“Se dovessi mai morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta.” “I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro. L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace.” Sono le ultime parole, scritte su un muro forse con una sigaretta, di Ousmane Sylla, 22 anni, proveniente dalla Guinea, che si è tolto la vita dopo essere rimasto incarcerato in due CPR per 7 mesi — come tutti gli internati nei CPR, senza aver compiuto nessun reato. Il suo suicidio, nel CPR di Ponte Galeria, nella periferia di Roma, ha causato una rivolta tra le altre persone costrette nella struttura — un gruppo di persone ha anche cercato di dare fuoco ad un’automobile — che ha fatto scattare l’irruzione della polizia, che ha fatto uso di lacrimogeni.
La garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, ha commentato: “Domani riferiremo all’autorità giudiziaria quando abbiamo appreso. Non c’è però bisogno di aspettare le indagini per poter dire che luoghi come Ponte Galeria sono totalmente disumani. Non c’era bisogno di aspettare la morte di un giovane ragazzo per dire che questi posti vanno chiusi.”
Calderone, insieme al deputato Riccardo Magi (+Europa) e alla senatrice Cecilia D’Elia (PD), ha chiesto e ottenuto di visitare la struttura: “Siamo tutti sconvolti per la morte del ragazzo. È tutto surreale. Le condizioni sono pessime. Il Cpr di Ponte Galeria va chiuso. L’avevamo già visitato a fine luglio e avevamo denunciato le condizioni terribili. L’episodio di questo ragazzo suicida deve mettere la parola fine su questo Cpr,” ha dichiarato D’Elia.
Magi ha riportato alcuni dettagli degli ultimi mesi di vita di Ousmane Sylla: “Era arrivato qualche giorno fa dal Cpr di Trapani, dove era stato dalla metà di ottobre. Venerdì era stato visto disperato da alcuni operatori. Piangeva, riferiva che voleva tornare nel suo Paese perché aveva lì due fratelli piccoli di cui occuparsi, altrimenti avrebbero sofferto la fame. Era affranto, disperato per questo. Ha lasciato sul muro un ritratto di sé stesso, con sotto un testo in cui ha scritto che non resisteva più e sperava che la sua anima avrebbe risposato in pace. Da altri detenuti del settore 5 del Cpr è stato visto pregare intorno alle 3 e poi, poco prima della 5, è stato visto impiccato alla cancellata esterna del reparto.”
Se hai bisogno di parlare con qualcuno, o conosci qualcuno che ha pensieri suicidi, puoi contattare gratuitamente il Telefono Amico al 02 2327 2327 (anche su WhatsApp al 324 011 72 52) o la Onlus Samaritans allo 06 772 08 977.
Il suicidio di Ousmane Sylla arriva a due giorni di distanza da un altro grave incidente, questo nel CPR di Gradisca d’Isonzo. Un tunisino di 34 anni è precipitato dal tetto del CPR mentre con ogni probabilità stava cercando di raggiungere la recinzione esterna con un balzo, per scappare. È stato ricoverato, in gravi condizioni, all’ospedale di Udine. Le ricostruzioni parlano di una sommossa — con decine di internati sul tetto della struttura, e letti dati alle fiamme. Il silenzio delle autorità su quello che succede dentro i CPR, come sempre, rende difficilissimo ricostruire cosa sia effettivamente successo. Da dicembre almeno 5 migranti sono riusciti a sfuggire dalla struttura, che come tutti i CPR è luogo di storie tragiche, tra esplosioni di violenza ed episodi di autolesionismo e suicidi, comprese due morti le cui cause non sono ad oggi ancora chiare.
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foto via Facebook / Valentina Calderone
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