in copertina, stoccafisso che si essicca nelle isole Lofoten, CC Paolo Tonon, via Wikimedia Commons
L’interruzione della Corrente del Golfo causerebbe una drammatica precipitazione delle temperature medie nel nord della Norvegia.
Lo stoccafisso è buonissimo e viene prodotto quasi esclusivamente in Norvegia. La storia e le caratteristiche di questa prelibatezza sono tra le più singolari tra tutte le specialità italiane da più di mezzo millennio. Ma potrebbe non durare per sempre.
Nel 1432 una nave veneziana, comandata dal capitano Pietro Querini, viene travolta da una tempesta sul canale della Manica. I commercianti veneti vengono sospinti dalle impetuose correnti atlantiche migliaia di chilometri più a nord, fino alle isole Lofoten, a qualche chilometro dalla costa norvegese, dove vengono tratti in salvo dai locali — per la precisione, sull’isola di Røst.
Qui i viaggiatori, stremati dalla fame, hanno modo di rifocillarsi, e gli viene offerto del merluzzo trattato in modo molto particolare. I pescatori norvegesi lo appendono a delle particolare rastrelliere da febbraio a giugno, lasciandolo essiccare; le particolari condizioni climatiche della zona fanno sì che il pesce perda tutta l’umidità al suo interno ma conservi intatte le caratteristiche nutritive e il sapore.
È il primo contatto di un veneto con lo stoccafisso.
Una volta rientrato in patria, Querini riporta alcuni esemplari dell’alimento, che hanno subito un grande successo: un pesce che può essere consumato anche a grande distanza di tempo, che costa relativamente poco e che è molto nutriente. Ecco che lo stoccafisso comincia a popolare la cucina veneta — nonostante nella lingua locale venga erroneamente definito baccalà, che invece dovrebbe indicare il merluzzo conservato sotto sale — e, pian piano, quella di praticamente tutt’Italia. Basti ricordare lo stoccafisso alla lucana, alla cosentina, alla romana.
Ancora oggi, l’Italia è il principale importatore di stoccafisso al mondo, che continua a venire prodotto dove Pietro Querini lo scoprì la prima volta. Secondo Repubblica, il 90% dello stoccafisso norvegese viene esportato in Italia, prevalentemente in Veneto, Sicilia, Calabria, Campania e Liguria. Nell’odierno comune di Røst si può visitare il Parco Letterario Pietro Querini; la sede più settentrionale al mondo della Società Dante Alighieri; un monumento alla memoria di Pietro Querini inaugurato nel 1932. Inoltre la città è gemellata con Sandrigo, in provincia di Vicenza: a Sandrigo c’è piazza Piazza Røst e a Røst uno dei tantissimi isolotti nel territorio comunale è stato ribattezzato Sandrigo.
Tuttavia, questo idillio potrebbe finire insieme alla Corrente del Golfo.
Secondo alcune ricerche riportate l’11 aprile dal Guardian, compiute da David Thornalley dell’UCL e pubblicate originariamente su Nature, la Corrente del Golfo ha perso il 15% della sua potenza nel corso degli ultimi 1600 anni — ma, soprattutto, è stato notato un calo dal 2004 ad oggi, data da cui sono stati impiegati per la prima volta misurazioni costanti.
La Corrente del Golfo è una grande corrente di acqua calda che dalla Florida percorre tutto l’oceano atlantico, fino ad arrivare a Nord della Norvegia. Qui si inabissa, diventa una corrente fredda e scorre in profondità fino al punto di partenza. Questo ciclo viene denominato AMOC, Atlantic Meridional Overturning Circulation.
Questa massa di acqua calda in movimento è il motivo per cui l’Europa occidentale ha un clima così particolare e mite per la propria latitudine. La Gran Bretagna si trova alla stessa distanza dal Polo Nord del Labrador o della punta meridionale della Kamchatka, ma mentre le temperature invernali di queste zone sono ben al di sotto dello zero, quelle inglesi sono più simili a posti come Milano o Lione, molti chilometri più a Sud.
Questa anomalia termica è ancora più forte nel nord della Norvegia. La parte meridionale delle isole Lofoten, in cui appunto si trova il comune di Røst, è la zona al mondo in cui si registra la più grande discrepanza rispetto alla temperatura media della propria latitudine: pur essendo addirittura a nord del circolo polare artico, le medie invernali non scendono mai sotto lo zero.
Questa particolarità, unita alle particolari livelli di umidità — molto bassi — dell’aria, rendono possibile il processo grazie al quale il merluzzo, esposto all’aria aperta, non va a male ma diventa stoccafisso.
L’interruzione della Corrente del Golfo causerebbe una drammatica precipitazione delle temperature medie della zona, che renderebbero impossibile non solo pescare e produrre lo stoccafisso, ma addirittura forse abitare questi luoghi remoti.
Sempre secondo il Guardian, tra gli esperti prevaleva la convinzione che, anche nel peggiore scenario, ci sarebbero potenzialmente voluti secoli per interromperla del tutto. Gli ultimi dati, però, aprono scenari più inquietanti, di indebolimento e interruzione più rapida. Le cause di questo risvolto potenzialmente drammatico, e di qualsiasi rallentamento della Corrente, sono da ricercarsi nel cambiamento climatico causato dall’azione dell’uomo, i cui effetti non possono essere previsti in modo completo — a volte, fino a che è troppo tardi.
I rischi che corrono le isole Lofoten, uno tra i principali siti turistici norvegesi — e il fatto che siano connessi con quelli corsi da un piatto tradizionale della cucina italiana — dimostrano come il climate change sia reale e, se non lo si combatte, può mettere in pericolo anche parti della nostra storia e della nostra quotidianità che mai immagineremmo di dover rimpiangere.
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