Il primo impatto è abbastanza deludente considerato che hanno lo stesso sapore degli Oreo classici; ma il secondo assaggio è abbastanza interessante.
Lunedì, via Padova, Milano. Entro nel mio negozio di fiducia, ormai la cassiera mi sorride e mi saluta quando entro e io ricambio imbarazzato perché non capisco se è davvero felice di vedermi oppure mi sta un po’ sfottendo.
Mentre giro tra gli scaffali vedo qualcosa che attira istantaneamente la mia attenzione: non so cosa c’è scritto, ma sono degli Oreo e c’è un sacco di colore rosa sulla confezione. La prendo e la giro per leggere l’etichetta in italiano, dove trovo scritto “biscotti al gusto di fragola.” Ok, aggiudicati.
Un piccolo disclaimer: mi piacciono gli Oreo, non quanto altri biscotti italici che penso quasi tutti abbiamo mangiato almeno una volta a colazione e di cui non faccio il nome, ma non sono male. Una volta ho letto una teoria complottista che sosteneva causassero dipendenza e ora per curiosità sono andato a cercare ulteriori informazioni e — sorpresa — potrebbe non essere un complotto:
“Un nuovo studio suggerisce che il cervello risponda ai biscotti Oreo più o meno come risponde alle droghe vere e proprie — almeno se sei un ratto. Il “centro del piacere” del cervello, il nucleus accumbens, a quanto pare si attiva in risposta agli Oreo proprio come fa in risposta alla cocaina e alla morfina. Lo studio è stato condotto sui ratti, ma gli autori sostengono che probabilmente riguarda allo stesso modo gli esseri umani, e potrebbe spiegare perché si fa così tanta fatica a resistere dal mangiare un’intera confezione di biscotti.”
Non che non mi fidi, anche se sinceramente dopo un paio di biscotti inizio a sentirmi nauseato, ma sono SICURO che non succederà con questi al gusto di fragola.
RECENSIONE
Il ripieno ha lo stesso colore, questo rosa fluo che sono pronto a vedere nella prossima collezione di Philipp Plein, presente nell’immagine sulla confezione, e non so se questa cosa mi spaventi o mi incuriosisca. La quantità è molto minore.
Il primo impatto è abbastanza deludente considerato che hanno lo stesso sapore degli Oreo classici; ma il secondo assaggio è abbastanza interessante: non sanno di fragola, sanno di cicca (per i non milanesi, noi con “cicca” intendiamo il “chewing-gum”). Non una cicca qualsiasi, ma alcune specifiche di cui non faccio il nome ma sono sicuro conoscerete tutti, sapete quelle con cui si facevano le bolle rosa. Avete capito quali.
Il punto interessante è che questo abbinamento non è pessimo, sarà che mi richiama questa specie di sentimento nostalgico di quando ero alle scuole medie e facevamo le gare a chi faceva più bolle, ma io non le sapevo fare perché non sono mai stato tanto bravo a fare quelle cose cool e quindi mi limitavo a fare il tifo per uno o per l’altro, pronto a saltare sul carro del vincitore.
Ecco, questo è come descriverei il sapore. Ne ho mangiati un paio, poi ho iniziato a sentirmi nauseato, ma in fondo non vedo perché una persona ne debba mangiare più di due sinceramente, considerando anche la quantità di zuccheri e grassi presenti.
Questa cosa della dipendenza non mi convince, ma per sicurezza me ne porterò dietro uno la prossima volta che vado a ballare la techno perché non si sa mai.
VOTO 7/10
KONBINI: Più di un semplice food blog: un viaggio onirico nel cibo esotico metropolitano, tra le luci al neon dei negozi aperti h24 e le panchine dei parchetti. Tutte le puntate qui.