Settimana scorsa abbiamo incontrato la professoressa Vanzan per discutere di come vadano le cose in Iran negli ultimi tempi. Tra i vari argomenti della nostra chiacchierata c’è stato il rapporto degli iraniani con internet — un rapporto piuttosto complesso, visto il pesante velo sotto il quale il regime islamico censura Facebook, Twitter e altri social network, accessibili alle persone normali solo in modi clandestini.
La professoressa Vanzan, però, al riguardo ci ha fatto notare una cosa:
“[La censura dei social network] è percepita come una limitazione e una grande ipocrisia: Facebook è ufficialmente proibito, è oscurato, però i leader, dal Presidente Rouhani alla Guida Khamenei, possiedono i loro profili, quindi la popolazione la vive come una contraddizione.”
Quello che la professoressa non ci ha detto, invece, è che non solo la Guida Suprema Ayatollah Khamenei possiede un profilo Twitter, ma che è anche il più bello del mondo.
L’Ayatollah che invita i vostri figli a leggere fin dall’infanzia.
Tanto per cominciare, in realtà l’ayatollah possiede vari profili in diverse lingue: inglese, francese, spagnolo, arabo e farsi (la lingua iraniana). Il premio per la miglior foto di copertina tra tutti questi va senza dubbio a quello iraniano — parleremo poi di cosa sia “letter4u.”
Una lettera per te dall’Ayatollah <3 – Khamenei ha perso l’uso della mano destra negli anni ‘80 durante la guerra contro l’Iraq.
Che poi, se Khamenei impedisce agli iraniani di accedere a Twitter, a chi si rivolge il profilo in lingua iraniana? Non è difficile capire perché gli iraniani si sentano presi in giro: la figura di Khamenei è profondamente contraddittoria. Ad esempio, è un leader religioso a capo di uno stato teocratico, ma si dichiara più che favorevole al progresso della scienza. Qualche anno fa ha dichiarato che il futuro del Paese è dipendente dalla ricerca scientifica, e che dare un grande valore a scienziati e ricercatori assicura lo sviluppo dell’Iran. Il mese scorso, si è sentito in dovere di esprimersi con un tweet sulla questione vaccini.
Un giovane Khamenei vaccina un bambino contro le tentazioni dell’Occidente.
La cosa che lascia a bocca aperta – per lo meno noi occidentali – è che queste idee siano nella testa di un uomo che impone pesanti restrizioni alla parità dei sessi, impedendo alle donne di ereditare come i maschi e sconsigliando loro di andare in bicicletta. Scorrendo il suo profilo Twitter non sembra di aver a che fare con un teocrate — su quello di un teocrate non si dovrebbero trovare spot per le letture d’infanzia o dell’ottocento francese.
L’Ayatollah e il rapporto con la letteratura francese.
Sembra improbabile che Khamenei badi personalmente ai propri profili twitter. Probabilmente quello inglese è gestito da un ventinovenne laureato in comunicazione residente a Londra. Ma senza dubbio l’Ayatollah gli indica ogni giorno cosa scrivere — o qualcuno della sua cerchia più stretta. C’è dietro una strategia di comunicazione ben studiata, che sembra voler mostrare Khamenei come esponente di un regime sì conservatore, ma che a modo suo sa anche essere moderno. In questa linea si inserisce la lettera aperta ai giovani occidentali scritta dall’Ayatollah all’indomani delle stragi del Bataclan, promossa su Twitter anche attraverso profili come letter4u – ecco spiegata la bizzarra grafica sulla copertina del profilo Farsi.
Ma Khamenei dà il suo meglio quando si scaglia contro Il Grande Satana, l’America.
“Noi l’avevamo detto!!”
È noto che i rapporti tra Iran e USA non sono mai stati buoni, ma negli ultimi giorni l’Ayatollah ha emesso alcune dichiarazioni di un livore insolito per gli ultimi anni. Esprimendoli anche attraverso dei tweet.
Un tweet in due tronconi. Notare il punto esclamativo insieme a quello interrogativo. Vogliamo pensare che li abbia messi personalmente.
C’è chi teme un ritorno alla chiusura conflittuale verso il mondo esterno che ha caratterizzato l’Iran fino alla presidenza Rouhani — e che da quest’ultimo è stata alleviata solo relativamente. Chiudiamo questa galleria mostrando come Khamenei sia pronto a tutto pur di far capire anche ai giovani occidentali quanto l’America sia cattiva.