Stamattina è stato presentato a Palazzo Marino ReLambro, un progetto finanziato dalla fondazione Cariplo per la riqualifica del bistrattato fiume milanese.
Il progetto è stato curato dal Politecnico, con la partecipazione di enti come Legambiente, DAStU ed ERSAF, e prevede la restituzione del fiume alla città, con un cambio di mentalità radicale — considerando le aree intorno al Lambro non più come il retrobottega della città, ma come una zona di primo piano per le aree circostanti, che nel progetto vengono definite rivierasche.
All’incontro di oggi era presente l’assessore all’urbanistica Maran, diretto interessato al tema. “Il Lambro e altri posti in città sono stati trattati in maniera impropria. Le cose, però, oggi sono cambiate,” sostiene l’assessore. “Questi interventi sui fiumi a volte risultano frammentati e sconnessi tra loro. Questo piano ci consente di indirizzare le riqualificazioni.” E di dargli, si spera, un aspetto unitario.
All’incontro era presente anche il professor Longo, del dipartimento Studi urbani e architettura del Politecnico, tra i curatori del progetto. “Il Lambro è un’infrastruttura naturalistica che attraversa molte entità amministrative,” a suo parere, “e le costringe a collaborare. Il progetto tenta di mettere insieme gli spazi aperti lungo il fiume. È una logica di piccoli passi: nel tempo si noteranno grandi progressi, ma oggi iniziamo con un investimento minimo.”
Il medio tratto del Lambro, che va da Monza alla fine del Comune di Milano è stato ufficiosamente diviso in 4, per rendere più agevole l’azione: il settore preso in esame al momento è il secondo, a Cimiano, sul retro del palazzo della RCS. In questa zona, il fiume lambisce moltissimi orti urbani, prima di entrare nel Parco Lambro.
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“Gli interventi prevedono la restituzione alla naturalità di ampie aree golenali, il rafforzamento del sistema di siepi e filari dei canali, la riorganizzazione delle funzioni pubbliche e furtive in zone oggi a rischio esondazione.”
(Pensavate che il Lambro non fosse pericoloso? Allora prendetevi un po’ di paura con questa mappa.)
Quando si parla di riqualificazione, in realtà, non bisogna pensare solo agli argini: il Lambro è stato per molti decenni uno dei fiumi più inquinati d’Europa. “Mi ricordo le dimostrazioni allo scarico della fogna sotto il ponte di Ponte Lambro nel 2001. Una puzza…” ricorda un attivista. Oggi la situazione, per quanto non in modo decisivo, è migliorata, anche se il gravissimo incidente del petrolio di Villasanta ha danneggiato ulteriormente il già fragile ecosistema del fiume. Il Lambro ha reagito meglio ai programmi di recupero rispetto agli altri due fiumi lombardi in genere presi ad esempio, il Seveso e l’Olona, in quanto le sue sponde sono ancora in larga parte naturali e non cementificate.
Lo scopo ultimo del progetto ReLambro è far sì che tutta la media valle del Lambro diventi un susseguirsi di aree verdi o naturali connesse tra loro, facendo sì che il Lambro diventi davvero “un’infrastruttura naturale.” L’assessore Maran ha osservato che la zona che verrà coinvolta nelle operazioni “intercetta anche il piano periferie, andando ad agire sull’area Rizzoli-Adriano. Bisogna procedere in modo determinato e poi passare agli altri fiumi.”
Chi volesse leggere e spulciare il PDF completo, può cliccare qui. Chi è ulteriormente interessato, può andare anche sul sito di Contratti di fiume e perdercisi dentro.