أهلاً وسهلاً قارئ
Benvenuti in un nuovo episodio della rubrica Arabeschi.
La parola di questa settimana è Qadi, traducibile letteralmente con “giudice”. Scopriamo assieme la sua storia.
Anche chiamato Cadì in lingua turca, era una figura distinta da quella del governatore. Un qadi non aveva obblighi politici o finanziari; il suo ruolo era quello di dirimere controversie e prendere decisioni alla luce di quello che andava via via prendendo piede come un sistema di leggi o norme sociali islamiche.
Il qadi supremo era un dignitario di una certa importanza all’interno della gerarchia statale.
Originalmente, il lavoro di un giudice era ristretto a compiti non amministrativi e dispute di poca rilevanza; col tempo, assunse il controllo di sempre più ampie aree del mondo sociale, tra cui la tutela di orfani, gli incapaci di badare ai propri interessi finanziari e la gestione dei matrimoni.
Proprio come un nostro attuale giudice, le decisioni prese dal qadi erano definitive ed irrevocabili.
Data la grandissima importanza del qadi all’interno delle prime società musulmane, vi erano regole ben precise e severe riguardo chi era degno o meno della carica: deve essere un maschio adulto musulmano di origini nobili, con una grande conoscenza della Shari’a ed, ovviamente, un uomo libero.
Nei secoli 7 e 8 d.c. si supponeva che il qadi fosse in grado di imporre leggi derivanti dalla propria conoscenza delle Hadith, del Qur’an e della ijma, vale a dire il consenso della comunità.
Più avanti, questo potere venne modificato ed attenuato per obbligare lo stesso giudicare ad accettare come sacre ed assolute le opinioni di una delle quattro scuole di legge musulmana ortodosse.
Omar I, conosciuto come il secondo Califfo, elimino’ la necessità di un giudizio ed interpretazione personale del qadi nelle vicende della comunità, segno, fino ad allora, di inequivocabile ed assoluto potere nelle mani del giudice.
Rappresentazione di un Qadi risalente al primo periodo dell’impero musulmano