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Oggi è la giornata mondiale per la rete più sicura.

Il Safer Internet Day 2017, organizzato da INSAFE e INHOPE con il supporto della Commissione Europea, si tiene in oltre 100 nazioni di tutto il mondo — in Italia, a Roma le principali iniziative presso gli spazi espositivi dell’ex Caserma Guido Reni.

Be the change: unite for a better internet

L’obiettivo è quello di promuovere un uso più sicuro delle nuove tecnologie soprattutto tra i più piccoli, gli insegnanti e i genitori.

Una novità interessante è data dall’insistenza sul ruolo fondamentale che possono avere i giovani nella costruzione del Safer Internet, a partire dalla costruzione di una consapevolezza della gravità dei propri atti sul web. 

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Da un recente studio dell’Università La Sapienza di Roma all’interno del progetto “Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro,” organizzato dal Moige (Movimento Italiano Genitori) e dalla Polizia di Stato, è stato preso in analisi un campione di 1500 giovani delle scuole secondarie di primo e secondo grado. È emerso che 8 ragazzi su 10 non considerano grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social ai loro coetanei.

I più giovani non sanno riconoscere pienamente le conseguenze di un attacco psicologico, ma solo di una violenza fisica. Infatti, 7 su 10 non giudicano grave pubblicare immagini non autorizzate che ritraggono la vittima.

A che punto è la legge contro il cyberbullismo

Il 31 gennaio scorso è stato approvato al Senato con 224 sì, un solo no e 6 astenuti il ddl che ha come obiettivo la lotta al fenomeno del cyberbullismo — ora passato alla Camera dei Deputati. Promotrice e prima firmataria del disegno di legge è Elena Ferrara che ha dichiarato: “Rispondiamo a una richiesta di aiuto che viene dai ragazzi, dalle famiglie, dagli insegnanti per la tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto al cyberbullismo.”

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Ferrara era inizialmente rimasta delusa dall’iter legislativo del ddl perché, dopo numerosi emendamenti, il testo era arrivato completamente stravolto alla Camera a settembre 2016. Non si trattava più di un provvedimento a favore della sensibilizzazione e dell’istruzione di minorenni e insegnanti, ma l’applicazione della norma si estendeva ai maggiorenni e introduceva il reato penale, fino a sei anni di reclusione. Le critiche sollevate riguardavano soprattutto il rischio di approvare una legge censoria che avrebbe ucciso la libera espressione sul web per quanto si legge nell’articolo 2, il più discusso. “Chiunque[…] può inoltrare al gestore del sito internet del social media del servizio di messaggistica istantanea o di qualsiasi rete di comunicazione e trasmissione elettronica  nonché al Garante per la protezione dei dati personali, un’istanza per l’oscuramento, la rimozione, il blocco delle comunicazione che lo riguardano nonché dei contenuti specifici rientranti delle condotte di cyberbullismo […]”

Le suddette condotte di cyberbullismo non hanno una definizione precisa e questo avrebbe provocato danni alla libertà di espressione.

La legge è ora tornata al testo originario e si limita a intervenire per l’educazione e la prevenzione verso i minori, sono stati eliminati i riferimenti generici dell’articolo 2 e non prevede più conseguenze penali. Elena Ferrara si dice oggi soddisfatta del ritorno al testo originario, sostenuta anche da Paolo Picchio, padre di Carolina Picchio, suicida nel gennaio 2013 dopo un episodio di cyberbullismo. “La legge votata alla Camera era senza senso. Bisogna concentrarsi sui minori perché sono indifesi” ha dichiarato Picchio.

Il fenomeno del cyberbullismo è va compreso in un contesto in cui gran parte degli adolescenti trascorre connessa più della metà della propria giornata. Il 40% di chi ha tra i 14 e i 18 anni trascorre infatti più di cinque ore al giorno online.

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In queste ore i ragazzi possono essere vittime di cyberbullismo, possono ricevere richieste sessuali da pedofili, o possono attaccare altri coetanei. Il problema più sottovalutato è che oggi per quel 40% di giovani online si realizza l’unica relazione possibile: l’interazione tra gli adolescenti è quasi annullata, sostituita da un mondo infinito e fantastico che possono essere videogame o i social network, che mettono in scena ogni giorno a comando lo spettacolo più bello, ovvero la vita degli altri.

Ma l’annullamento personale che vivono ogni giorno i più piccoli porta danni irreparabili alla crescita. Come ha affermato lo psichiatra Federico Tonioni a capo dell’unico centro pediatrico per le psicopatoligie da web in Italia ai microfoni di Presa Diretta ieri su Rai3:

“I bambini vengono trattenuti di più da uno schermo interattivo e si perdono due cose: il rispecchiamento emotivo, ovvero guardarsi negli occhi e pensare la stessa cosa che serve per crescere e una presenza fisica.”

Al Gemelli di Roma — continua Tonioni — hanno scoperto che due bambini che dialogano attraverso una webcam pur parlando di argomenti sensibili non arrossiscono, mentre i primi a non capire i cambiamenti in atto nel processo di crescita dei più piccoli sono i genitori, disarmati davanti alle tecnologie e alle interazioni virtuali dei figli.