Cominciano oggi a Cleveland – dove si è svolta da poco la Convention Nazionale Repubblicana, un altro evento in qualche modo legato alla giocoleria – i campionati mondiali di yo-yo. La competizione durerà fino a sabato 6, e vedrà la partecipazione di un migliaio di giocatori da più di 30 Paesi del mondo, che si contendono un premio di 10 mila dollari in contanti. Secondo la Greater Cleveland Sports Commission, l’evento favorirà l’afflusso di circa un milione e mezzo di dollari all’economia locale.
Le categorie di gara sono cinque, ciascuna per un diverso stile di gioco: yo-yo singolo (1A), doppio yo-yo in loop (2A), doppio yo-yo a cordino lungo (3A), freestyle con yo-yo singolo non attaccato al cordino (4A) e contrappeso (5A) – una tecnica inventata recentemente, che prevede che l’altra estremità del cordino sia legata a un peso che bilancia quello dello yo-yo. Ci sono poi due categorie extra: art & performance – dedicata a veri e propri spettacoli coreografici con lo yo-yo – e il freestyle con la trottola, che dello yo-yo è parente stretta.
Ovviamente non si tratta di far andare su e giù un dischetto di legno, come più o meno tutti abbiamo fatto all’asilo: per darvi un’idea, questa è la performance finale di Zach Gormley, americano, vincitore della scorsa edizione nella categoria 1A.
Il campionato è organizzato dall’International Yo-Yo Federation e rappresenta il gradino più alto per tutti gli appassionati di yo-yo provenienti dal circuito delle competizioni nazionali e continentali.
Anche l’Italia è tra i Paesi membri (in totale 33) della Federazione Internazionale, attraverso l’Associazione Italiana Yo-Yo, o Yoyomaniacs, costituitasi ufficialmente nel 2008, ma esistente fin dal 1995 come gruppo spontaneo. I campionati nazionali si svolgono regolarmente dal 1999.
E infatti ai mondiali di Cleveland – nonostante la stragrande maggioranza di giocatori statunitensi e giapponesi – non mancano i partecipanti italiani, tre in tutto: Armando La Rocca, campione italiano nel 2014, contato già in semifinale tra i seeded players, in categoria 1A; Lorenzo Sabatini, cinque volte campione italiano, anche lui in semifinale sia in 3A che in 4A; e Riccardo Fraolini, in 1A.
I mondiali di yo-yo hanno una storia più lunga di quanto si potrebbe pensare: la prima edizione risale infatti al 1932, giocata a Londra e vinta dal canadese Harvey Lowe. Ma in realtà, a parte due edizioni nel 1992 e nel 1999, la competizione si svolge regolarmente soltanto dal 2000. Ospitata a Orlando fino al 2013, dal 2014 è itinerante: Praga, Tokyo, ora Cleveland. La prossima edizione si svolgerà in Islanda.
Lo yo-yo – inventato anticamente in Cina o nelle Filippine, ma conosciuto in forma rudimentale anche nell’antica Grecia – ha cominciato ad essere prodotto in serie negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento, aprendosi alle possibilità di utilizzo professionale. Le innovazioni tecnologiche fondamentali per lo sviluppo dello yo-yo come lo conosciamo oggi risalgono però agli anni Settanta e Ottanta, con l’aggiunta del cuscinetto a sfera e della frizione sull’asse che permette allo yo-yo di “tornare” da solo nella mano del giocatore. La versatilità dei nuovi modelli di yo-yo ha permesso lo sviluppo di trick sempre più complicati ed elaborati – che costituiscono l’attrattiva principale per gli spettatori delle performance – e la nascita, a partire dagli anni Novanta, di una vera e propria yo-yo culture.
Gli appassionati (per la maggior parte giovanissimi) ci tengono a sottolineare che non si tratta di un gioco da ragazzi, ma una vera e propria arte, o addirittura una pratica zen. Dice Armando La Rocca in un’intervista per Yoyomaniacs: “Quando sali sul palco non esiste niente, non sei lì per fare una gara con gli altri, non sei lì per dimostrare chi è il più forte, chi riesce a lanciare lo yo-yo a occhi chiusi con la mano piegata dietro la schiena, non è questo, almeno per me, non è nulla di tutto questo.”
“Vincere il titolo è relativo, è un qualcosa che puoi desiderare, ma quello che è veramente importante è vincere se stessi.”
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