In Death’s Dream Kingdom playlist

L’etichetta britannica ha chiesto a 25 artisti di comporre la loro musica a partire da The Hollow Men. Il risultato è uno dei progetti più originali degli ultimi anni.

Anno nuovo, musica nuova. Se poi a proporla è la Houndstooth, label legata al più noto club di Londra, il Fabric, meglio ancora.

Il titolo della playlist/compilation è In Death’s Dream Kingdom, un passo della poesia di Thomas Stearn Eliot che Rob Booth e Rob Butterwooth (a capo della label) hanno deciso di utilizzare come spunto per la composizione. Scritta nel 1925, The Hollow Men racconta, tra le altre cose, del vuoto lasciato dalle devastazioni della I Guerra Mondiale e dell’incapacità umana di superare quest’evento traumatico. Ed è proprio dall’atmosfera desolata e surreale di questi versi che i 25 artisti scelti per questo progetto sono dovuti partire. Tra di essi figurano Pan Daijing (che sarà a Milano a febbraio), Roly Porter, Lanark Artefax (a Milano lo scorso ottobre per Club to Club), Batu e il palermitano Shapednoise.

Il risultato è un’elettronica sperimentale, oscura e claustrofobica, in linea con l’alienazione che pervade la poesia. Come riportato nell’introduzione al disco: “dark music for dark times.”

L’inerenza al testo diventa a tratti letterale come nel brano “The Dream Ends” di Gazelle Twin, che ripete all’ossessione, con una semi-citazione, i versetti finali del componimento (“This is the way the world ends”).

L’artwork, che segue il medesimo tema, è stato realizzato dall’artista taiwanese Jazz Szu-Ying Chen e sarà disponibile in versione fisica, a differenza delle tracce, esclusivamente in formato digitale.

Per tutti questi motivi – oltre che per la graduale release dei brani che termina oggi dopo due settimane – In Death’s Dream Kingdom si configura come un’opera ambiziosa, che sperimenta nuove modalità di fruizione e composizione musicale. La stessa label ha proposto la definizione di post-album ed è forse quella che meglio rende conto di tutte queste considerazioni. Ma poco importano le definizioni di genere (ambient, techno, noise, avantgarde) e di formato che, anche in questo caso, come spesso accade di fronte ad opere innovative e sapientemente costruite, sfuggono.


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