Benvenuti a Eco
la rassegna stampa settimanale dedicata a energia, ambiente, ecologia e sostenibilità.
In questa puntata: i guai dell’industria petrolifera venezuelana peggiorano, i droni potrebbero produrre l’energia eolica del futuro, il Regno Unito festeggia il suo primo giorno senza consumo di carbone dal 1882.
1. Houston, abbiamo un problema
Nella prima puntata di Eco scrivevamo delle pessime condizioni in cui versava PDVSA, la compagnia petrolifera statale venezuelana; la situazione è ulteriormente peggiorata, e PDVSA potrebbe cedere quasi la metà delle azioni comprate da Citgo, un’azienda petrolifera statunitense, per ripagare un precedente debito―debito che aveva come “collateral”, o garanzia, proprio le azioni di Citgo―contratto con un’altra azienda del settore Oil&Gas. Qual è l’azienda in questione? Rosneft, una compagnia la cui maggioranza è in mano al governo russo, e che è soggetta a sanzioni da parte USA. Risultato? C’è il concreto rischio che Rosneft finisca con il possedere quasi metà delle azioni di Citgo. Ora, il fatto che una compagnia russa―di fatto controllata dal governo russo e, in ultima analisi da Medvedev, pupillo di Putin―stia per ottenere quasi una quota di maggioranza―per la precisione il 49,9%―in un’importante azienda statunitense, ha sollevato un polverone, spingendo a muoversi una coalizione bipartisan di senatori. Non si sa ancora se Rosneft accetterà l’offerta.
2. Ma il Venezuela ha altro a cui pensare
I problemi della PDVSA nascono anche dal fatto che il 90% delle esportazioni venezuelane sono costituite dal petrolio, che, però, arriva a destinazione con sempre maggiori difficoltà, essendo la compagnia petrolifera statale così a corto di soldi da non poter provvedere alla manutenzione puntuale delle petroliere. In particolare, numerose navi presentano problemi di “pulizia”―davvero. Il greggio presente sugli scafi, infatti, deve essere regolarmente pulito via, altrimenti le navi non possono navigare in acque internazionali; ad occuparsi della faccenda sono operai in tuta da sub, che a mano raschiano via il greggio incrostato―l’operazione presenta dei rischi, e si è già registrato un decesso durante le operazioni. Nel frattempo, le esportazioni continuano a calare a ritmi vertiginosi, mostrando quanto fragile possa essere un’economia basata così fortemente sul greggio.
3. “Pulita, ma con dei problemi”
In questi termini si potrebbe parlare dell’energia nucleare, che negli Stati Uniti va incontro ad un futuro sempre più incerto. Sull’IEEE Spectrum―la pubblicazione dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers―se ne è scritto recentemente, evidenziando due limiti che negli ultimi anni sono divenuti sempre più evidenti: il fatto che l’energia nucleare possa essere prodotta solo su scala industriale―limitando la tendenza a “democratizzare” la produzione di energia, fenomeno di cui avevamo parlato su Eco―ed i conosciuti problemi del trattamento delle scorie.
Il nucleare, oltre ad essere minato dalle rinnovabili, dovrà presto confrontarsi anche con lo shale gas statunitense―il gas naturale è sì un combustibile fossile, ma ad emissioni relativamente basse, in confronto ad altre fonti. Un ulteriore problema è costituito dal “cycling”: poiché sole e vento non sono sempre disponibili, nel momento in cui lo sono, alcune centrali elettriche devono sospendere la produzione di energia, per evitare un sovraccarico della rete; le centrali nucleari, però, non posso interrompere la produzione di energia in ogni momento. Un dato, però, resta certo: produrre energia nucleare risolve parzialmente il problema delle emissioni di carbonio, e proprio su questo punto produttori e mondo politico stanno insistendo, per rendere ancora conveniente far operare le centrali esistenti tramite “zero emission credit”.
4. Droni che producono energia eolica
Le classiche pale eoliche erano diventate un po’ noiose, quindi E.ON SE, una tra le principali compagnie energetiche europee, ha pensate di andare oltre. Come? Progettando―e costruendo―dei droni che, sfruttando le correnti ascensionali e discensionali, volerebbero, tirando un cavo a cui sono legati. Il cavo a sua volta è collegato a delle turbine, che produrrebbero energia grazie al movimento dei droni stessi. Il punto forte del progetto sarebbe l’abbattimento dei costi―lasciar volare un drone a mezz’aria è più economico rispetto a costruire e mantenere una classica pala eolica. Le prime sperimentazioni dovrebbero avvenire in Irlanda, nella Contea di Mayo, dove il vento non manca e il traffico aereo è basso.
5. Onde energetiche
Sfruttare il moto ondoso per produrre energia. L’idea non è nuova, potrebbe fornire energia in quantità, ma presenta parecchi problemi: dal design degli impianti a problemi di efficienza, fino all’elevata corrosività dell’acqua salata―tant’è che gli addetti del settore sono soliti sostenere che le tecnologie in questione siano allo stesso livello di sviluppo delle tecnologie eoliche di trent’anni fa. Dopo parecchi esperimenti in Portogallo, Stati Uniti e, veramente su piccola scala, in Italia, negli ultimi mesi se ne è riparlato, soprattutto per il rinnovato interesse da parte del governo scozzese. Stay tuned.
6. Un giorno senza carbone
Nelle 24 ore di venerdì 21 aprile il Regno Unito ha soddisfatto la propria domanda di energia elettrica senza consumare un solo grammo di carbone. A darne l’annuncio è stata la multinazionale britannica dell’energia e del gas National Grid, e per la patria della Rivoluzione industriale è un traguardo storico: si tratta infatti del primo giorno lavorativo senza consumo di carbone dal 1882, data dell’apertura della prima centrale elettrica a carbone del paese. Il governo ha annunciato l’anno scorso di voler chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2025, in linea con un trend che sta interessando anche il resto del continente, più in fretta del previsto. Secono i dati di National Grid, il Regno Unito venerdì ha ricavato il 50% della propria elettricità da gas naturale, il 30% da fonti rinnovabili, e il restante dal nucleare.
Eco è a cura di Giovanni Scomparin, Nicolò Florenzio e Tommaso Sansone.
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