Questi libri non vanno scartati come propaganda: la Russia dal 1917 ha attraversato una vera esplosione culturale oltre che sociale.
L’università di Princeton ha pubblicato sul proprio sito la digitalizzazione della propria collezione di libri sovietici per l’infanzia, una collezione mozzafiato di 159 testi pennati da alcune firme particolarmente importanti della letteratura russa, da Majakovskij alla poetessa per l’infanzia Agniya Barto.
Si tratta di una prima selezione della molto piú ampia collezione Cotsen della biblioteca Firestone dell’Università.
Non mancano dalla collezione esperimenti editoriali, un libro pieghevole sul piano quinquennale e un esperimento stranissimo, “Libro Film,” di Kobrinets, con istruzioni per ritagliare e smontare il libro e farci un proiettore di carta.
Tutti i libri sono in russo, ma la collezione è espressamente orientata verso i libri illustrati. Manca una seria notazione in grado di rendere i testi quanto meno comprensibili ad un lettore che conosca l’inglese, ma anche semplicemente sfogliarli è un vero piacere.
L’editoria per l’infanzia era considerata una risorsa chiave dal governo sovietico, e per questo tutti i testi presenti nella collezione furono editati esclusivamente dalla GIZ, la casa editrice statale, con lo specifico intento di educare i giovani secondo la retorica comunista.
Non per questo i libri vanno scartati come propaganda: la Russia dal 1917 è soggetta a una vera esplosione culturale oltre che sociale. Questi sono sì libri per bambini commissionati dallo stato, ma la furia creativa artistica e grafica di quegli anni era incontenibile, e indissolubilmente legata all’immaginario sovietico. Nelle pagine si inseguono soluzioni grafiche avanguardistiche, fotomontaggi, tipografia sperimentale che anticipa e supera la grafica occidentale del dopoguerra, con soluzioni che spesso ricordano quasi le fanzine statunitensi degli anni ’70.
Chiamato oggi genericamente “costruttivismo” la filosofia dell’arte, della grafica e dell’architettura delle prime due decadi del blocco sovietico ha avuto, attraverso il Bauhaus e il De Stijl, un ruolo fondamentale nel plasmare il gusto e l’estetica contemporanea. L’innovazione sostanziale del costruttivismo è quella di riconoscere finalmente la funzione sociale e politica dell’arte. Dotata finalmente di una dichiarata reason why, l’arte cambia drasticamente. Ogni linea si fa più importante: deve avere una ragione comunicativa. L’arte non è più soltanto serva del vezzo del proprio artista, l’arte è costruita dall’artista. Sulle spalle del futurismo e dell’astrazione geometrica del suprematismo, il costruttivismo sovietico aveva una funzione sociale e rivoluzionaria: aveva l’aspetto di qualcosa di mai visto, comunicava istintivamente che la Russia fosse rivoluzionaria.
Le illustrazioni svolgevano nelle opere un ruolo fondamentale, non di accompagnamento — erano iconografiche, funzionali alla lettura, per raggiungere chi avesse difficoltà nello scritto. Il GIZ credeva fortemente nel “linguaggio delle immagini” per il lettore di massa. Così venivano per la prima volta avvicinati per lavori tradizionalmente meno nobilitati grandissimi illustratori e artisti del calibro di Alexander Deineka e di El Lissitzky, astro nascente del suprematismo sovietico.
Attraverso le pagine della raccolta, si intravvede lo scontro interno non solo al GIZ ma a tutta la produzione artistica sovietica. Lentamente il ruolo avanguardistico del costruttivismo viene riconosciuto anche in patria, e dove le innovazioni grafiche restano, nell’arte raffigurativa si fa sempre più importante il ruolo del realismo. In particolare, di quello che nel 1934 viene ufficialmente riconosciuto come “Realismo socialista.” Le illustrazioni per bambini successive agli anni ’30 perdono molto mordente ai nostri occhi contemporanei.
Un pezzo imperdibile della collezione è un libro di animali, scritto da Majakovskij, Что ни страница то слон то львица, “In ogni pagina c’è un elefante o una leonessa,” in copertina. Illustrato da Kirill Zdanevich, artista e designer di grande avanguardia, anticipa il gusto grafico di quasi un secolo, con illustrazioni stilizzate e tipografia assurdamente ribelle.
Da vedere anche Юность, иди!, “Gioventù, andiamo!,” un manuale per diventare “lavoratori modelli,” costellato da illustrazioni costruttiviste e cubo-futuriste.
Gioventù, andiamo era un’opera voluta dal VTsSPS, il Consiglio dei Sindacati, e costruiva in sedici tavole a due colori — nero e rosso — un testo agile che spiegasse la sacralità del lavoro — non solo per bambini, ma per chiunque potesse essere raggiunto con un testo più semplice.
Due anni dopo la morte di Lenin, nel 1926, usciva Детям о Ленине, traducibile più o meno come “Lenin per bambini”, in cui Kravchenko raccontava, in una narrativa semplice ma serrata, la storia della rivoluzione, in 71 pagine divise in 34 agili capitoli.
Ne potremmo elencare tantissimi altri, come Due fratelli, o come la serie su dirigibili e mongolfiere. Vi lasciamo invece esplorare, perché è più bello, sul sito della collezione “Playing Soviet.”