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Exarchia è un quartiere di Atene considerato zona franca per i centri sociali: “La polizia non entra ad Exarchia,” ci ha detto un ragazzo che vive nella zona.

È uno dei quartieri anarchici più longevi d’Europa: nasce negli anni Settanta con l’inaugurazione del Politecnico e la grande affluenza di giovani.

È il fulcro delle manifestazioni che hanno agitato la città dall’inizio della crisi ad oggi.

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Dopo l’assassinio di Alexis Grigoropoulos, un ragazzo di 15 anni ucciso ad Exarchia dalle forze dell’ordine il 6 dicembre 2008, in tutta la Grecia sono esplose violente proteste.

Con la crisi il quartiere è diventato il fulcro dei disordini, come quello scoppiato a maggio 2010.

Le lunghe lotte hanno segnato e plasmato le sue vie, i suoi graffiti.

La crisi migratoria ha invaso anche Exarchia: davanti alla gestione del governo i gruppi anarchici, gli studenti e i cittadini di Atene hanno reagito ospitando negli squat, nelle case occupate e nei centri sociali più famiglie possibile. Liberi da gabbie burocratiche, gerarchie e, in generale, leggi, numerosi ragazzi stanno assistendo chi bussa alla porta dei centri sociali.

Alcuni squat si sono trasformati in vere e proprie case di accoglienza. Ci siamo recati in uno di essi (per motivi di sicurezza non ci è consentito dichiarare quale ndr). È una ex scuola con un campo da basket davanti pieno di bambini che giocano, in fondo al campo invece altri sono in fila per la distribuzione del cibo.

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Incontriamo dei volontari ma ci dicono che dobbiamo andarcene: ci sono stati degli sgomberi in estate dopo che alcuni giornalisti erano riusciti ad entrare negli squat della zona.

Ci dicono che ci sono 350 persone di cui 140 bambini.

“Naturalmente, tutte le spese sono a nostro carico. Non siamo una ONG, né una organizzazione no profit. Noi non veniamo da un partito politico, nonostante la nostra azione sia profondamente politica. Noi agiamo come cittadini consapevoli dei nostri valori. […] Siamo un gruppo di solidarietà di gente comune desiderosa di offrire con le nostre mani aperte a persone che sono sopravvissute a grandi disastri. Mano Aperta. Questo è il nostro nome. […]. Una mano che è sempre aperta per offrire, senza nulla chiedere in cambio, una mano che rimane costante offerta. Mano Aperta, una bella storia di persone provenienti da diversi percorsi di vita che si riuniscono per creare qualcosa assieme” — come ci spiega un ragazzo di Mano Aperta.

Un altro progetto che è nato nel quartiere è il famoso Hotel City Plaza, un ex albergo a tre stelle. Dopo più di sei anni di abbandono è stato occupato ad aprile di quest’anno da attivisti di Exarchia e dagli stessi profughi in cerca di un tetto. La realtà che ospita è molto varia: ci vivono famiglie che vengono dalla Siria e dall’Afghanistan,  alcuni palestinesi, iraniani e iracheni.

Per aiutare il progetto esiste un sito chiamato The best hotel in Europe dove è possibile pagare una stanza alle famiglie ospiti del Hotel City Plaza.

“Il City Plaza Hotel è un posto di uguaglianza e solidarietà, l’antitesi vivente della Fortezza Europa e dei suoi confini comi di vergogna. È un simbolo di speranza, o più semplicemente: il miglior hotel d’Europa” — si legge sul sito.

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I volontari provenienti da tutto il mondo forniscono i pasti regolari ai 500 ospiti dell’hotel, attività ai bambini e un programma di reinserimento sociale ai genitori.

Il Plaza supera qualunque tipo di modello utilizzato finora per una nuova pratica di vita comune e partecipativa.

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L’assistenza che offrono gli squat ha l’eterno problema di essere illegale. Finché verrà tollerato, queste realtà potranno continuare a funzionare, e ad oggi sono tollerate perché il governo greco sta ancora brancolando nel buio.