Non è facile essere Sarajevo
“Io per voi farei di tutto, porterei anche un bicchiere d’acqua a piedi dalla Bosnia in Italia se un amico italiano me lo chiedesse.”
“Io per voi farei di tutto, porterei anche un bicchiere d’acqua a piedi dalla Bosnia in Italia se un amico italiano me lo chiedesse.”
“Hanno bisogno di tutto. Stiamo con loro, ascoltiamo le loro storie, hanno bisogno di sentire che qualcuno li aiuti”
In Serbia ci sono circa 7000 persone bloccate che cercano di andar via. Solo cinque persone alla settimana riescono a passare legalmente.
Sempre a Brčko incontriamo Mirko, che a 18 anni ha fatto la guerra e ha perso una gamba su una mina. Ci siamo fatti raccontare la sua storia.
A Brčko, città di confine, incontriamo i membri di Posavina Bez Mina, l’associazione che si occupa di sminamento in molti territori della Bosnia.
Da Brescia siamo arrivati in Croazia, a pochi metri dal bosco Kotar–Stari Gaj, ancora infestato di mine attive — anche se non c’è nessun cartello a segnalarlo.
Su tutti i contenitori c’era scritto “pezzi di giocattoli.”
Negli anni ’90 la mina antiuomo rappresentava il Made in Italy nel mercato delle armi tanto quanto la pizza in quello del cibo e la Ferrari in quello delle auto.