foto via Twitter @MSF_ITALIA
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Mentre il dibattito pubblico è concentrato su altre crisi, alcune giustamente importanti e altre del tutto artificiali, le politiche migratorie del governo continuano a essere sempre più disumane. Ieri la Geo Barents ha sbarcato al porto di Genova 129 migranti, dopo averne sbarcati in precedenza 132 nel porto di Civitavecchia. La Ong ha definito la scelta di spezzare lo sbarco in due senza un vero motivo come “irragionevole,” senza parlare del fatto ormai assodato che i migranti sono stati salvati giovedì scorso al largo della costa libica: avrebbero potuto essere sbarcati in qualsiasi porto siciliano o dell’Italia meridionale — ma così, evidentemente, le navi delle Ong sono tolte di mezzo per più tempo, consentendo alla “Guardia costiera libica” di fare il proprio lavoro o ai migranti di annegare senza che nessuno se ne accorga.
Questo intento si nota chiaramente anche dall’assurdo fermo amministrativo imposto alla Sea Eye, un’altra nave “storica” che da anni fa quello che dovrebbero fare i governi — salvare i migranti anziché lasciarli morire. Invece dei soliti 20 giorni, infatti, l’imbarcazione dovrà stare ferma per 60, con l’accusa di aver salvato migranti anche se la “Guardia costiera libica” sarebbe stata pronta a intervenire a propria volta. Come fa notare la Ong, si tratta della “detenzione amministrativa più lunga mai imposta ad una nave di soccorso in mare ai sensi del decreto Piantedosi. Una manovra politicamente motivata con un obiettivo: impedirci di salvare persone dall’annegamento per due mesi.” Ora la Sea Eye sarebbe addirittura a rischio confisca. Nel corso del 2023 sono morte almeno 2.271 persone nel Mediterraneo centrale, e almeno 3.041 in tutto il bacino.