Non sta andando come credevamo la campagna elettorale nel Regno Unito.
O meglio, il risultato sembra oggi telegrafato come quando Theresa May ha annunciato le elezioni anticipate: sembra scontata la vittoria dei Tories, di fronte a un Labour che molti critici sostengono si sia spostato “troppo a sinistra,” e la relativa innocuità di Lib Dem e UKIP.
Quanto invece non ci si poteva aspettare, anche prima dell’orribile attentato a Manchester del 22 maggio, era l’incredibile, inarrestabile deriva populista che ha travolto tutti gli schieramenti politici, per competere in una elezione in cui, appunto, tutto sembra già deciso.
Invece la temperatura non potrebbe essere più alta, e il discorso politico più basso — ma non è tutto per niente. Ad esempio, Captain Ska, un settetto synth-ska che già negli anni scorsi aveva fatto parlare di sé per il proprio impegno politico, ha rilanciato con successo senza precedenti il proprio singolo, Liar Liar, contro l’attuale Prima ministra britannica.
In una mossa che incrocia fandom e attivismo politico, i sostenitori dei Captain Ska si sono dati un solo obiettivo: costringere le radio — e in particolare l’ascoltatissima BBC1 — a mandare in onda il pezzo. E di fronte alla, tutto sommato giustificabile, resistenza da parte delle trasmissioni radiofoniche, la soluzione è solo una: finire nelle classifiche.
In una campagna inarrestabile, fan del synth-ska — forse la maggioranza silenziosa che il Regno Unito non sapeva di avere — e critici delle politiche del governo conservatore si sono alleati comprando la canzone su iTunes, Amazon e facendo streaming non stop su Spotify — e non ci sono Miley Cyrus, Niall Horan ed Ed Sheeran che tengano, la canzone è prima entrata nella top 40, e poi ha sfondato il tetto della top ten per qualche ora. Mentre scriviamo è al dodicesimo posto.
Captain Ska, a onor del vero, ha già annunciato che tutti i proventi delle vendite e degli stream del pezzo andranno in beneficenza: l’operazione è a tutti gli effetti colorata politicamente, essendo il singolo prodotto non da una casa discografica, ma dalla People’s Assembly Against Austerity, un movimento sponsorizzato tra gli altri anche da Tony Benn, Len McCluskey e Jeremy Corbyn.
Il successo di Liar Liar — di cui apprezziamo tantissimo contenuto e esistenza, ma che a dir la verità è una canzone brutta brutta — è un ottimo termometro della situazione nel Regno Unito, in un contesto politico assurdista.
Così, mentre nessun partito sta combattendo per provare a sovvertire il voto della Brexit che condanna il paese ad un lento slittamento verso l’irrilevanza, il Labour si trova affaticato e incapace di cogliere l’occasione per strappare il governo ai Tories — che paradossalmente, considerato il colpo di mano di May, sono arrivati alle elezioni con una piattaforma debolissima.
E nessuno, Tories e Labour allo stesso modo, sembra capace di dare il colpo di grazia allo UKIP che, dopo il fugone di Nigel Farage si sta riorganizzando in un partito populista pericoloso quanto ben organizzato.
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