Una corte distrettuale della California ha respinto la querela intentata dalle famiglie di Lloyd “Carl” Fields e James Damon Creach contro Twitter. L’accusa: aver offerto supporto al cosiddetto Stato Islamico.

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I querelanti non sostenevano ovviamente che Twitter operi a favore dello Stato Islamico (sono offese che negli Stati Uniti ci si tiene per le campagne elettorali), ma che Twitter abbia svolto un ruolo chiave nel facilitare al diffusione dell’odio esplosivo dell’ISIS, in particolare nel loro caso.

Nel Novembre 2015, Fields e Creach si trovavano ad Amman, in Giordania, con un contrato statale da istruttori in un centro addestramento della polizia, quando vennero freddati a colpi di pistola da un agente indigeno, tale Abu Zaid.

Il collegamento emerge da una dichiarazione del fratello di Zaid, che indica come momento importante del percorso di radicalizzazione del poliziotto la visione del video di 22 minuti in cui l’ISIS uccideva su un rogo il pilota giordano Maaz al-Kassasbeh, nel febbraio 2015.

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Secondo l’accusa, Twitter “ha coscientemente permesso allo Stato Islamico di usare la propria rete come strumento di propaganda estremista, permettendo loro di raccogliere fondi e raccogliere nuove reclute.”

Sul processo gravava la responsabilità di chiarire le effettive responsabilità dei social network circa le attività illegali svolte sulle proprie piattaforme. Il Communications Decency Act del 1996, infatti, pone la responsabilità verso l’utente o il produttore di contenuto e non verso la società.

Twitter è apertamente impegnato in una battaglia con l’ISIS, che continua ad aprire account piú in fretta di quanto il social network riesca a individuarne e chiuderne. Da qui la tesi dei querelanti: se Twitter non supporta lo Stato Islamico, deve essere in grado di non pubblicarlo, lasciar twittare i supporter dell’ISIS è inevitabilmente una forma di pubblicazione.

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Le famiglie di Fields e Creach avranno 20 giorni per presentare una querela modificata.

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