in copertina; foto CC-BY-SA Dhowes9
L’omicidio della deputata laburista Jo Cox, avvenuto lo scorso giovedì pomeriggio a Birstall, a 13 km da Leeds, sta avendo pesanti ripercussioni sulla campagna elettorale per il referendum del 23 giugno.
Molti hanno messo inizialmente in dubbio che Thomas Mair, l’assassino, avesse gridato “Britain first” al momento dell’assalto, ma l’uomo arrestato ha fugato ogni perplessità quando, durante la prima udienza del processo a suo carico, alla richiesta del giudice di pronunciare nome e cognome, ha risposto: “Morte ai traditori, libertà per la Gran Bretagna.”
Jo Cox era attiva in particolare nel sostegno ai rifugiati siriani, dopo una lunga esperienza come dirigente in Oxfam. Il suo omicidio ha gettato un’ombra profonda sulla campagna referendaria, caratterizzata da una formale correttezza ma da toni molto accesi.
La campagna è stata sospesa fino a domenica 19 giugno sia da parte di Britain Stronger IN che da Vote Leave. Il Primo Ministro David Cameron e il leader del partito di opposizione, Jeremy Corbyn, hanno deposto insieme dei fiori sul luogo dell’omicidio. I conservatori e tutti gli altri partiti hanno inoltre deciso di non contestare il seggio di Batley e Spen, che rimarrà ai laburisti. Unico altro concorrente alle by-election per sostituire Cox è infatti Jack Busby, membro di “Liberty GB” ed ex militante del gruppo di estrema destra British National Party. Una evidente provocazione, visto che Busby si candida “per fermare l’islamizzazione” del Regno Unito e propone un referendum per reintrodurre la pena di morte.
Trascorso il tempo del lutto “istituzionale,” l’omicidio di Cox non sembra avere portato ad alcuna riflessione matura. Nigel Farage ha accusato Cameron e il resto del comitato per l’IN di strumentalizzare l’omicidio della deputata laburista, che si era apertamente schierata a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Proprio Farage aveva presentato un nuovo manifesto elettorale un’ora e mezza prima della morte della Cox, scatenando grandi polemiche: nell’immagine viene ritratto un consistente gruppo di richiedenti asilo, in prevalenza siriani, nel loro lungo cammino tra le campagne dell’Est Europa. Il testo a corredo: Breaking point, punto di rottura.
Il poster ha provocato reazioni sdegnate. Dave Prentis, del sindacato Unison, ha sporto denuncia alla polizia. George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, l’ha paragonato alla “propaganda nazista.” Anche Micheal Gove, leader di Vote Leave, di cui l’UKIP non fa parte, dato che il suo comitato referendario “Grassroots Out” non è portavoce “ufficiale” dei Brexiters, dice che “fa venire i brividi.” La conduzione della campagna da parte di Farage è stata ampiamente criticata anche dall’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che lo ha accusato di “legittimare il razzismo.”
Nonostante il margine potenziale di errore sia alto e il numero di indecisi a pochi giorni dal voto rimanga consistente, i sondaggi mostrano un sostanziale equilibrio. I sondaggi più recenti, commissionati dal Sunday Times e da Good Morning Britain, mostrano un punto di vantaggio (44-43) da parte del Remain, mentre la scorsa settimana il fronte del Leave aveva segnato un distacco piuttosto consistente, dai 3 ai 7 punti. Rimane da vedere quale sarà l’impatto delle vicende di Birstall sull’opinione pubblica. Identificare Thomas Mair con Vote Leave sarebbe scorretto, ma molti commentatori sostengono che questo atto, estremo e frutto di un disagio psichico, avrebbe trovato un’eco non secondaria nelle frange più nazionaliste di chi ha infiammato un dibattito che secondo i canoni italiani sarebbe considerato sereno. Nelle ultime settimane si è aperto un vaso di Pandora che è culminato con l’omicidio di Cox, ma che è passato per il poster dell’Ukip, per la “battaglia navale” tra i pescatori scozzesi e Sir Bob Geldolf e per il reciproco scambio di accuse da parte dei comitati referendari di utilizzare dati falsi o manomessi a suffragio delle tesi contrastanti.
Una cruda risposta è arrivata anche dai mercati, che nel pomeriggio dell’omicidio di Jo Cox hanno registrato un’impennata dopo giorni di calo. Rimane da capire quanto le due cose possano essere correlate.
Quello che appare sempre più certo è che il destino della Gran Bretagna, e dell’Europa, sarà scritto dagli elettori nella giornata di giovedì. Ma, anche in caso di Brexit, ci vorrà molto tempo per riuscire a comprendere quali direzioni prenderà il destino delle isole e dell’intero continente.
Stefano Basilico vive e lavora in Regno Unito. E se Brexit? è il suo ultimo libro.