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Vi siete mai chiesti cosa stiano mangiando oggi in giro per il mondo? Rapida guida alle usanze strane, terribili, appetitose, e migliori di quello che state mangiando in questo momento.


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Tutto il mondo è paese a Natale: l’albero, le lucine, i regali, l’attesa, la vigilia, sono tutti dettagli tradizionali che possiamo ritrovare nella maggior parte delle cultura popolari dedite a festeggiare il Natale — dal profondo Sud al gelido Nord. Ma, sempre parlando di proverbi e detti popolari, ce n’è un’altro che fa al caso nostro: il mondo è bello perché è vario. Insomma le tradizioni sono belle proprio per la loro ripetitività secolare e per la loro immutabilità (quanti paroloni), ma allo stesso tempo il fascino risiede anche nella loro varietà a seconda dell’origine geografica. E allora ecco che a Natale avremo tradizioni assimilate dalla globalizzazione come lo spacchettio dei regali e tradizioni molto più longeve come quelle culinarie.

Spesso distratti dall’abbondanza dai cenoni di Natale non ci si chiede come possano pasteggiare nel resto del mondo. Partiamo ?

Francia

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Senza allontanarci troppo dalla nostra penisola, in Francia la vigilia di Natale – chiamata Le Réveillon – si festeggia spesso pasteggiando a ostriche e patè de foie gras. Come dessert è servito il bûche de Noël – ceppo di Natale, in riferimento all’antica tradizione natalizia – un dolce a forma di tronco ricoperto di cioccolato o crema di caffè e glassa. Il dolce è molto diffuso anche in altri Paesi francofoni e spesso viene servito con la prima parte già tagliata in  modo da ricordare un tronco accettato.

In Provenza, nel sud della Francia, invece viene rispettata la tradizione dei tredici dessert (perché un “ceppo” non gli bastava) in cui la cena è conclusa con tredici portate di dolci in riferimento a Gesù e i dodici apostoli.

Germania

Spingendoci un po’ più a Est, ma rimanendo sempre in Europa troviamo un tipo di cucina più semplice, proveniente dalle tradizioni contadine. La carne rimane comunque al centro delle pietanze più frequenti, quindi anatra, coniglio, carpa o maiale accompagnati spesso da insalata di patate.

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Ma è con il dolce che sale la voglia di invadere la Polonia, ecco dunque i Weihnachtsplätzchen, biscotti di Natale, il Pfefferkuchenhaus, pan di zenzero che rende omaggio alla fiaba di Hansel e Gretel, e infine il Christsollen – per gli amici Stollen – un panettone germanico ripieno di uvette, noci, mandorle o frutti vari.

Polonia

Come la Provenza, anche la Polonia ha una tradizione culinaria basata su dodici portate, chiamata Wigilia Feast. Con il tempo però l’usanza è cambiata: non più portate in base al numero degli apostoli ma secondo il numero di invitati alla cena e soprattutto rigorosamente senza carne. Polonia nuova terra vegana.

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L’assenza di carne lascia dunque spazio a zuppe come la borscht che spesso inaugura la cena, verdure miste e pesce.

Filippine

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Lentamente iniziamo ad addentrarci nell’ignoto culinario di Natale. Il pranzo natalizio filippino è all’insegna di sapori dolci che accompagnano pietanze solitamente salate: avremo quindi il prosciutto (quello all’americana, dimenticatevi il Rovagnati) al miele, maiale caramellato e spaghetti dolci con sugo rosso zuccherato. Ai sapori dolci non potevano mancare le pietanze dolci, tra questi svetta la puto bumbong, una particolare torta di riso cotta al vapore in contenitori di bambu spesso accompagnata da crema al cocco.

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Jamaica e Cuba

Visto che ci siamo spostati sotto l’equatore tanto vale rimanerci. Se in America hanno il tacchino, in Jamaica non può mai mancare ad una cena di Natale la capra al curry, che raramente può essere sostituita da pollo o roast beef. Il tutto accompagnato da fiumi di rum, che può prendere le sembianze di una torta (tranquilli non siete ancora così ubriachi) come la black cake.

Come la maggior parte dei Paesi dell’America Latina si preferiscono i festeggiamenti durante la vigilia, a Cuba chiamata Noche Buena. Senza grandi abbellimenti culinari, i cubani preferiscono una cena semplice a base di fagioli, riso e maiale. Sorpresa, sorpresa, anche a Cuba però hanno il torrone, meglio conosciuto come turròn.

India

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Anche se il Cristianesimo non è la religione più diffusa nel Paese, anche in India ci sono tradizioni culinarie che gli indiani hanno sviluppato negli anni. I colori e l’appariscenza della cucina indiana rimangono costanti, dai gulab jamun – piccole torte fritte a base di latte – ai jalebi, piccoli dolci fritti simili ai pretzel.

Messico

In Messico la portata più tradizionale è un tipo di stufato dal nome menudo, preparato il giorno prima con una cottura di più di cinque ore e composto da trippa accompagnato con zuppa.

Nuova Zelanda

Con l’inversione delle stagioni rispetto alle coordinate nostrane, il Natale neozelandese cade sempre durante le vacanze estive. Va da sé che i pranzi natalizi siano speso sostituiti da abbondanti grigliate a base di agnello e carni assortite. Ma i neozelandesi non si sono fermati qua, per la tradizionale grigliata di Natale hanno sviluppato un particolare tipo di cottura chiamato maori hāngi. Si tratta di una buca scavata nel terreno e riempita di pietre riscaldate dal fuoco e nuovamente coperta di terra.

Come dolce la Nuova Zelanda, così come l’Australia, è conosciuta per la famosa torta Pavlova, creata – così si dice – nel 1926 da uno chef di Wellington in onore della ballerina russa Anna Pavlova. Meringa, panna e frutta, giusto per non farsi mancare nulla.

Svezia

Prima di affrontare il discorso Natale-Svezia correte a guardare il film Fanny e Alexander di Ingmar Bergman. Fatto? Bene. Il Natale svedese è caratterizzato dal smörgåsbord, ovvero il banchetto natalizio che si sviluppa come buffet, un tipo particolare è il julbord, in cui sono serviti differenti tipi di pietanze, dalle calde alle fredde. L’origine della tradizione risale al 1600, quando la nobiltà svedese si riuniva per i festeggiamenti e prima del cenone vero e proprio affrontava un breve ma intenso buffet.

Giappone

Il Giappone detiene a oggi il premio per migliore tradizione culinaria natalizia. A Natale in Giappone si mangia pollo, ma non un pollo qualsiasi, il pollo del Kentucky Fried Chicken. Tutto ebbe inizio negli anni 70 come alternativa a costosi pranzi di natale o a lunghe preparazioni in cucina, la soluzione la fornì la compagnia appena giunta su suolo nipponico. Ad oggi l’usanza è talmente radicata nelle abitudini dei giapponesi che per avere una coscia di pollo KFC nel piatto di Natale bisogna fare l’ordinazione mesi prima della vigilia. Ma alla fine un po’ ce lo aspettavamo dai giapponesi.