Inizia la trattativa per la pace, forse
Dopo alcuni tentennamenti iniziali, l’Ucraina ha accettato di partecipare a un primo round di trattative per un accordo di pace con la Russia. Il presidente Zelenskyj si è reso disponibile, ma rimane scettico
Il tavolo della trattativa tra Ucraina e Russia, sul confine con la Bielorussia. Foto: ministero degli Esteri bielorusso, via Twitter / @BelarusMFA
Dopo alcuni tentennamenti iniziali, l’Ucraina ha accettato di partecipare a un primo round di trattative per un accordo di pace con la Russia. Il presidente Zelenskyj si è reso disponibile, ma rimane scettico
Dopo i tentennamenti iniziali — dato che l’offerta della Russia prevedeva l’apertura di un tavolo per la pace in Bielorussia, non esattamente uno stato neutrale nel conflitto — l’Ucraina ha accettato di partecipare a un primo round di trattative per un accordo di pace con la Russia, “senza condizioni preliminari.” Il presidente Zelenskyj si è mostrato scettico: “Proviamoci, così che nessun cittadino ucraino possa avere dubbio che io, come presidente, non ho cercato di fermare la guerra quando c’era uno straccio di possibilità.” La notte è stata relativamente tranquilla a Kyiv, ma nelle scorse ore si sono tornate a sentire esplosioni, sia nella capitale che a Charkiv, come riportato su Telegram in un aggiornamento del servizio di comunicazioni speciali dello stato. In un altro aggiornamento, l’agenzia ha pubblicato il video di una palazzina in fiamme a Černihiv, che sarebbe stata colpita da un missile.
Alla riapertura dei mercati si sono visti i primi effetti delle sanzioni contro la Russia: il valore del rublo è crollato di quasi il 30% — in questo momento il cambio USD/RUB è a +28,35%, qui trovate un link sempre aggiornato. Il blocco di diverse banche russe dal circuito Swift fa temere agli investitori che ci sarà una corsa per cambiare i propri liquidi in dollari e altre monete. Ieri mattina su Twitter sono apparsi i primi video delle code agli sportelli bancomat. Anche la Svizzera, tradizionalmente neutrale, sta considerando di accodarsi alle sanzioni europee, congelando le risorse russe nelle banche del paese — come è già stato fatto dalla Bundesbank tedesca. Sergej Aleksašenko, economista russo che negli anni Novanta è stato viceministro delle Finanze e vicedirettore della Banca centrale, ha definito l’esclusione dello Swift come “una bomba atomica finanziaria che viene sganciata sulla Russia.” “È iniziata la guerra e sono finiti i soldi,” chiosa Aleksašenko, “i soldi sono finiti prima che la guerra possa finire.”
A proposito di bombe atomiche, Putin ha ordinato di mettere in allerta “speciale” tutte le “forze di deterrenza” del paese — comprese, di conseguenza, le armi nucleari. Il presidente russo ha giustificato l’azione parlando di “affermazioni aggressive” da parte degli “alti funzionari statali dei principali paesi Nato.” Il riferimento è probabilmente alle dichiarazioni di Biden, che il giorno prima in un’intervista con Brian Tyler Cohen aveva detto che l’alternativa alle sanzioni era la Terza guerra mondiale, affermazione che era stata immediatamente ripresa dalle agenzie di stampa russe. La dichiarazione di Putin è stata a sua volta condannata dagli Stati Uniti: l’ambasciatrice all’Onu Linda Thomas-Greenfield ha parlato di “escalation inaccettabile.” Un funzionario del Pentagono, che ha preferito rimanere anonimo, ha commentato che il leader russo “potenzialmente mette in gioco forze che, se ci fosse un errore di calcolo, potrebbero rendere le cose molto, molto più pericolose.” Intanto, con un referendum, la Bielorussia ha rinunciato al proprio status non nucleare, aprendo allo scenario che il paese possa ospitare testate nucleari russe. Secondo la commissione elettorale bielorussa il 65,2% dei votanti si è espresso a favore della riforma costituzionale, ma in diverse città ci sono state manifestazioni pacifiste molto partecipate, e secondo il conto degli attivisti sono state arrestate almeno 290 persone. Si tratta delle prime manifestazioni di dimensioni rilevanti dalla repressione delle proteste contro Lukašėnka del 2020.
Le manifestazioni contro la guerra si moltiplicano in tutta Europa — ma anche negli Stati Uniti. La più grande è stata quella di Berlino, dove almeno 100 mila persone — secondo alcuni addirittura 500 mila — si sono radunate alla Porta di Brandeburgo. Migliaia di persone sono scese in piazza anche ad Amsterdam e Praga. Si continua a protestare anche in Russia: in 48 città si sono tenute manifestazioni e sit-in contro l’invasione, e secondo un gruppo di monitoraggio indipendente soltanto ieri sono state arrestate più di 2000 persone. Anche in Italia, dopo le grandi piazze di sabato a Milano, Roma e in decine di altre città, ci sono state nuove manifestazioni per la pace, in particolare a Napoli e a Firenze.
Al netto delle manifestazioni di pace, però, in Europa si respira aria di guerra. L’Unione europea ha mobilitato 450 milioni di euro per acquistare armi e altro equipaggiamento per l’Ucraina, e la Germania ha annunciato aumenti rilevanti del proprio budget alla Difesa, superando la soglia del 2% del Pil, una richiesta Nato che il paese aveva sempre disatteso e a cui si arriva solo attivando fondi speciali di 100 miliardi di euro. Quest’ultima notizia è forse la dimostrazione migliore dell’inefficacia della guerra di Putin, che ha invaso un paese per impedirne l’ingresso nella Nato, riuscendo al contrario a far cementare l’asse militare tra Stati Uniti e paesi europei. L’Unione europea ha anche chiuso il proprio spazio aereo ai voli russi — la misura comprende anche tutti i jet privati degli oligarchi russi, rendendo l’intera Unione europea una larga no-fly zone per la Russia.