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Il giorno dopo l’attentato terroristico di matrice nazista a Charlottesville, in Virginia, la Casa bianca è estremamente silenziosa. Malgrado i ripetuti tentativi di giornalisti, politici di entrambi i lati della Camera, istituzioni, di strappare un commento che condannasse esplicitamente la violenza e la follia ideologica dei suprematisti bianchi, la Casa bianca è estremamente silenziosa.

Chiunque sia sorpreso, purtroppo, non ha seguito quanto abbiamo visto accadere negli Stati Uniti negli ultimi tre anni.

Si parla, ormai da piú di un decennio, dell’avanzare dell’estrema destra in tutto il continente europeo. Sebbene la memoria storica e i piú avanzati modelli parlamentari europei siano riusciti ad attutire questa inesorabile marcia, fuori dai governi questa avanzata, questa marcia appare quasi inarrestabile e ogni anno piú virulenta. Per questo dall’Italia e dall’Europa bisogna osservare con attenzione costante ogni minuzia del disastro politico che si sta consumando dall’altra parte dell’Oceano.

Gli Stati Uniti di oggi sono quelli in cui l’estrema destra ha vinto: controlla la Casa bianca, è profondamente infiltrata nelle forze dell’ordine di un intero continente, e la propria ideologia ha visto negli ultimi mesi in particolare una promozione a tutti gli effetti fuori dalla controcultura — potremmo chiamarla anti–cultura — e nella cultura “mainstream.”

Com’è il governo di un paese governato dalla estrema destra odierna? Guardiamo all’ultima settimana:

OK.

Questi mesi negli Stati Uniti sono un monito per cosa dobbiamo fermare, evitare ad ogni costo, nel nostro continente.

Per riuscirci, bisogna capire cos’è successo.

Lo scorso anno abbiamo ampiamente affrontato il problema della fusione tra troll culture ed estrema destra. È una storia in realtà piú vecchia delle elezioni presidenziali statunitensi, e che interessa il forum del sito 4chan da anni, ma che vede il proprio ground zero nella massificazione del problema della “sostituzione” dei valori dei giovani maschi bianchi statunitensi, a favore di un piú sano e piú bello multiculturalismo.

E questo è stato l’amo che ha cambiato tutto, e che, osservando da vicino i gruppi di destra su Facebook, si sta diffondendo anche in Italia. La sostituzione del linguaggio e delle istituzioni della vecchia estrema destra a favore di una nuova narrativa che vede i “bianchi” — o per la precisione, i giovani uomini bianchi, nerd, un po’ sfigati, che giocano ai videogiochi e guardano gli anime — come un ceto attivamente in pericolo di attacchi da parte di un conglomerato “social justice warrior.” Sotto attacco da chi osa pretendere che donne e uomini abbiano gli stessi diritti, sul lavoro quanto nel giocare ai videogiochi, sotto attacco da chi sostiene l’inesistenza della tanto paventata guerra di cultura: quella guerra di cultura che vorrebbe tutti i musulmani come agenti di un progetto di “sostituzione” dell’America bianca. (Se vi sembra lo stesso discorso che fa tutta la destra sulla crisi dei migranti è perché gli argomenti dei nazisti sono uguali in tutto il mondo.)

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Non appena superato questo “entry level,” però, non ci si faccia ingannare, gli argomenti sono gli stessi che il nazismo e l’estrema destra hanno sempre tenuto a cuore e sì, c’è anche la cospirazione degli ebrei che controllano le banche.

Quello che è successo negli Stati Uniti che per ora non abbiamo visto in Europa è come uno dei partiti “tradizionali,” sotto il controllo di uno dei piú facoltosi bancarottieri del paese, abbia deciso di abbracciare questa ribollente cultura.

Donald Trump non può disconoscere il suprematismo bianco, non può chiamare gli eventi di ieri terrorismo domestico, perché queste persone costituiscono a tutti gli effetti la sua base, i suoi piú affezionati elettori.

E questo apre uno scenario ancora piú pauroso: se gli eventi di ieri, non solo l’attacco su automobile, ma le violenze precedenti dell’altro ieri sono frutto della liberazione dell’ideologia nazifascista negli Stati Uniti, cosa potrà succedere domani, quando questi eventi andranno largamente impuniti?

Alla fine, come società — come parte progressista della società — dovremo fare i conti su come comportarci con queste persone che da  ignorabili suburbani si sono trasformati in zeloti. Li accettiamo come colleghi? Come datori di lavoro? Come clienti? Qual è la soluzione per vincere la radicalizzazione che non sia ulteriore polarizzazione?

Per anni, ormai, l’estrema destra ha contato sulla difesa francamente insensata della libertà di parola. È un dibattito assurdo, che in Europa è esploso dopo l’attacco al Charlie Hebdo ma che interessa da sempre questo argomento — particolarmente online, dove parlare è l’unica cosa che si può fare, per fortuna. Dobbiamo arrivare alla conclusione, oggi, dopo anni di dialogo, che si tratti di un difettivo sillogismo: perché ogni diritto è tale principalmente per tensione con quelli circostanti — il diritto all’immagine, alla privacy, alla sicurezza. Un’ideologia naturalmente liberticida non può avere spazio in questo contesto, nel contesto della società civile, perché attivamente in contrasto con tutti i valori che tengono insieme la nostra società contemporanea.

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Quello a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti è, a tutti gli effetti, la decostruzione della società occidentale del dopoguerra, che rimette in discussione baluardi ottenuti in decenni di lotte in nome di un nuovo razionalismo che non ha niente di razionale, frutto di una brutale monocultura. Ciononostante, è un’ideologia che si sta diffondendo, e gli anticorpi della società che abbiamo costruito non la stanno fermando.

Quello che succede negli Stati Uniti deciderà in larga parte come queste idee si diffonderanno nei prossimi mesi in Europa. Se gli americani lasceranno che questa deriva succeda, non c’è motivo per cui questi violenti non abusino del loro vantaggio strategico — loro non hanno decenza, il resto della società, sì — per far valere le proprie idee, e in definitiva, per far valere se stessi, con la forza.

Dopo un decennio di avvertimenti, l’avanzata dell’estrema destra è qui. Non è più solo un pericolo: l’estrema destra controlla la prima potenza del mondo, sia essa quella esplicitamente nazista di Gorka e Bannon o quella militare di Kelly e McMaster. Questo non è più un problema ideologico, da attivisti di sinistra, da dibattiti nei centri sociali — hot tip per chi ne ha sparlato per un decennio, avevano ragione! Ve lo avevamo detto — è un pericolo imminente per la nostra società.

Lanci come quello di oggi del Corriere, in Italia, dove non dovrebbe esserci nessun motivo per essere timidi, testimoniano quanto il timore di contrastare queste persone si stia diffondendo rapidamente anche qui — e la nostra stampa, particolarmente supina, non sarà in nessun modo in grado di combattere queste idee.

I gruppi di estrema destra sono responsabili, negli Stati Uniti, del 73% degli attacchi terroristici dopo l’undici settembre. Attraverso terrore, bullismo e vittimismo sfrontato si sono ricavati non solo un posto “legittimo” nel dibattito pubblico, ma un posto a fianco al presidente degli Stati Uniti.

Oggi, bisogna fare qualcosa per fermarli. In Italia, si deve cominciare negli uffici dei caporedattore dei grandi quotidiani, e nelle segreterie dei partiti che oggi festeggiano i morti in mare lasciati dal ritiro forzoso delle Ong dal Mediterraneo, ad ascoltare le voci delle tante realtà che per un decennio hanno avvisato che questo fenomeno era in corso, e sono state ignorate. Perché le decisioni prese oggi per soddisfare la pancia dei lettori, degli elettori, potrebbero avere durissime, quanto francamente prevedibilissime conseguenze molto presto: ad esempio, alle prossime elezioni, qui in Italia.


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