno 52 omicidi. Di questi, per legittima difesa ce n’è stato soltanto uno.
Ritorniamo a un presupposto che in questo momento è così lontano dal dibattito pubblico che va ripetuto: non c’è nessun motivo valido perché un civile sia in possesso di un’arma da fuoco.
Infatti:
- La tecnologia ha sviluppato negli anni diverse armi non letali che possono coprire le necessità securitarie anche del proprietario di casa più invasato;
- I frequentissimi casi di omicidi da parte di persone che avevano ottenuto armi legalmente dimostrano che i meccanismi per ottenere un porto d’armi non funzionano;
- Della caccia sportiva possiamo assolutamente fare a meno, dài;
- La diffusione di armi da fuoco è incompatibile con qualsiasi forma di millantata prevenzione al suicidio.
In Italia, oltretutto, ottenere il porto d’armi è facilissimo. Il numero di persone con il porto d’armi e quante armi siano in circolazioni non è chiaro. Le persone con il porto d’armi sono stimate tra le 600 mila e oltre il milione, le armi potrebbero andare dai 7 ai 12 milioni. Perché evidentemente sono in molti gli italiani che una volta che hanno il porto d’armi vogliono avere più di un’arma. Coordinano il calcio del fucile alla sfumatura dei propri khaki oppure hanno bisogno di pistole diverse per difendersi dalle diverse etnie dei ladri che nei loro incubi potrebbero rubargli i gioielli di famiglia?
È importante sottolineare che in questo momento in Italia non si sta svolgendo una corsa alle armi — ma dalla famelicità dei produttori d’armi è evidente che si pensi che il mercato italiano abbia grande potenzialità. Dagli anni Settanta il numero di portatori d’armi si è ridotto sostanzialmente, ma quello che rende l’attuale porto d’armi particolarmente pericoloso è l’interazione con la riformata legittima difesa.
Infatti, come sottolinea il ricercatore Giorgio Beretta dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere, sia le licenze per “uso sportivo” che per “uso venatorio” permettono di detenere armi e munizioni per la difesa — una evidente piega pericolosissima nella legislatura.
In Italia è già facilissimo ottenere un’arma da fuoco con cui si può uccidere un’altra persona: ora è facilissimo giustificare anche perché la si ha uccisa. Per avere un’arma in casa è sufficiente ottenere un “nulla osta” all’acquisto, un documento così difficile da ottenere che si può richiedere online, e per cui è necessario semplicemente essere incensurati, avere un certificato medico che attesti la salute fisica e mentale, e un certificato di aver frequentato un corso di Tiro a segno. Vi bastano questi tre requisiti per poter acquistare:
- Armi comuni: fino a 3;
- Armi per uso sportivo: fino a 12;
- Fucili da caccia: illimitati.
A chi non serve un altro fucile da caccia, dopotutto.
Il nulla osta non è particolarmente comodo però — perché scade ogni 30 giorni, e per comprare un’altra arma vi serve rifarlo. In compenso essere promossi al porto d’armi è semplicissimo — così semplice che il modulo da compilare è lo stesso. Per l’uso sportivo, in particolare, sono sufficienti gli stessi prerequisiti del nulla osta, che vi permette di avere pistola e munizione con cui “difendervi,” senza dover ottenere il più complesso porto d’armi per difesa personale. Ma a chi importa, quando esce di casa per uccidere qualcuno, se sta infrangendo la legge anche a trasportare quell’arma non smontata, come dovrebbe? Sono limitazioni che non hanno nessun senso, e che non si possono leggere senza che appaia evidente che, appunto, non c’è motivo per cui una persona debba avere un’arma da fuoco.
Al di fuori dalla circolazione regolare, l’Italia è il paese dove si muore di più a colpi d’arma da fuoco di tutta l’Europa — il paese europeo con il tasso più basso di mortalità per armi da fuoco è la Romania, con 0,02 omicidi ogni 100 mila abitanti. Il patto del governo con la lobby delle armi è osceno anche per questo — perché inevitabilmente metterà in moto un meccanismo per cui sempre di più i cittadini sentiranno il bisogno di armarsi.
Al contrario, lo Stato è organizzato per sapere il meno possibile delle persone con porto d’armi e delle armi di cui sono in possesso. Negli anni della digitalizzazione infatti, per qualche ragione, si è deciso di mantenere le denunce di possesso al livello della questura, e sembra non sia ancora stato realizzato un database nazionale.