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Un tribunale giapponese ha aperto le indagini per il caso di un uomo che ha sviluppato una forma di leucemia dopo aver lavorato come saldatore presso il sito nucleare di Fukushima.

Il lavoratore, 42 anni, ha citato in giudizio la Tokyo Electric Power Company, che gestisce il complesso. Si tratta della prima persona riconosciuta dalle autorità del lavoro come affetta da una patologia legata al lavoro di bonifica svolto presso l’impianto.

Ciò che è accaduto a Fukushima – colpita dal terremoto e dallo tsunami nel 2011 – è stato definito come il più grave disastro nucleare dopo quello di Chernobyl del 1986. Benché tutto il sito sia ancora considerato zona di esclusione dal giorno del disastro, migliaia di lavoratori continuano a lavorare nell’area per smantellamento e bonifica da ormai 6 anni.

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Lo scorso lunedì proprio la Tokyo Electric Power Company aveva rilevato possibili residui di combustibile nucleare dovuti a un foro presente nel piano inferiore della centrale, esattamente sotto il reattore danneggiato nel marzo 2011 quando, in seguito al violento tsunami, la fuoriuscita di materiale radioattivo aveva portato all’immediata chiusura dello stabilimento che ospitava tre reattori in attività.

L’operaio che ha denunciato l’insorgenza della leucemia ha trascorso sei mesi impegnato in lavori tra due centrali nucleari – Genkai e Fukushima2 – prima di passare alla Fukushima1, l’impianto principale colpito dal terremoto, dove si occupava della costruzione di impalcature per i lavori di riparazione dell’edificio in cui era collocato il reattore 4. È stato stimato che la sua esposizione a radiazioni sia stata in totale di 19.78 millisievert, ben inferiore al limite disposto per legge, che in Giappone attualmente fissa un tetto massimo di 100 millisievert accumulabili in cinque anni per coloro che lavorano allo smantellamento dello stabilimento danneggiato. Oltre questa soglia, aumenterebbe il rischio di contrarre forme di cancro.

Ma nel mese di ottobre 2015, il Ministro della Salute aveva stabilito che la malattia dell’uomo era effettivamente legata al lavoro che svolgeva presso la centrale colpita dallo tsunami.

“Ho lavorato all’impianto di Fukushima per l’ardente desiderio di contribuire a tenere sotto controllo le disastrose conseguenze dell’incidente, ma sono stato trattato come se fossi un semplice operaio come tanti, come se fossi sacrificabile” ha dichiarato l’operaio. E conclude: “Pretendo che la Tokyo Electric Power Company si assuma totalmente le proprie responsabilità.”