Approdata sulle prime pagine italiane negli ultimi giorni, dopo i risultati delle elezioni francesi, la vita privata del candidato centrista Macron è il gossip più piccante del momento.
I rumor si rincorrono attorno alla situazione familiare del candidato: Macron è infatti sposato con una donna di ventiquattro anni più vecchia di lui — una differenza d’età che, non è mancato di sfuggire a molti, è la stessa che corre tra Donald e Melania Trump — ma che è effettivamente molto meno comune a generi invertiti, nell’ambito della politica.
Come se non bastasse essere colpevole del reato capitale di avere una compagna più vecchia di lui, la storia del candidato e della moglie ha effettivamente del romanzesco: Macron e Trogneux si sono incontrati per la prima volta quando lui aveva 15 anni, e i giornali di gossip sembrano dediti a raccontare che si sia innamorato a soli 17.
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In un processo logico francamente incomprensibile, la destra francese ha iniziato a mettere in giro voci riguardo l’omosessualità di Macron. Incomprensibile, perché per quale ragione dovrebbe un “agente della lobby gay” cercarsi una donna dello specchio così atipica da dar luogo a un intero altro ramo di gossip e fake news? Sì, il passaggio non fa un passo più in là se non: sposato con una donna “anziana,” per cui non possono piacergli le donne.
Come tutti i gossip, la storia è ricca di dettagli: secondo le voci Macron avrebbe una relazione segreta con il presidente dell’INA e amministratore di Radio France Mathieu Gallet, un caposaldo del mondo della cultura francese. La relazione — e non la completa e sistemica insufficienza di tutti gli altri candidati — avrebbe permesso a Macron di diventare “il candidato dei media.”
La voce è una storia che rincorre Macron da anni: da quando era ancora Ministro dell’Economia, dell’industria e del digitale del governo Valls II — questo sì che è un passato ingombrante, altro che stare con una donna più anziana di qualche anno.
Ma negli ultimi mesi la temperatura si è alzata tantissimo, sotto un tambur battente di articoli di gossip, video su YouTube complottisti, e propaganda online chiaramente coordinata, su un modello aderente a quello che abbiamo già visto in azione due volte: Brexit e Trump. Un dettaglio interessante è la densità di account di simpatizzanti che twittano in lingue diverse dal francese.
La storia è stata bastardizzata in decine di varianti: dalla teoria della lobby gay, al tentativo di nascondere la propria sessualità per “non spaventare il voto islamico.”
It's sad to see that #Macron hides his true sexuality in order to appeal to muslims.#EnMarche #gay #Macron2017 #MacronPresident #GayMacron
— Gaspar Prouvé (@GasparProuve) April 25, 2017
La pressione nei mesi scorsi si è fatta tale che lo scorso 7 febbraio Macron ha sentito di dover affrontare le voci di petto, chiarendo che no, in nessun modo viveva una doppia vita.
In tutto questo, in una storia che come dicevamo, spesso sconfina nel romanzesco, Macron potrebbe anche esserlo, omosessuale. E ovviamente, non sarebbe in nessun modo un problema per nessuno di assennato. La scommessa dell’estrema destra, però, è un’altra: che, malgrado la progressiva e mai sufficiente normalizzazione dell’omosessualità, per un politico, anche in Francia, sia comunque un elemento di scandalo incapacitante. Effettivamente, negli ultimi vent’anni la Francia ha avuto tante voci di corridoio ma mai una figura politica pubblicamente omosessuale — e il dialogo politico è molto più sessualizzato di quanto siamo abituati in Italia. Dopotutto, parliamo dello stesso paese dove uno dei candidati ha dichiarato che il paese fosse da “conquistare come una donna,” ed è servito un altro scandalo dopo per esaurire le sue possibilità di vittoria.
Prima di annunciare l’appoggio a Macron in vista del secondo turno, i repubblicani hanno attaccato più volte il candidato sottintendendo che un omosessuale non potesse essere presidente della repubblica — Sarkozy arrivò al punto da sostenere che Macron piacesse “perché va di moda essere androgini.”
Speriamo che l’omofobia dei repubblicani non condanni la Francia, e con lei l’Europa, alla tragedia che sarebbe la vittoria di Le Pen — perché la stampa, e non solo di destra, o per lo meno non solo che si riconosce come di destra, ci è saltata dentro, quotidiani, settimanali e siti internet, come se trattasse degli affari di un qualsiasi attore, come se a rischio non ci fossero le fondamenta stesse dell’Unione Europea, e anche la stabilità economica — questa sconosciuta — del nostro paese.