In un nuovo report di ottobre della World Bank per il Medio Oriente e la regione Africana emerge un profilo ancora inedito del prototipo di giovane radicalizzato legato allo Stato Islamico.

I ricercatori di World Bank hanno analizzato i questionari di reclutamento raccolti dallo spionaggio tedesco e poi pubblicati per la prima volta da Sky News — 22mila, quindi dall’importante valore statistico — e hanno rilevato come il 69% abbia almeno terminato le scuole superiori, e solo il 2% sia analfabeta. Una “parte importante” ha almeno iniziato gli studi universitari: il 25,4 percento.

Durante i loro colloqui — roba che nemmeno a The Apprentice, con Donald Trump — il 2 percento nemmeno è interessato a fare il kamikaze: vuole invece diventare manager del terrorismo per il cosiddetto Stato Islamico. (Il 17% vuole diventare “solo terrorista,” l’11.7% è disposto a suicidarsi per la causa.) (Chissà che master chiedono.)

 

Il terrorismo dell’ISIS non è naturalmente nichilista: qualcun altro ha portato via il futuro dei giovani terroristi — in tutti i casi campione, con l’eccezione dei foreign fighters di provenienza europea, dove la media di istruzione è naturalmente molto più alta, i giovani che entrano nello Stato Islamico sono più colti della media.

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Questo nuovo profilo rompe radicalmente l’immaginario da invasioni barbariche che i media occidentali così volentieri dipingono — non si tratta quindi di un’ondata di ottusi manigoldi, e nemmeno di un takeover renziano di Rai3 — dello Stato Islamico.

È in fondo assolutamente comprensibile: arrivare alla disperazione necessaria per decidere di sacrificare la propria vita non può essere un percorso di solo, irrazionale, indottrinamento. Questa disperazione da qualche parte deve arrivare. È la realtà di fronte a cui ci mettono i numeri raccolti dalla nostra stessa intelligence: l’odio verso l’Occidente non si accende con video in 3D della Torre Eiffel che crolla, ma con la lenta realizzazione di essere privi di speranze, in Paesi dove non c’è nessuno sbocco, nessuna strada verso una vita normale, serena — e allora l’unica alternativa: negare il modello Occidentale che con tanta violenza, sia dinamitarda che mediatica, viene imposto verso questi Paesi.

La causa del terrorismo, conclude World Bank, non è l’ignoranza: è la disoccupazione.

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