Il governo dello scaricabarile

Di fronte alla seconda alluvione in Emilia–Romagna in 16 mesi, la priorità del governo è stata mettere in chiaro che non ritiene che la crisi sia una propria responsabilità

Il governo dello scaricabarile

È stata un’altra notte di alluvione in Emilia–Romagna: tra le aree colpite in modo più grave c’è il borgo di Modigliana, dove ci sono state delle frane dopo che — nelle parole del sindaco Dardi — “il fiume è esploso.” È difficile la situazione anche in molte zone della provincia di Bologna e nella pianura di Ravenna. Nella serata di ieri le piogge sono rallentate e i livelli dei fiumi si sono abbassati, anche se il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, puntualizza che “l’emergenza maltempo non è finita” e “deve continuare a essere monitorata finché il mare non raccoglierà le acque.” La crisi si è allargata anche alle Marche, dove le forti piogge hanno provocato esondazioni che hanno costretto più di mille persone a lasciare le proprie case.

La forte pioggia è tornata solo 16 mesi dopo la scorsa alluvione dell’Emilia–Romagna ed evidenzia esplicite responsabilità politiche nella gestione della precedente crisi. Responsabilità politiche che non sono il forte del governo Meloni: il ministro della Protezione civile Musumeci, insieme al viceministro alle Infrastrutture Bignami, ha convocato una conferenza stampa per scaricare il barile, spiegando che “la prevenzione strutturale e infrastrutturale è di competenza delle regioni.” Musumeci ha dichiarato di non voler fare “polemica politica,” ma ha poi indicato espressamente come la responsabile di entrambe le alluvioni (!) sarebbe la giunta Bonaccini, dicendo che non avrebbe speso tutte le risorse mobilitate nei mesi scorsi, e che in precedenza non aveva “attrezzato” (sic) il territorio. Se ne lava le mani anche il commissario per l’alluvione Figliuolo, che a luglio si vantava dei progetti finanziati — con uno stanziamento “di circa 761,7 milioni di euro” per la viabilità — e che ora invece dice: “Abbiamo dato 94 milioni per gli interventi di somma urgenza e ne hanno spesi a malapena 49 milioni. Dei 102 milioni sulla sicurezza idrica ne hanno spesi zero.”

La versione del governo, però, è messa in discussione dal sindaco di Brisighella, Massimiliano Pederzoli, l’unico di centrodestra della provincia di Ravenna. Parlando con Storie italiane, su Raiuno, il sindaco si è sfogato: “Se abbiamo attivato misure di prevenzione dopo l’alluvione di un anno fa? No, perché dalla gestione commissariale, eccetto un po’ di soldi per le somme urgenze dell’anno scorso, per quanto riguarda i progetti di consolidamento delle frane e delle strade non ci è arrivato un soldo.” La presidente dell’Emilia–Romagna Priolo spiega che “i fondi stanziati dal commissario sono stati tutti impegnati e quelli ancora da liquidare sono relativi a cantieri in corso o completati.” Ma cosa bisogna fare allora? “Qui servono opere strutturali, eccezionali. Ma, in primis, deve dirlo Figliuolo alla presidenza del Consiglio dei ministri.” La segretaria del Pd Schlein ha espresso la propria vicinanza alle aree alluvionate e denuncia: “Mentre gli amministratori dell’Emilia-Romagna hanno passato la notte a gestire l’emergenza, organizzare soccorsi e sostenere la popolazione, la destra di governo si è messa subito a fare sciacallaggio politico per fini elettorali.” Ricordando l’“inutile passerella con gli stivali nel fango” di Meloni dell’anno scorso, Schlein sentenzia che il governo “prima ancora che ridicolo è indecente”: “Hanno perso due mesi per nominare un Commissario su cui hanno concentrato tutte le prerogative e i poteri; hanno individuato nell’esercito, a Roma, la struttura commissariale a dispetto del territorio, hanno voluto a tutti i costi centralizzare e adesso scaricano responsabilità e problemi sugli amministratori locali.”

C’è un problema più profondo, alla radice, ovviamente: lo scetticismo climatico programmatico delle forze di governo, diventato ormai pensiero dominante nell’imprenditoria italiana ed europea: due giorni prima dell’ennesima crisi causata dagli effetti della crisi climatica, Meloni denunciava i presunti “risultati disastrosi” del Green deal, frutto di un “approccio ideologico.” Il nuovo presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, aveva detto poco prima che il piano europeo ambientalista “è impregnato di troppi errori.” La ministra Santanchè aveva commentato tronfia su X: “Abbiamo sconfitto un futuro in rosso, ora evitiamo che il colore del futuro sia troppo verde.” Nel mondo reale, anche le critiche più sensate da rivolgere alla dirigenza della regione, storicamente di centrosinistra, non riguardano tanto l’ultimo anno quanto decenni di permissivismo edilizio in aree particolarmente sensibili al rischio idrogeologico, come era emerso anche un anno fa.


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