In copertina: Fatoumata Kebe sta preparando una tesi di dottorato in astronomia all’Osservatorio di Parigi. Lavora sui rottami spaziali, resti delle attività umane nello Spazio.
L’ASI ha commissionato ad alcune fotografe di tutto il mondo una serie di scatti per narrare il punto di vista femminile verso lo spazio.
A partire dal 20 aprile, al Museo della scienza e della tecnica di Milano, si potrà visitare la mostra fotografica Space Girls Space Women — lo spazio visto dalle donne, un atto simbolico di protesta contro la disuguaglianza di genere che continua ad affliggere il settore aerospaziale.
Il progetto è stato voluto dall’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, partendo dalla constatazione che, nel settore, i ruoli di potere sono ancora occupati con una larga prevalenza da uomini. La situazione è migliorata rispetto a qualche anno fa — ora i 42% del personale che svolge ricerca scientifica è di sesso femminile — ma resta ancora molto da fare. Di quel 42%, infatti, solo il 20% riesce a raggiungere ruoli di vertice.
L’ASI ha commissionato ad alcune fotografe di tutto il mondo, come Eva Parey, Laurence Geai e Enza Tamborra, una serie di scatti per narrare il punto di vista femminile verso lo spazio. L’agenzia fotografica EPA Press ha avuto un ruolo fondamentale nella mostra, mettendo in contatto le fotografe con l’Agenzia Spaziale. Mostra che non è un’esclusiva di Milano, ma verrà allestita anche a Roma e in altre parti del mondo. Tutto questo grazie all’Agenzia Spaziale Europea, che ha a sua volta finanziato il progetto.
Vogliamo inviare un messaggio a un mondo che sembra non evolvere nella parità di genere, altrettanto in fretta quanto i risultati scientifici e tecnologici che sa raggiungere. In Italia la differenza di genere è ancora un problema, anche nel mondo della ricerca. Ed è un paradosso: nella ricerca della conoscenza non dovrebbe esistere distinzione tra uomo e donna, perché è il merito che fa progredire e affrontare sempre nuove frontiere. (Anna Sirica, direttrice ASI)
Oggi, all’inaugurazione, era presente anche Fiorenzo Galli, direttore generale del museo milanese, ed Ersilia Scarpetta, un funzionario dell’ESA che si occupa anche di parità di genere. L’occasione è stata sfruttata per parlare di questioni di genere non solo all’interno della ricerca aerospaziale, ma in tutto il mondo lavorativo scientifico. In tutte le discipline del settore, racchiuse nell’acronimo STEM (Science, technology, engineering and mathematics), le donne sono in una posizione svantaggiata e di minoranza.
“Il Museo ha scelto di ospitare questa mostra perché incrocia tre nostri punti di lavoro: l’attenzione ai temi dello Spazio e alle attività di ESA e ASI; la sensibilità verso l’inclusione di genere nelle STEM tramite attività e format originali, in collaborazione con l’industria, la ricerca e la scuola; l’uso di linguaggi diversi come la fotografia, l’arte contemporanea, il cinema, per rappresentare e raccontare personalità e visioni della scienza contemporanea. Tutto questo inoltre è in sintonia con la dedica del Comune di Milano del mese di aprile a #STEMintheCity, un programma di eventi per supportare le carriere scientifiche delle ragazze”. (Fiorenzo Galli, direttore del museo della scienza e della tecnica)
La mostra rimarrà aperta fino al 20 giugno e sarà possibile accedervi con un normale biglietto di ingresso al museo che, a meno che non si disponga di una delle varie agevolazioni, costa 10€.