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In Sud Sudan 100 mila persone sono a imminente rischio di morte di fronte a una gravissima carestia.

È la prima volta, dalla crisi nel Corno d’Africa del 2011, che viene ufficialmente dichiarato lo stato di carestia, e le condizioni sono uniche: si tratta sostanzialmente di una carestia artificiale, causata dall’uomo.

Secondo standard internazionali, il 42 percento della popolazione in Sud Sudan è da considerare oggi come a rischio di carestia — entro metà 2017, durante la “stagione di magra,” si tratterà di 5 milioni e mezzo di persone.

Dopo la guerra civile del 2013, il Paese è andato in frantumi, frantumi troppo pericolosi perché aiuti umanitari riescano ad arrivare ai bisognosi.

“È inaccettabile che la comunità internazionale attenda il deteriorarsi di una crisi prima di mobilitare una risposta adeguata.”

Il leader dell’opposizione Riek Machar, che si era contrapposto al presidente Salva Kiir negli ultimi anni, ha abbandonato il Paese, ma le sue milizie sono rimaste a combattere.

Dall’altra parte, Kiir ha scatenato un attacco violentissimo contro la società civile, mettendo in allerta le Nazioni Unite.

La crisi di queste settimane è particolarmente preoccupante perché sembra stia colpendo anche le aree del Sud che una volta venivano considerate come “granaio” del paese.

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La guerra civile infatti “ha distrutto l’agricoltura. [I contadini] hanno perso i loro bestiame, molti perfino i loro strumenti agricoli. Da mesi ormai si fa affidamento soltanto sulle piante che possono essere trovate e sulla pesca,” ha detto Serge Tissot, rappresentante della FAO in Sud Sudan.

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È invece Joyce Luma del Programma alimentare mondiale a definire la carestia come artificiale: “WFP e tutta la comunità umanitaria hanno cercato di evitare questa catastrofe con tutte le nostre forze, su una scala che anche solo tre anni fa sarebbe sembrava, francamente, impossibile. Ma c’è un limite alle nostre risorse, in assenza di pace e sicurezza.”

Ma non si è fatto abbastanza: secondo Rebeckah Piotrowski di Azione contro la fame: “Abbiamo gli strumenti e i dati per anticipare e agire prima che sia troppo tardi. È inaccettabile che la comunità internazionale attenda il deteriorarsi di una crisi prima di mobilitare una risposta adeguata.”

La Commissione europea ha annunciato un pacchetto di emergenza di 82 milioni di euro, mentre Christos Stylanides, commissario Ue per l’assistenza umanitaria ha richiamato sia le forze governative che di opposizione perché, finalmente, permettano alle organizzazioni umanitarie di accedere le aree colpite più gravemente.

Secondo il report della FAO il progresso svolto negli ultimi 30 anni per combattere la fame del mondo non è stato sufficiente, e mantenere questo ritmo di assistenza internazionale non è sufficiente di fronte alla crescita di popolazione. Secondo il report l’8% della popolazione mondiale, ovvero più di 650 milioni di persone, saranno a rischio denutrizione entro il 2030.