Il mercato mondiale delle auto elettrificate è in continua crescita. Negli ultimi 4 anni, dall’inesistente 0,2% di quota di mercato mondiale del 2013, siamo arrivati a circa l’1,2% del 2017. Si parla di un rialzo del 500%. Che si tratti di un settore in pieno fermento lo confermano i recenti dati sulle vendite: oltre 260mila elettriche contro le 41mila dei primi tre mesi del 2017.
Anche in Europa, la mobilità elettrica è in pieno fermento e le sue grandi potenzialità, sia dal punto di vista economico che ambientale, sono state riconosciute da diversi governi.
Facciamo qualche esempio.
La Norvegia già da un anno ipotizza di mettere al bando a partire dal 2025 le automobili con motore a combustione interna e le immatricolazioni elettriche rappresentano in modo stabile oltre il 25% del totale delle vendite (elettriche e ibride sfondano il 40% delle vendite annuali).
L’Olanda è un altro paese che si sta fortemente impegnando nella mobilità elettrica, tanto che il parlamento ha votato per la messa al bando delle vendite di auto a benzina e diesel dal 2025 (tuttavia ancora non vi è una legge a riguardo). Inoltre, le auto elettriche rappresentano circa il 10% delle vendite totali (per dare un’idea, in Italia si parla di un misero 0,1% del parco circolante).
In Francia, Macron ha annunciato elettrificazione totale del mercato auto francese entro il 2040. Inoltre, sono diverse le iniziative locali degne di nota, come le iniziative di alcune capitali europee che si stanno muovendo per vietare l’ingresso dei veicoli più inquinanti nelle loro aree metropolitane. Nello specifico, ad esempio Parigi bandirà dal 2024 le auto a gasolio, e nel 2030 il divieto di circolazione verrà esteso anche a quelle a benzina. Madrid, che invece punta a diventare al più presto “la capitale europea della mobilità elettrica condivisa,” sta investendo molto su progetti innovativi, come la “Metrolinera,” ovvero una stazione di ricarica per veicoli elettrici, che utilizza l’energia elettrica prodotta grazie alla frenata rigenerativa dei convogli della metropolitana.
Tuttavia, siamo ancora lontani dalla famosa rivoluzione “green” e la strada da fare è senz’altro lunga. Per dare un dato, nel secondo trimestre del 2017 in Europa sono stati venduti veicoli elettrici per un’autonomia totale di 12 milioni di chilometri, quasi la metà del mercato asiatico (oltre 22 milioni di chilometri). Peggio di noi gli Stati Uniti di Trump, dove sono stati venduti circa 10 milioni di chilometri di autonomia elettrica.
Qual è la situazione Italiana?
Si parla di appena 9820 macchine elettriche in circolazione. Il confronto con le varie crescenti eccellenze, europee e non, è impietoso. Nel 2016 sono state vendute appena 2560 auto elettriche (0,1% rispetto al totale delle immatricolate) e per completare la classifica appena citata, siamo solo sedicesimi tra i paesi del Vecchio Continente (appena 200mila km di autonomia elettrica venduta nel secondo trimestre del 2017). In Italia si vendono poche, pochissime macchine elettriche.
Le motivazioni sono molteplici e riguardano elementi di varia natura.
Incentivi: in Norvegia, nei Paesi Bassi e in molte altre realtà europee, il sostegno dello stato all’acquisto di un veicolo elettrico è significativo (20mila euro di incentivi nel primo caso, circa 10.000 nel secondo). I timidi supporti economici come sconti sull’assicurazione, l’esenzione dal dover pagare parcheggio pubblico in alcune città e la possibilità di poter entrare gratuitamente nelle zone a traffico limitato delle principali città italiane non bastano. Senza l’incentivo, il prezzo attuale di una macchina elettrica è certamente più elevato di quello di una normale a benzina, non creando delle prospettive di crescita delle vendite nel prossimo futuro.
Corretta informazione: sebbene le spese d’acquisto siano più svantaggiose, i veicoli elettrici sono nettamente più convenienti quando parliamo di elementi come il carburante e costi legati alla manutenzione. Ciò vuol dire, che tolto il primo momento (spesso decisivo per l’acquisto di un macchina), guidare un veicolo elettrico è più conveniente ed economico. Questo non sembra essere chiaro ai più, poche campagne di promozione e informazione infatti sono state fatte a riguardo.
FCA non ci crede, la posizione del colosso automobilistico gioca un ruolo chiave, se pensiamo che delle 10 auto più vendute nel nostro paese durante l’ultimo anno, ben 5 sono modelli Fiat. E di Fiat elettriche in Italia non sembra ne vedremo nei prossimi anni. A tal proposito, Marchionne ha affermato l’Ottobre scorso che “la macchina elettrica non è la soluzione per il futuro,” sottolineando che l’unico esemplare della casa automobilistica, la “Fiat 500 elettrica”, lanciato 5 anni fa in California, abbia comportato una perdita economica non irrilevante.
Poche colonnine elettriche. Abbiamo appena novemila punti di ricarica elettrici (in Europa se ne contavano 470mila ad inizio 2017), i pochi punti di ricarica contribuiscono ad aumentare il cosiddetto range anxiety, fra i maggiori freni alla diffusione dei veicoli elettrici. Si tratta della paura da parte di chi guida un’auto elettrica di restare a secco di energia e di non riuscire ad arrivare a destinazione a causa dell’autonomia limitata delle batterie elettriche. Quest’ansia aumenta in assenza di una struttura di ricarica capillare estesa. Dunque, senza un ampio intervento strutturale, difficilmente riusciremo a vedere più macchine elettriche in giro per le strade italiane.
Eppure, in uno scenario che sembra decisamente negativo, la mobilità elettrica italiana non è senza speranze. Là dove il mercato sembra essere tutt’ora fermo, alcuni attori di peso si stanno muovendo. Nel dettaglio, l’inizio del mese di Novembre è stato particolarmente rilevante per il settore: da un lato ENEL ha pubblicato il suo il piano di e-mobility, dall’altro il Governo italiano ha presentato il Piano energetico nazionale. Ma andiamo con ordine.
Favorire lo sviluppo dei veicoli elettrici e ibridi, tramite una copertura capillare di infrastrutture di ricarica elettrica (dotate di collegamento wifi, bluetooth e nfc nelle aree urbane), è l’obiettivo dichiarato da ENEL. Si tratta di un investimento compreso tra i 100 e i 300 milioni di euro, con il quale l’azienda si impegna a passare dalle circa 900 colonnine elettriche attuali a una quota di 14 mila entro il 2022. Il piano si basa fondamentalmente sulla necessità di soddisfare due tipi di bisogni diversi: da un lato le colonnine Quick (22kW) serviranno a ricaricare i veicoli nelle zone urbane (dove sono previste collaborazioni con Comuni, Regioni e soggetti privati di vario genere), mentre quelle Fast e Ultra Fast (50 e 150 kW) saranno destinate alle aree extraurbane, in modo da facilitare una ricarica più veloce. “La mobilità elettrica è ormai una realtà, dicono che sia la mobilità del futuro, ma è ormai assolutamente un fenomeno presente,” così Francesco Venturini, direttore della Divisione Globale e-Solutions di Enel. Con il Piano infrastrutturale una delle grandi sfide lanciate da ENEL è proprio quella di eliminare la già citata range anxiety.
Passiamo alla strategia energetica nazionale (Sen). Il piano per gestire il cambiamento energetico del paese è ambizioso: si parla di 175 miliardi per la crescita sostenibile, di cui 30 per reti e infrastrutture di gas ed elettrico, 35 per fonti rinnovabili e 110 per l’efficienza energetica. Tra gli elementi più importanti, la strada tracciata verso la decarbonizzazione totale, da raggiungere, rispetto al 1990, con una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050, il raddoppiamento per gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico riguardo l’energia pulita (da 222 milioni nel 2013 a 444 milioni nel 2021) e il riconoscimento dell’importanza della mobilità elettrica; inoltre, si è parlato della possibilità di creare degli incentivi per svecchiare il parco circolante. Il quadro che esce fuori è quello di un paese che sembra voler cambiare marcia: nella strategia si prevedono cinque milioni di auto elettriche nel 2030 in Italia. Elemento non indifferente è stato l’apprezzamento generale di alcuni attori importanti per lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro paese, come Confindustria e le associazioni ambientali (Legambiente e GreenPeace). Dunque, più di qualcosa sembra muoversi.
Infine, sembra interessante fare una breve riflessione sui nostri punti di forza e esperienze locali di grande eccellenza. Il recente studio Ambrosetti, ne identifica alcune, sottolineando la loro potenzialità nello sviluppo dell’e-mobility. Nello specifico, nella componentistica (conduttori elettrici, ingranaggi, ecc) l’Italia è considerata un’eccellenza mondiale, con oltre 2000 imprese italiane attive nel settore e quasi 40 miliardi di euro di fatturato. Inoltre, il nostro paese ha grandi competenze nell’ambito della progettazione della carrozzeria, nei design di interni e nella produzione di infrastrutture di ricarica (Enel, Bitron, Ducati Energia).
Passando alle esperienze positive, sicuramente un posto di rilievo lo merita la città di Milano. Sebbene il numero di macchine elettriche private sia irrilevante in termini assoluti (elemento che condivide con il resto della nazione), la città sta tentando di proporre un sistema di mobilità elettrica ampio e variegato.
Car-sharing elettrico: il riferimento è sia alle esperienze rivolte ai cittadini come quella di Share’n Go, che ad oggi presenta oltre 800 veicoli elettrici sul territorio, sia al recente progetto di car-sharing aziendale elettrico nato dall’accordo tra ReFeel eMobility e Spaces, che ha come obiettivo quello di portare oltre 1200 macchine elettriche e relative strutture di ricarica nei principali uffici e centri di business della città nei prossimi 2 anni. Altro esempio positivo è l’innovativa startup Mimoto, che ha recentemente lanciato 100 veicoli a due ruote completamente elettrici, e arriverà a 500 a fine anno. Il Comune offre inoltre circa 1000 biciclette elettriche e aumenterà la cifra, aggiungendo dei modelli dotati di sellino per bambini piccoli.
Questi sono alcuni degli elementi che rendono Milano una piccola eccellenza in campo di mobilità elettrica e stanno rivoluzionando il concetto stesso di mobilità urbana.
In conclusione, la sfida che presenta la mobilità elettrica è enorme. In un paese piegato da emergenze croniche di smog e accusato di avere un parco auto troppo vecchio, abbracciare questa sfida potrebbe portare enormi guadagni.
Aumentare il numero dei punti di ricarica, creare seri incentivi all’acquisto per i veicoli elettrici, investire in ampie campagne di sensibilizzazione e informazione sulla mobilità elettrica, coinvolgere tutti i principali attori (Comuni e case automobilistiche in primis) sono alcuni dei punti da cui partire. Inoltre, è importante sfruttare le eccellenze italiane in ogni settore e replicare i casi locali più all’avanguardia (come Milano).
La strada è segnata, non ci resta che intraprenderla, sperando di trovare delle colonnine elettriche lungo il nostro tragitto.