Per andare a Quarto Oggiaro bisogna per forza passare da un ponte. Chi viene dalla Bovisasca prende quello vicino al centro commerciale Metropoli, e se arriva con l’autobus 40 magari scende proprio sulla cima della campata. Chi viene da Novate passa sotto l’autostrada che da Torino porta a Venezia. Chi viene dal centro di Milano con la 57 deve scavalcare la ferrovia vicino alla stazione di Certosa, arrivando davanti al famoso e gigantesco graffito “Welcome to Quarto.”
Anche a causa del suo isolamento logistico, in passato Quarto è stata spesso dipinta come il più cupo ghetto di Milano. “Negli anni Settanta c’era Vallanzasca che veniva giù dalla Comasina a fare le rapine,” ricorda un barista del quartiere. “Poi c’erano quegli altri dall’altra parte e un bel po’ di famiglie di criminali qui. Però era tanto tempo fa…” Sorride sotto i baffi e ci versa da bere.
Siamo andati a Quarto Oggiaro per continuare, a qualche settimana di distanza dall’ultima volta, il nostro percorso tra i quartieri popolari di Milano.
A differenza di Corvetto o San Siro, che sono idee residenziali mal concepite e fatte sorgere dal nulla, Quarto vanta una storia propria prima dell’era moderna. Sostiene Wikipedia: “Il nome di Quarto Oggiaro deriva da Quarto Uglerio: la parola Quarto fa riferimento alla distanza di quattro miglia romane dal centro di Milano, mentre la seconda parte del toponimo, Uglerio, potrebbe invece essere quello di una persona che fu rilevante nella zona in tempi non documentati.”
Fino al dopoguerra, Quarto era un borgo agricolo come molti a Nord di Milano. Il suo centro storico, situato intorno alla chiesa di via Aldini, è ancora ben visibile. A partire dagli anni Quaranta, l’immigrazione da tutta Italia ‒ prima dal Piemonte e dal Veneto, poi in modo impetuoso dal Sud ‒ cominciano a far espandere il quartiere. Servono case popolari. Il primo lotto viene costruito nel 1954 e in pochi anni sorge un gran numero di palazzoni. In particolare, quelli che negli anni passati hanno accumulato maggior fama di degrado e alienazione si trovano nella zona Est del quartiere, tra via Pascarella e via Lopez.
Un fattore che caratterizzava ‒ e in misura minore caratterizza tuttora ‒ Quarto rispetto agli altri quartieri popolari è una forte presenza della criminalità organizzata, non necessariamente di alto livello, ma capace di imporre il proprio potere sugli altri abitanti. È così che Quarto Oggiaro si è conquistato la fama di ghetto. Sopratutto, fino a qualche tempo fa, alcune famiglie avevano il controllo del racket delle occupazioni, un grave fenomeno molto più diffuso qui rispetto ad altri quartieri. Pagando un tot ad alcuni “protettori,” chi aveva impellente bisogno di una casa ‒ ad esempio perché si trasferiva con la famiglia dal Sud o da qualunque altro posto ‒ poteva avere subito un appartamento.
Oggi però non è più tutto così fosco. Chi conosce il quartiere racconta che le cose sono cambiate nel corso degli ultimi dieci anni, con un punto di svolta dopo l’omicidio di Pasquale Tatone, figura di spicco della criminalità locale, ucciso platealmente in via Pascarella nel 2013. Ancora oggi, qualcuno continua a portare dei fiori ‒ una grande quantità, tra l’altro ‒ all’incrocio dell’agguato. “Ma la gente ha cominciato a essere stufa del fatto che una cinquantina di persone tenessero sotto scacco un intero quartiere,” ci racconta un residente. Tra l’altro, il piccolo santuario dedicato al ras ha i giorni contati: l’incrocio verrà sostituito da una rotonda.
L’aria che si respira a Quarto Oggiaro è un po’ meno pesante anche e soprattutto per quanto riguarda la gestione delle case popolari, passate dalle mani di Aler a quelle di Metropolitana Milanese alla fine del 2014. A differenza della maggior parte degli altri quartieri popolari di Milano, che sono gestiti perlopiù dalla Regione tramite la sua disastrosa e disastrata Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, praticamente tutte le case popolari di Quarto Oggiaro sono di proprietà del Comune di Milano, che le gestisce tramite l’azienda del metrò.
Quarto, dunque, è il posto ideale per verificare se MM sia davvero meglio di Aler a gestire le proprie strutture abitative, come negli ultimi tempi sempre più spesso si sente dire. Basta girare per il quartiere per capire che la risposta è sì.
Le case sono state quasi tutte ristrutturate e riverniciate; i cortili, un tempo spesso scambiati per discariche, sono stati sistemati e curati, o sono in via di rifacimento. In molti caseggiati ci sono lavori, affidati a una ditta romana.
Uno dei principali protagonisti del rassettamento del quartiere è l’ormai noto Fabio Galesi, consigliere di zona del PD. Un anno e mezzo fa, Galesi era stato su tutti i giornali italiani ‒ almeno nella sezione milanese ‒ per essere stato minacciato da un piccolo criminale locale. Lo abbiamo incontrato nella sede dell’associazione Quarto Oggiaro Vivibile, in via Lessona, dove gli abitanti delle case circostanti da più di trent’anni collaborano per creare un luogo comune accessibile a tutti. Oggi ci sono campi sportivi, un bar e qualche gioco per i bambini.
Alle ultime elezioni Galesi era candidato in Consiglio di Zona e ha preso oltre 700 preferenze ‒ più di molti candidati al Consiglio Comunale. Dal 2011, Galesi batte il quartiere quasi quotidianamente per parlare con gli abitanti e cercare di risolvere i loro problemi, da quelli più grandi a quelli più piccoli. “Il quartiere è tutta un’altra cosa rispetto a dieci anni fa,” sostiene.
“È molto più facile lavorare con MM. Possiamo fare, diciamo, una lista della spesa in base alle segnalazioni dei cittadini e poi presentarla all’azienda.” Uno degli ultimi interventi è stato lo svuotamento di un gran numero di cantine di molti stabili tra via Lopez e via Pascarella. “C’erano cantine che nessuno toccava da più di vent’anni: sia i proprietari che gli occupanti se ne andavano o magari morivano e la roba continuava ad accumularsi. In alcune cantine non si poteva nemmeno entrare nei corridoi tanto scoppiavano di roba.”
Il successo elettorale di Galesi si spiega con la sua presenza capillare sul territorio. Siamo stati in giro insieme per poco più di un’ora e moltissime persone si sono fermate a parlare con lui dei problemi sia del quartiere sia di dimensione più personale ‒ se è arrivato il tale documento, quando partiranno i lavori nel tale cortile, c’è della pattumiera all’angolo della certa via… “Vengo dal mondo dell’associazionismo. Facevo queste cose anche prima di entrare nel PD, mi è sempre piaciuto farlo.” Ora Galesi è segretario della propria sezione di partito.
Uno dei progetti più cari a Galesi è il reinsediamento in ogni stabile di un portinaio, un custode. “Con Aler, nel corso degli anni, le portinerie sono state abbandonate.” Negli ultimi anni, inoltre, il PD ha intrapreso una politica di sgomberi mirati, bersagliando soprattutto chi usava le case come basi per attività criminali e senza averne il diritto. “I risultati si vedono. Qualche tempo fa abbiamo sfrattato una famiglia molto “calda,” che ora vive in un’altra casa a Pogliano. Per il resto però la nostra politica è di regolarizzare il più possibile chi occupa ‒ alcune famiglie sono abusive da decenni, di certo non vengono mandate via.”
In piazzetta Capuana, uno dei punti nevralgici del quartiere, dovrebbe a breve tornare la ASL, che nel quartiere manca da vent’anni. Quella più vicina, attualmente, è in Piazzale Accursio. L’aspetto della piazza non è ancora ottimale ‒ c’è un piccolo cumulo di mobili in un angolo e una palizzata malconcia ‒ ma l’opera di recupero sembra a buon punto. In questo momento, Quarto sembra essere in una fase di transizione, tra la sua fama cupa e un futuro ancora da definire. C’è ancora molto da fare ma qui, a differenza di quartieri come Corvetto o San Siro, si percepisce che il quartiere sente una prospettiva davanti a sé.
Tra le altre cose, la piazzetta è sede del Circolo Arci Quarto Posto e dell’Associazione Agorà, una delle tante sorte negli ultimi anni a Quarto. L’associazionismo, nel quartiere, è vivace. Ci sono sette comitati di inquilini e numerose iniziative. In un cortile che una volta era utilizzato come discarica a cielo aperto, sono stati piantati degli orti curati dai residenti. “Non sapevamo più cosa fare, così a uno di noi è venuta l’idea di piantare qualche pianta. Magari così la gente si sarebbe fatta qualche scrupolo prima di scaricare qui il suo televisore,” ci spiega la volontaria di un’associazione che fornisce supporto ai bambini disabili. Gli orti sono ricchi delle piante e verdure più diverse. Oltre il piccolo campo, ci sono due piccioni che si sfiorano il becco.