Negli ultimi trent’anni il campionato calcistico inglese è riuscito a diventare la vetrina internazionale di grandissimi campioni, come Cristiano Ronaldo, Luka Modric e Gareth Bale.

Dopo il referendum però le cose potrebbero non essere più così facili per quello che adesso è il campionato più bello del mondo. Già si fanno facili ironie sul fatto che le squadre d’Oltremanica debbano uscire anche dalla Champions League.

Cosa cambierà all’atto pratico?

Uno dei risvolti immediati riguarderà il mercato dei giovani calciatori. È ormai pratica assodata quella di rastrellare giovani talenti in giro per l’Europa quando hanno circa 16 anni – perché è l’età migliore in cui raggiungere il giusto rapporto qualità/prezzo: giovani in rampa di lancio con grandi potenzialità non ancora del tutto espresse, di solito appartenenti a formazioni minori, offrono la possibilità di fare grandi plusvalenze.

Dal momento che la Gran Bretagna uscirà dall’Ue, i giocatori al di sotto dei 18 anni non saranno eleggibili per un visto lavorativo e quindi sarà impossibile tesserarli nelle squadre giovanili dei grandi club inglesi.

E non è l’unico problema di “immigrazione” che si presenterà ai club inglesi. Come riporta Daniel Alfreds, avvocato della Couchmann LLP, uno dei più grandi studi che si occupano di contratti sportivi: “Ad oggi se un giocatore spagnolo o polacco viene acquistato il venerdì, il sabato può già giocare con la nuova maglia senza ritardi”. In una UK non nell’Ue ci potrebbero essere ritardi significativi “durante i quali un club non inglese potrebbe soffiare il giocatore.”

Inoltre, c’è un fenomeno socio-economico di grandi proporzioni che è stato affrontato solo marginalmente: è da tempo che le squadre di massima fascia fanno razzia di giovani talenti nelle formazioni minori, mentre le compensazioni economiche per la perdita di questi talenti stanno diventando sempre più basse.

Ci si avvierà quindi verso un depredamento ancora maggiore dei migliori giovani talenti, riducendo sempre di più il potenziale, tecnico ed economico, delle squadre delle serie minori.

Da un altro punto di vista, la Brexit potrebbe essere il punto di partenza per una riscossa dei giovani inglesi nel calcio, ormai quasi ai margini, visti anche i deludenti risultati dei Three Lions.  

La prospettiva di uno scontro aperto tra la Premier League e la FA (Football Association, ndr) è praticamente certa: la prima si dice già intenzionata a chiedere al governo delle eccezioni particolari, mentre la seconda, per voce del chairman Greg Dyke, si pone sulla sponda opposta: “Gli eroi di casa nostra stanno diventando una specie in via d’estinzione, in particolare tra i principali club di Premier League,” e per questo si era già mosso con il discusso Elite Player Performance Plan, rivolto a limitare la presenza di giocatori non UK tra i club di PL.

Anche per quanto riguarda i diritti TV la Brexit potrebbe riservare delle sorprese spiacevoli. In questo momento la PL vende collettivamente i suoi diritti audio-visivi ai singoli stati su base territoriale, ma con la prossima introduzione dell’European Single Digital Market – una sorta di Schengen del mercato audio-visivo – sarà molto più difficile per la PL vendere i propri diritti su base territoriale e quindi raggiungere le cifre monstre che si sono registrate fino ad oggi.

Dal punto di vista degli investimenti privati nel prodotto–calcio, non ci dovrebbero essere grandi differenze, a patto che il brand e il livello della PL restino quelli che sono ora: “Mentre credo che la Brexit non sia una buona idea per la Gran Bretagna, non credo che un’uscita dall’Ue possa avere un impatto immediato sugli investimenti nello sport in questo Paese,” ha riferito Micheal Broughton, esponente di Sports Investment Partners, prima del referendum.

Non da ultimo, c’è da considerare un certo indotto economico che i tifosi calcistici movimentano in Europa. “I tifosi di calcio vogliono vedere i migliori giocatori nelle nostre leghe e la nostra presenza nell’Ue lo permetteva. Lasciare l’Unione non ha un impatto solo sui giocatori ma anche sulle tasche dei tifosi. Al momento possono usufruire di voli aerei a prezzi bassi, compensazioni per il costo dei biglietti e ridotti costi per l’emigrazione,” dice James McGrory, portavoce ufficiale della compagine Britain Stronger in Europe,“l’uscita dall’Ue mette tutto questo in bilico.”