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Nata a Londra nel 2010 dalla mente del giovane Blaise Bellville, Boiler Room è a oggi una delle piattaforme più seguite e alimentate dalla scena musicale underground e non.

Il concetto è talmente semplice da farvi uscire quasi istantaneamente il proverbiale “l’avrei potuto fare anche io” (ma non l’avete fatto): trasmettere in diretta i dj set di artisti più o meno noti in contesti urbani e metropolitani — non per niente la traduzione letterale di boiler room è locale caldaie.

Inizialmente ideata come fuga dalla monotonia musicale delle charts e delle hitlist, oggi Boiler Room vanta quasi 4 miliardi di minuti trasmessi e una vasta comunità di appassionati, che – stufa del clubbing commerciale – ha trovato nelle live stream un luogo di culto e riscoperta musicale. “Verso il 2010 la scena underground era scomparsa, le classifiche erano piene di musica terribile, le persone che si riunivano intorno allo show potevano discutere sui forum e trovare finalmente una voce per la loro passione” spiega Bellville in un articolo del Guardian per i cinque anni di Boiler Room.

Cinque anni dopo la sua fondazione, Boiler Room rimane ancora attaccata al concetto di innovazione e di ricerca delle novità musicali, oltre che tecnologiche, più interessanti. È lo stesso responsabile dello sviluppo Mazdak Sanii a confermare che “Boiler Room sta cercando di diversificare i format editoriali per essere sicuri di catturare tutto quello che accade all’interno della nuova musica di qualità, che sia un nostro show o una live performance al Barbican, un panel dai nostri studi o un Q&A con un artista dall’altra parte del mondo.”

E finalmente, sempre nel 2015, anche in Italia è arrivato il primo evento organizzato Boiler Room (non senza qualche critica sulle scelte artistiche), portando a un pubblico fino a quel momento virtuale l’esperienza dal vivo.

Ma c’è un elemento nelle live dai locali caldaie che ha saputo assumere sempre più spessore e autenticità al pari di musica e artisti: il pubblico. Chiunque abbia visto almeno una live su YouTube infatti sa bene che – a differenza di concerti e dj set più tradizionali – il pubblico delle Boiler Room è spesso posto alle spalle del dj, diventando parte integrante della performance in streaming. Per un prodotto senza filtri, è quindi prevedibile imbattersi in situazioni epiche, comiche, imbarazzanti, psichedeliche, ai limiti dell’assurdo e a volte (ma solo a volte) sentimentali.

È stata la stessa Boiler Room a creare un profilo Tumblr chiamato BRKWYDLN – acronimo di Boiler Room Know What You Did Last Night – su cui chiunque può caricare Gif estratte dalle live, che catturino momenti particolarmente “curiosi”. La lista è lunga e ci da finalmente la possibilità di analizzare la fenomenologia della Boiler Room in tutta la sua vastità.

Il social media manager

Partiamo dal più comune e diffuso: il social media manager, ovvero colui che armato di instagram stories, #selfie e geolocalizzazione, trasforma un dj set nella firma della dichiarazione d’indipendenza. #bestnight #lovethis #salutandonio

L’esaltato

Con una probabilità del 99% è la persona che vi trovate di fianco quando volete godervi in tutta tranquillità il concerto o il dj set. Divorerà lentamente e senza pietà il vostro spazio vitale per poter piroettare come Billy Elliot e Anna Pavlova messi insieme.

L’esotico

L’esotico è la persona che osservate con una punta d’invidia per tutta la serata. Ha lasciato a casa la dignità e si sta divertendo come un matto.

L’aiutante

“Quante lucine colorate,” sta pensando, “perché non posso toccarle anche io?”

Il filosofo

In mezzo a una massa di sudore e decibel è indubbiamente più facile raggiungere il significato della vita, il difficile è ricordarselo il giorno dopo.

L’invadente

Una variante dell’esaltato, ma meno simpatico. Il suo è semplicemente un costante stato di fuoriluogo e maleducazione, se vi imbattete in un invadente andate a prendere una birra al bar, è meglio.

Il disagio

Questa è una fase che prima o poi, almeno una volta nella vita, ci ha accomunati tutti. Mentre ripensate a quella serata, rimbomba ancora nella testa la frase “ma cosa ci facevo io lì.”

Il poser

Poco sopra l’invadente e poco sotto i social media manager. Il contesto non c’entra, la loro è una filosofia di vita — e ahimè non esiste una cura.

La fame e chimica

Tutti abbiamo desiderato un kebab nel pieno di una serata, ma quanti sono riusciti veramente a mangiarne uno durante una Boiler Room.

MENZIONI SPECIALI

Gesù

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Dragon ball

Perché? Perché no?

Certo le categorie sono fatte per essere dimenticate e le etichette per essere staccate, ma non c’è nulla di più bello che cercarsi e ritrovarsi per farsi due risate – e perché no, riflettere, se la sbronza è già passata. Per altre e inimitabili situazioni da Boiler Room, il Tumblr racchiude ancora qualche piacevole perla da scoprire.