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Quaderni aperti ha raccolto centinaia di quaderni scolastici italiani. Adesso vuole raccogliere quelli di tutto il mondo.

I quaderni di scuola, oltre ad essere un caro ricordo, sono anche una preziosa fonte storica, qualcosa che uno storico di un lontano futuro pagherà oro per sbirciare. L’associazione

Quaderni aperti, nel corso degli ultimi quindici anni, ha raccolto centinaia di quaderni italiani risalenti a tutta l’Italia postunitaria, realizzando progetti come Quadernini. Il 15 marzo l’associazione ha aperto una campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso per finanziare un progetto più allargato, per tentare di raccogliere, catalogare e pubblicare quaderni di scuola di tutto il mondo.

Abbiamo fatto due chiacchiere con Thomas Pololi, membro dell’associazione.

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Ciao Thomas. Chi siete, e cosa avete fatto prima di arrivare a lanciare un crowdfunding su PDB?

Siamo una piccola associazione culturale nata nel 2014, figlia di un progetto iniziato ormai quasi 15 anni fa. Lo scopo del progetto era ed è raccogliere quaderni di scuola italiani per conservarli, digitalizzarli e valorizzarli come strumenti di divulgazione storica educativa. Abbiamo utilizzato i contenuti dei quaderni per una serie di progetti, da una mostra che abbiamo realizzato nel 2015 a Milano che percorreva la storia del ‘900 partendo dai testi dei quaderni a reatino di temi scolastici che facciamo dal 2011 a laboratori con i bambini. Ormai abbiamo raccolto più di mille quaderni italiani nel corso degli anni, tutti prezzati o donati da persone che ci contattano spesso dopo aver visto qualche contenuto che pubblichiamo in rete.

Da ormai diversi anni abbiamo in mente questa cosa di fare un salto verso l’estero. All’inizio l’idea era di avviare progetti simili a quello italiano in altri paesi, ma dopo una serie di contatti abbiamo capito che era molto complicato. Quindi abbiamo pensato di partire appunto collezionando quaderni e poi lavorare su quelli diffondendoli in rete, avviando lo stesso processo che anni fa abbiamo avviato qui in Italia ma su scala più ampia.

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Quindi non paesi specifici, ma una sorta di “resto del mondo.”

Negli ultimi anni abbiamo comprato da collezionisti quaderni da 27 paesi diversi.

Comprati? Esistono collezionisti di quaderni?

I collezionisti veri non li vendono! Scherzo, in realtà non esistono veri e propri collezionisti per questo genere di cose. Li abbiamo comprati sul corrispettivo internet del mercato delle pulci: in ogni paese ci sono siti su cui queste cose vendono vendute. Ci siamo fatti aiutare da persone di diversa nazionalità per riuscire a trovare materiale. A noi interessano soprattutto i contenuti dei quaderni.

La ricerca non è stata facilissima per alcuni paesi, come il Giappone — solamente capire come si chiamano i quaderni , non basta scrivere su google “quaderno di scuola” e cercare tra i risultati in Giapponese, li chiamano proprio in altri modi. Abbiamo racimolato questo fondo di quaderni che sono molto interessanti.

Quanti finora?

Più di quattrocento, ma continuiamo a prendere i più interessanti che troviamo in rete.

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Ma quali sono i più vecchi? Fino a che momento siete riusciti a risalire?

Sono datati intorno al 1870, alcuni sono francesi e altri americani. Non erano veri e propri quaderni, quanto delle specie di diari alti pochi centimetri che avevano la funzione del loro quaderno. Questi bambini che andavano a lavorare nei campi se li mettevano nelle tasche dei pantaloni. Il materiale è veramente tanto e interessante, quello che ci siamo riusciti a decifrare. Purtroppo non sappiamo, ad esempio, il russo o il giapponese, o anche il tedesco.

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Quindi servono collaboratori al progetto, se qualcuno vuole farsi avanti?

In questo momento l’idea è di lanciarlo e poi creare una rete di volontari, un po’ come Wikipedia, che si occupino di trascrivere il contenuto dei quaderni. Anche solo un tema. Il progetto si baserà su una forma di microvolontariato.

Ma se tutto è volontariato, i fondi raccolti col crowdfunding di preciso a cosa servono?

Serviranno a digitalizzare tutti i quaderni, a pagare il lavoro di digitalizzazione, che è sia fotografico che di scansione ad alta definizione. Noi lavoriamo già con l’idea che alcuni di questi quaderni quando si faranno delle mostre o attività di altro tipo li riprodurremo integralmente. Inoltre serviranno a pagare dei traduttori dalle varie lingue in cui sono scritti i quaderni. Chiaramente non si potranno usare gli originali quando faremo esposizioni, dunque ne stamperemo delle copie esatte. Non ci piace l’idea di mettere il quaderno dentro una teca, che non si può toccare. Riproducendoli le persone possono sfogliarli come se fossero degli originali.

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Non siete a scopo di lucro?

No siamo a scopo di spesa [ride]. Tutte le attività svolte finora sono state finanziate da noi. Il tempo dedicato al progetto è stato infinito e lo starà sempre, però non possiamo permetterci di pagare collaboratori in giro per il mondo o spedire le cose all’estero. Tutto questo lavoro è il cuore del costo di questo nuovo progetto — col materiale italiano non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo.

Ho visto che tra le vostre ricompense c’è un progetto realizzato con l’Università Cattolica.

È una lezione, che in realtà è un pdf, realizzata insieme al dipartimento di Scienze della formazione perché molte delle persone che ci seguono sono insegnanti. Abbiamo pensato di creare specificamente una ricompensa per loro. In passato abbiamo fatto dei lavori insieme alla Cattolica, ci hanno sempre supportato. Ci siamo rivolti a loro per la preparazione di una lezione perché noi siamo semplicemente degli appassionati, né storici né ricercatori.

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Se anche voi siete entusiasti all’idea di una monumentale raccolta di quaderni da tutti i posti e tutte le epoche potete sostenere Quaderni aperti su Produzioni dal basso.

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