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DIAFRAMMA || Questo mese, un’edizione speciale: tutti i giorni un progetto tratto dal corso di Fotografia per l’Architettura presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano.

a cura di Nicolò Piuzzi

“Tra le quinte” è un progetto di Costanza Galli

Le metropoli sono i veri palcoscenici di cultura che eccede.

Qui, nelle costruzioni e nei luoghi di intrattenimento, nei miracoli e nel comfort di una tecnica che annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e nelle istituzioni visibili dello Stato, si manifesta una pienezza dello spirito cristallizzato e fattosi impersonale così soverchiante che per così dire la personalità non può reggere il confronto.
—La metropoli e la vita dello spirito, Georg Simmel

Milano: città metropolitana dove il cemento strangola il sole. La città dell’efficienza, della frenesia, delle folle, dei lavoratori che stanchi cercano ristoro, cercano un posto dove i pensieri vengano lasciati fuori, che restino alle fabbriche, alle aziende, agli uffici.

Tra i grattacieli alti che tendono al cielo sono difficili da scovare questi rifugi per il dopo lavoro, queste bolle di spensieratezza. Sono spazi interstiziali, dove le persone si trovano, si ritrovano e trovano pace, dove i lavoratori possono essere persone.

La Balera dell’Ortica è una di queste piccole oasi, situata nel quartiere dell’Ortica, da cui prende il nome, si trova ai piedi del cavalcavia Buccari nei pressi della ferrovia, è una bolla dove il suono della città arriva attutito da un bicchiere di vino.

Rappresenta un locale storico per la città di Milano, inaugurata nel 1896 come circolo per il Dopolavoro Ferroviario, poi rimasta chiusa per anni, ha riaperto nel 2012.

La Balera ha fermato il tempo, congelandolo in quell’atmosfera vintage, un po’ casereccia dove il tempo è dettato dai piedi che si muovono al ritmo di Boogie, dagli anziani che giocano a bocce e scrutano da sopra gli occhiali i bambini che corrono in mezzo ai tavoli.

La Balera non è un luogo, è molti luoghi differenti delimitati dallo stesso perimetro, uno spazio polifunzionale capace di raccogliere e coinvolgere con le sue attività soggetti di ogni età senza distinzione; ognuno ha la possibilità di vivere questo spazio a suo modo, trovandovi dalla cena al corso di ballo, a una semplice chiacchierata.

Un luogo di intrattenimento, come un teatro, un teatro quotidiano, dove quinte improvvisate separano gli spazi e lasciano le persone libere di muoversi sulla scena. Propongo la mia personale rappresentazione di questo spazio come un confronto parallelo con lo spazio scenico teatrale nel quale le quinte fanno da sfondo e permettono di avere percezioni diverse a seconda del punto di vista. II mio obbiettivo è, quindi, come l’occhio dell’attore che, prima di entrare in scena, nascosto dalle quinte, spia il pubblico e osserva gli spettatori, senza riuscire a distinguere i loro visi uno per uno, si accontenta di cogliere l’atmosfera.

Tutto il mondo è un Teatro e tutti gli uomini e le donne non sono altro che attori. Essi hanno le loro uscite e le loro entrate. Una stessa persona, nella sua vita, rappresenta parecchie parti, poiché sette età costituiscono gli atti.
—Come vi piace, William Shakespeare

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