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Dopo la mossa di ieri sera, in molti stanno salutando Mattarella come un salvatore della patria, coprendolo di lodi giusto un po’ esagerate.

Ieri sera, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto un discorso insolitamente graffiante per il suo ruolo istituzionale. Un discorso in cui ha reso conto davanti alla stampa della propria gestione dello scenario politico post-4 marzo, e in cui ha denunciato “l’indisponibilità a ogni altra soluzione” che non fosse quella del discusso “euroscettico” Savona al ministero dell’Economia da parte di alcune forze politiche, con un chiaro riferimento alla Lega di Matteo Salvini.

Poche ore dopo ha annunciato la convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, già “Commissario alla spending review” sotto il governo Letta. Questa mattina, Cottarelli ha ricevuto ufficialmente l’incarico di formare un governo, incarico che ha accettato con riserva. Gli scenari che si pongono davanti all’economista — per molti anni impiegato al Fondo Monetario Internazionale — sono essenzialmente due: o il suo governo riceve la fiducia dal Parlamento, e allora le elezioni sarebbero posticipate al prossimo anno, oppure, com’è decisamente più probabile, si tornerà a votare nel prossimo autunno.

Quello di Cottarelli, insomma, sarà con ogni probabilità un governo balneare in piena regola, appoggiato sicuramente dal Pd — sempre in cerca di nuovi espedienti per ridurre ulteriormente il proprio consenso elettorale — mentre Forza Italia risulta al momento divisa.  

Nel frattempo, l’opinione pubblica si è divisa approssimativamente in due fazioni contrapposte: chi — al seguito di Salvini e Di Maio, ma anche nello spettro della sinistra radicale — denuncia la decisione del Presidente della Repubblica come un atto di sottomissione ai “mercati” e ai diktat dell’Unione europea e della finanza internazionale, e chi invece ne tesse le lodi come se avesse salvato il paese dal baratro.

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A salutare Sergio Mattarella come salvatore della patria è ovviamente gran parte dell’elettorato che non si riconosce nel progetto e nei modi dell’ormai affondato “governo del cambiamento”, e che si sente superiore al livello del dibattito politico di questi ultimi mesi (anni?). Insomma, da tutto l’elettorato del Pd, e da una parte di quella sinistra che non lo vota più, o non vota più del tutto. Dall’altra parte, il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia si sono spinti addirittura a ventilare l’ipotesi di impeachment, termine del linguaggio politico americano con cui si indica la messa in stato d’accusa del Presidente, prevista dall’articolo 90 della Costituzione.
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Mattarella, insomma, è diventato in una notte il meme del momento.

Già nelle ultime ore del braccio di ferro sul nome del ministro dell’Economia su Twitter il dibattito si era polarizzato sui due hashtag #VogliamoSavona e #iostoconmattarella. Quest’ultimo è diventato ora lo slogan di chi difende la scelta del Presidente, ringraziandolo e coprendolo di lodi e agiografie giusto un po’ eccessive. Mattarella si trova variamente rappresentato come saggio o supereroe, in un processo di idolatria che in alcuni casi può fare anche ridere — e sdrammatizza dalla situazione in cui ci stiamo andando a ficcare — ma che la dice lunga sullo stato di un certo elettorato italiano, a prescindere dal giudizio di merito che si vuole dare sul fatto in sé.

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Proprio come il proprio principale partito di riferimento, il Pd, l’elettorato di centro-centrosinistra sta continuando con gusto a scavare un solco sempre più profondo tra sé e il resto dei cittadini —  anche se, per fortuna, l’elettorato di centrosinistra non è ancora perfettamente sovrapponibile alla dirigenza del proprio partito o a pagine come Matteo Renzi News — o, almeno, speriamo.

Via Matteo Renzi News
Via Matteo Renzi News

Queste prese di posizione sperticate a favore della mossa di Mattarella — e quindi a favore di un governo tecnico perfettamente allineato alla perpetuazione del binomio austerity & neoliberismo — dimostrano come Renzi e il suo partito non abbiano ancora tratto un’adeguata lezione dal risultato elettorale: invece di industriarsi per recuperare la fiducia degli elettori che in massa hanno deciso di votare per il Movimento 5 Stelle, continuano a dare la colpa agli elettori stessi, che evidentemente “non capiscono.”

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Nonostante sia evidente che questa strategia — sostenere di essere meglio degli altri e sperare che le persone i credano — non funziona, il Partito democratico ha deciso di continuare a percorrerla.

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Intanto, quanto è successo ieri sera non ha fatto altro che consolidare la posizione di Di Maio e Salvini, e in particolare di quest’ultimo, per cui sarà ancora più facile farsi passare come “anti-sistema.” Salvini sta riuscendo a dividere sempre più lo scenario politico italiano in due macro-aree: chi è con l’establishment, nella sua narrazione rappresentato da Mattarella, Renzi e Cottarelli, e chi è contro — e sta riuscendo a diventare il leader di questa fazione, sottraendo terreno a Di Maio, forse la vittima principale della sua trama.

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In questa retorica, che rappresenta il Presidente della Repubblica come ultimo difensore di un fortino attaccato dai barbari, non c’è spazio per un minimo di riflessione sul ruolo dell’opposizione in questo momento storico, oltre all’adesione di fatto ai governi più o meno tecnici degli ultimi sette anni e al rifiuto — classista — di affrontare il disagio socio-economico di una vasta parte del paese. Poco importa che Mattarella si sia comportato esattamente come lo ha spinto a comportarsi Salvini, che di questa trama politica è stato l’ideatore e il vincitore, e poco importa se lo stesso Salvini, con ogni probabilità, alle elezioni del prossimo autunno otterrà una maggioranza raddoppiata: le “persone responsabili” del paese hanno deciso che Mattarella è il loro nuovo eroe.


Cover via Reddit.

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