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“La Soda è il nostro ingrediente segreto, ci rende freschissimi senza un motivo ben preciso ed è un po’ tipo il Latte+ dei drughi o gli spinaci per Braccio di ferro.”

Matteo Creatini, classe 1995, è un rapper, beatmaker e musicista italiano, originario di Rosignano Solvay, famosa per le spiagge dal bianco apparentemente caraibico, ma, in realtà, slavate dai rifiuti chimici dell’industria del posto.

Nel 2015 ha pubblicato MxM come il nome di Crema e successivamente l’EP Sodaboy, EP. L’ultimo extended play di Sodaboi, Problemi, è uscito ieri su tutte le piattaforme streaming. Abbiamo scambiato qualche parola con lui, fra cedrata Tassoni e vita di provincia.

Sei stato Crema, Crema dé Sodaboy e oggi sei Sodaboi, col nome sono cambiati anche i progetti musicali?

In realtà son sempre stato “Sodaboi,” perché nello slang locale del mio paese d’origine si scherza sulla Solvay (Rosignano in gergo la chiamiamo “Soda City”) e ogni bambino del posto diventa un “Sodaboi” di diritto. Ho solo reso più personale il mio progetto, parlando senza filtri del mio modo di vedere le cose, di spaccati quotidiani di vita dalla provincia e soprattutto del viaggio di un ragazzo che lascia casa e si approccia alla città.

La soda, che ricorre sia nel tuo nome sia nelle tue barre, è un ammiccamento alla scena trap o va interpretato in chiave ironica?

La Soda è il nostro ingrediente segreto, ci rende freschissimi senza un motivo ben preciso ed è un po’ tipo il Latte+ dei drughi o gli spinaci per Braccio di ferro.

Del tuo EP Problemi Grindalf ha prodotto quattro tracce su sei, la quinta è una collaborazione di Grindalf e Nemo e l’ultima del solo Nemo. Come hai conosciuto i tuoi beatmaker, in che rapporti sei con loro?

Ho avuto la fortuna di conoscere Nemo, Grindalf, Moebius Ohba e Drax tramite amicizie in comune e con loro l’affinità umana e lavorativa è stata massima da subito: insieme spingiamo il Soda Golf Club.

Di recente il ruolo del beatmaker ha assunto — negli Stati Uniti, ma ancora più marcatamente in Italia — un ruolo di grande rilievo rispetto a un passato in cui era una figura più di secondo piano. A cosa pensi sia dovuto questo cambiamento?

Mi sembra solo giusto ed era anche ora che in Italia si riconoscesse il lavoro dei produttori e l’enorme apporto che danno ai progetti. Credo che la precedente mancanza di esposizione fosse dovuta al fatto che in Italia, purtroppo, l’arte è tutt’ora poco incentivata e non viene pensata come un lavoro. Ora finalmente con la produzione costante di hit dal settore rap del mercato musicale italiano è innegabile agli occhi di tutti l’importanza della cura del suono, dell’arrangiamento o dell’uso di un sound piuttosto che un altro.

Hai delle sonorità molto inusuali per la scena rap italiana. Genius le definisce trip hop venate da grime. Tu come le definiresti? Quali sono le tue influenze?

Cercando di essere originale, il lavoro fatto con Grindalf e Nemo è stato di creare delle sonorità che potessero raggiungere più gente possibile. Ci garba in generale tutta la wave italiana, dai musicisti ai cantautori. La storia musicale che abbiamo nel nostro paese è davvero invidiabile dopotutto.

Un tema ricorrente sia nelle tue rime sia nel tuo immaginario in senso lato è la cedrata Tassoni. Negli ultimi anni, nell’internet italiano, attorno alla Tassoni si è sviluppato uno strano culto vaporwave e quest’estetica ricorre molto anche nelle copertine dei tuoi singoli e nei tuoi video. C’è un’associazione?

La Tassoni e Sergio Tacchini perché amo l’Italia e sono freschi, la freschezza prima di tutto!

Italia esportatrice netta di freschezza

Pensi che nella scena rap italiana ci sia la possibilità di un percorso alternativo — come rime, come immaginario, come sonorità — rispetto  a quelli che,al momento, sembrano i due inevitabili destini “rap semi-cantautorale” oppure “trap”?

Assolutamente, non penso di essere l’unico in Italia che cerca di distinguersi in ciò che fa. Credo che l’importante sia coltivare un buon rapporto con chi ti segue grazie ai concerti, che sono la vera essenza del mestiere che stiamo facendo.

Nel 2016 hai cantato al MiAmi, nella stessa edizione a cui hanno partecipato anche Tedua e Rkomi. Li hai conosciuti? Cosa pensi del loro percorso in questi anni?

In realtà non ho avuto modo di conoscerli di persona. Credo però che nonostante il genere diverso se ci si beccasse a fumarne un paio e a giocà a Fifa ci si piglierebbe bene come tutti. Quello che più mi piace della nuova wave trap è la loro amicizia reciproca, credo mancasse questo spirito di squadra nel rap-game italiano.

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L’età media degli ascoltatori del rap si è abbassata, quale fascia d’età conti di intercettare con il tuo EP? Come vivresti ad avere dei fan estremamente giovani?

Guarda, l’età di chi mi ascolta mi importa relativamente. Per dire, mia nonna è sotto con Gelaty. Oppure scrivo le canzoni quando siamo in giro coi ragazzi, che quindi sono i primi ad ascoltarle, e quella è un’età diversa. Nella provincia ci sono tanti bimbi, se mi ascoltano è solo presa bene, no? Insomma, sono convinto che la buona musica si possa apprezzare a qualsiasi età, indipendentemente dell’età.

Come sporca usi molto il toscanissimo “dé”; cosa pensi di questa peculiarità del rap italiano di comprendere nel suo canone anche parlate e dialetti? In qualche misura è una compensazione alla mancanza di un vero e proprio slang in Italia?

Visti anche i recenti apprezzamenti alla scena italiana da parte della Francia e dell’America credo che ora come ora il nostro linguaggio sia un punto di forza e il dé toscano è una sporca che mi è naturale, fa parte del mio parlato.

In Problemi canti “quanti problemi in piazza / non è la razza / se passi ti rimpiazza / ti scorda se lasci casa/”. Che rapporto hai con il tuo paese d’origine? Ora dove vivi?

Di recente viaggio spesso tra Roma e Bologna per lavorare ai nuovi progetti, spingo sempre il fatto di essere di provincia perché mi identifico in quella mentalità che ritrovo in ogni luogo in cui vado con ogni gruppo con cui lego e quindi diventa metafora del mio ambiente. Io, però, pur essendo nato a Firenze, ho sempre vissuto in provincia di Livorno, amo Soda City.


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