All’inizio di marzo, a La Fortuna, un piccolo villaggio vicino a Barrancabermeja (Colombia), si è verificato un grosso sversamento di petrolio nell’area di estrazione controllata dalla Ecopetrol.
Un volume di oltre 23.000 barili – pensate ad una piscina olimpionica riempita di crude oil anziché di acqua – è fuoriuscito da una falla nel pozzo “Lizama 158” e si è riversato nel territorio circostante fino a confluire nel fiume Magdalena, contaminandolo per una lunghezza di circa 20 chilometri.
Il dipartimento di Santander ha dichiarato il disastro ambientale e ordinato l’evacuazione di almeno 48 famiglie, mentre la vegetazione lussureggiante e migliaia di animali sono stati travolti e uccisi dall’onda nera.
La moria del pescato e l’avvelenamento del bestiame rappresentano un danno economico devastante per la popolazione locale, costituita quasi interamente da pastori, pescatori e agricoltori poverissimi — si parla di circa 2000 famiglie che avrebbero perso tutto.
#Vídeo Desde el aire se evidencia la magnitud de la tragedia ambiental por la mancha de crudo que ya supera los 25 kilómetros en el sector de la Lizama de Barrancabermeja. Cerca de dos mil hectáreas de ecosistema han resultado afectados. #MañanasBLU pic.twitter.com/H6EBGF6dxt
— Blu Santanderes (@BLUSantanderes) March 23, 2018
La contaminazione delle falde acquifere inoltre mette a dura prova la resilienza di una comunità che già soffre di grossi problemi di approvvigionamento idrico, cui ora si aggiungono anche le malattie causate dallo spargimento degli idrocarburi nel suolo e nell’aria.
Per queste persone – che vivono a stretto contatto con la natura, lontano dalle grandi città – non si tratta solo di una terribile perdita di risorse, ma anche di un grosso trauma: “è come se fosse morta nostra madre,” dice un abitante del luogo intervistato dal quotidiano El Spectador.
q tristeza el derrame de petroleo … @ECOPETROL_SA debe pagar y resarcir el daño ambiental YA! @MinAmbienteCo donde estan las acciones de reparo de reacción inmediata? pic.twitter.com/c9TqfxS2Zw
— Carlos Díaz (@PochoDiaz) March 24, 2018
Mentre a venti giorni dal disastro la Ecopetrol ha fatto sapere di aver disposto varie barriere idrauliche e pozzi di monitoraggio per arginare la dispersione dell’inquinante, lo scorso sabato l’ente di protezione ambientale colombiano (ANLA) ha chiesto l’apertura di un’indagine preliminare sul colosso petrolifero per catastrofe ambientale.
Infatti, un report di 300 pagine stilato nel 2016 dall’agenzia nazionale idrocarburi colombiano (ANH) evidenziava guasti meccanici e anomalie nel rivestimento di sicurezza proprio sul pozzo incriminato, anzi, l’agenzia stampa Caracol Noticias avrebbe scovato anche delle conversazioni Whatsapp avvenute tra i tecnici della Ecopetrol che proverebbero la malagestione del Lizama 158.
Qualche giorno fa la società petrolifera ha respinto le accuse e ha negato la possibilità – tutta da verificare – che l’incidente possa essere stato causato dalla tecnica del fracking, che viene attualmente utilizzata nei campi di estrazione situati ad una trentina di chilometri da La Fortuna.
Pequeño apunte geográfico: del pozo Lisama 158 (derrame de crudo) al APE Guane-A (prueba "piloto" de fracking?, ver EIA) solo hay 29 km@CarlosSantiagoL @tatianaroaavend @pluralcolombia @Cloquis pic.twitter.com/mx81GyHxaW
— Geoactivismo (@geoactivismo) March 24, 2018
Tuttavia, a quasi un mese dal disastro, i tecnici della Ecopetrol non sarebbero ancora riusciti a bloccare la perdita del Lizama 158 dove, anzi, si è aperta una nuova falla che non lascia presagire nulla di buono.
Nel frattempo l’onda nera ha raggiunto la zona di riserva contadina Cantagallo sur de Bolívar, danneggiando ulteriormente l’ecosistema e l’economia del paese, mentre a Bogotà centinaia di Colombiani sono scesi in piazza per chiedere al Ministero dell’ambiente di bandire il fracking e di monitorare più attivamente sui giganti del petrolio.
Segui Tommaso su Twitter.
Per ricevere tutte le notizie da The Submarine, metti Mi piace su Facebook, e iscriviti al nostro gruppo.