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La Val di Susa è in questo momento divorata dalle fiamme che a partire da domenica 22 ottobre hanno consumato ormai oltre un migliaio di ettari di bosco alpino e parco nazionale.

A tracciare la situazione drammatica del Piemonte in queste ore è un post pubblicato ieri mattina dalla pagina Facebook Chi ha paura del buio, che ha lanciato un crowdsourcing ai propri follower nella speranza di ottenere notizie più dettagliate sull’evoluzione dei roghi.

Basandoci sulle segnalazioni degli utenti abbiamo costruito una mappa approssimativa su cui abbiamo localizzato indistintamente incendi e avvistamenti di fumo, oltre alle condizioni di siccità locali.

Ieri le fiamme abbondavano soprattutto a ovest e a nord di Torino, nella Val di Susa e tra Pinerolo e Orbassano, ma focolai sparsi sono scoppiati anche a nord, nella valle dell’Orco, nella Valchiusella.

“Non ci sono ancora stime precise sull’estensione del danno, ma le cifre sono ormai superiori al migliaio di ettari di bosco alpino (e parco nazionale) andati in fumo” – scrivono gli amministratori della pagina, che su Facebook si occupano di divulgazione scientifica – “Fumo che, a causa dell’inversione termica, non può dissiparsi verticalmente, e quindi striscia sulla pianura, insinuandosi nelle valli alpine”.

L’aria calda dunque, rimasta intrappolata tra la superficie terrestre e lo strato di inversione, si sarebbe accumulata fino ad espandersi lateralmente, raggiungendo il Canavese e il Biellese, dove avrebbe innescato nuovi focolai.

“Chi è del nord capirà la sensazione” scrive un utente che vive in una delle zone colpite, “è come quando c’è una fitta nebbia e ti senti soffocare. È peggio, bruciano gli occhi, brucia la gola, si fa fatica a respirare anche dentro le abitazioni. A tutto questo c’è da aggiungere la paura, paura del fuoco che sta letteralmente devastando le nostre amate montagne lasciandosi dietro solo cenere. La felicità nel sentire un Canadair sorvolare le nostre case e la delusione quando capisci che non riescono ad avvicinarsi alle montagne per il troppo fumo.”

Il fumo degli incendi infatti, attivi ormai da quattro giorni, avrebbe raggiunto non soltanto Torino – dove i valori del particolato sono saliti vertiginosamente – ma addirittura anche Vercelli e il Monferrato, fino ad arrivare ad Alessandria.

A peggiorare la situazione c’è il fatto che diversi paesi del Piemonte quest’anno sono afflitti da una tremenda siccità che ha prosciugato i fiumi, tanto che la risorsa idrica viene portata agli acquedotti tramite autobotte; anche per questo il presidente della regione Sergio Chiamparino sta valutando se chiedere lo stato d’emergenza.

“Nel suolo non c’è virtualmente umidità residua, e la tremenda siccità in corso con la complicità del fitto tappeto di foglie secche formatosi per via dell’incipiente stagione autunnale, è una manna per il fuoco. Fuoco che, ribadiamo, è DOLOSO”, puntualizza la pagina Facebook.

Difatti alcuni utenti suffragano l’affermazione riferendo di agricoltori e altri individui che avrebbero appiccato le fiamme a sterpaglie e, ancora peggio, rifiuti.

Ma non è soltanto la scelleratezza dell’uomo ad aver causato questo disastro.

Le siccità, le anomalie di temperatura, le decine di comuni di montagna in emergenza idrica e i ghiacciai ai minimi storici citati da “Chi ha paura del buio” sono fattori che testimoniano il drammatico impatto del cambiamento climatico sull’ecosistema mediterraneo, e se non si agisce a livello politico per ridurre le emissioni di gas climalteranti in atmosfera sarà sempre peggio:

Mappa Open Street Map a cura di gbvitrano


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