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Uno dei punti piú infiammati del programma elettorale – se così si può chiamare – di Donald Trump è la costruzione “del muro” sul confine statunitense con il Messico. La proposta, sostanzialmente, si riduce nel costringere il Messico a pagare per un titanico confine fortificato che impedisca l’immigrazione non-controllata verso gli Stati Uniti.

Sul proprio sito internet, Trump descrive come costringerebbe il Governo messicano a pagare per la costruzione, per 5–10 miliardi di dollari (5–10, citiamo testualmente) — sostanzialmente facendo pressioni ricattatorie nei confronti dello status dei tanti immigrati, regolari e meno, che vivono, lavorano, e soprattutto – nel contesto di questa teoria – rimandano soldi in patria.

Le proposte di Trump sono vettori d’odio così immediati che anche un bambino di sei anni è in grado di capirlo. Contro l’uragano Trump sembrano non funzionare fatti, scandali, campagne di informazione — e forse l’unico avversario capace di fermarlo sarà lui stesso.

È così che David Haggery, James Cazzoli, Mara Gonzales e Luke Bateman hanno deciso che per scuotere l’opinione di tanti affascinati dalle idee del bancarottiere servisse qualcosa di piú immediato — shockante quanto i suoi discorsi.

Haggery, Cazzoli, Gonzales e Bateman vogliono costruire un muro lungo 61 metri (200 piedi) con sacchi di sabbia, di fronte alla Trump Tower, nel bel mezzo di Manhattan.

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Il gruppo, riunito sotto l’insegna Wall in Trump, sta raccogliendo fondi per coprire la costruzione del progetto con Indiegogo.

The Submarine ha parlato con Luke Bateman per farsi raccontare come si convince il dipartimento di Parks & Recreation di New York che costruire un muro sia libertà d’espressione.

“Non è stato facile,” racconta Bateman “ci sono voluti due mesi di continua lotta con la burocrazia: abbiamo dovuto spiegare per filo e per segno cosa volevamo fare, e abbiamo dovuto cercare le autorità giuste con cui parlare.”

È stata una trafila infinita. “Ogni giorno sembrava che cambiasse qualcosa, come con uno schiocco di dita. E ad ogni cambiamento dovevamo riorganizzare tutto.”

Organizzare un evento del genere, di fronte a Central Park, con lavoratori che dovranno costruire e poi abbattere il muro di sacchi — che resterà in loco per una giornata e basta — è un’impresa improba.

“È stata una follia: questo progetto è partito quasi per gioco dopo una cena lo scorso Maggio. Abbiamo corso a perdifiato mentre vedevamo i toni della campagna accendersi sempre di piú. Con l’ombra delle elezioni di novembre che ci inseguiva, abbiamo tirato per fissare la data al piú presto.”

Il muro verrà innalzato ai margini di Central Park, di fronte a Trump Tower, il 30 Agosto.

Durante la RNC – la convention repubblicana – tenutasi poche settimane fa a Cleaveland, alcuni manifestanti avevano formato un “muro umano” per contestare l’incoronazione di Trump a candidato conservatore.

Nel contesto della campagna elettorale statunitense, che ha ulteriormente infiammato spaccature sociali pregresse, una manifestazione così vistosa e così complessa da mettere in atto è ambiziosa quanto buffa.

“Il nostro muro, per quanto microscopico rispetto a quello di confine che vorrebbe costruire Trump, creerà inevitabilmente qualche divisione — ma verrà smantellato il giorno stesso, a differenza di quello con il Messico. Se è vero che creerà divisione, sarà soprattutto un modo per riaprire il discorso riguardo al muro sul confine e mostrare quali sono i risultati delle decisioni prese scossi da paure miopi.”

Bateman immediatamente sottolinea come il progetto potrebbe creare divisioni ma è per ispirazione inclusivo: “Il nostro muro è costruito tramite la solidarietà del crowdfunding — e non mira ad isolare nessun gruppo: è contro una sola persona. Inoltre, tutti i fondi in eccesso che raccoglieremo saranno diretti verso la fondazione I Have a Dream.”

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Il timore di essere assaliti da disturbatori, ovviamente, c’è. “Qualsiasi malumore,” però, “sarà testamento dell’atmosfera che Trump sta creando, e continuerebbe a creare in America. Dovessimo un giorno davvero iniziare a costruire muri destinati solo a combattere persone, quello sarà il giorno in cui l’America avrà perso la via dei suoi valori fondanti.”

I quattro di Wall in Trump non supportano nessun altro candidato, ma credono operazioni come la loro siano fondamentali per punteggiare la tensione che Trump ha saputo scatenare.

“Questo è un muro costruito per supportare. Per supportare gli emarginati e i demonizzati, per dimostrare a chi è in America che ci sono persone in ogni angolo del pianeta pronte a resistere con loro contro l’ingiustizia.”


Un sacco di sabbia per il muro costa 10 dollari. Potete aggiungerne uno all’Indiegogo di Wall in Trump.

Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.