Complotti! Da QAnon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto (Minimum fax) è il libro di Leonardo Bianchi — news editor di Vice Italia — che disegna il profilo di un’umanità soggiogata dalle proprie stesse paure, che deformano completamente la percezione della realtà. Da “goccia” a fiume, fino a diventare marea, i complotti sono il tema — e il pericolo — anche nella società pandemica
Il 28 ottobre 2017 un utente del sito 4chan — c’era ancora 4chan — ha iniziato a tessere una narrazione secondo cui l’allora presidente Donald Trump sarebbe al centro di un conflitto segreto ai piani più alti della società statunitense, che coinvolge ex presidenti, politici democratici e celebrità che in passato si sono esposte su posizioni progressiste.
La teoria si sviluppa e si mescola nel ribollente calderone delle teorie del complotto che si sono diffuse negli scorsi anni — prima in angoli meno trafficati di internet e poi su tutti i social network. Nessuna di loro è particolarmente originale: si tratta quasi sempre di attualizzazioni di teorie del complotto e notizie false che letteralmente da secoli sono state diffuse per sviluppare sentimenti antisemiti. Oggi, i retori dell’estrema destra sanno che esplicitare il proprio antisemitismo limita la circolazione delle proprie idee, per cui ai non iniziati si parla più genericamente di “Cabale” o di altri gruppi di potere oscuri e segreti che teoricamente controllerebbero ogni aspetto della nostra società.
Questo percorso di radicalizzazione porta queste persone a distaccarsi progressivamente dalla realtà, guardando con sempre piú sospetto alla stampa — affiliata a quel deep state liberal che in realtà governerebbe il paese — ma anche tutte le persone che le circondano, portandole a isolarsi progressivamente sempre di piú.
Complotti! vuole fare chiarezza, smorzare la forza corrosiva di queste teorie complottiste. Abbiamo intervistato l’autore, ma abbiamo provato a farci una domanda paradossale: e se noi tutti — cioè, noi che non crediamo a questa storia dei pedofili satanisti — nel tentativo di combattere il complotto, fossimo a nostra volta parte del complotto?
Ciao Leonardo. Perché questo libro?
Mi sono sempre occupato di teorie del complotto [da qui in poi te.d.c. ndr] perché, occupandomi principalmente di politica, è inconcepibile farlo senza considerarle. Questo libro nasce dalla newsletter che ho creato nel dicembre 2020 [COMPLOTTI! ndr], e dal bisogno di descrivere il “picco di complottismo” che stiamo vivendo. L’obiettivo era cristallizzare questo periodo storico nel tempo: un’opera di storicizzazione del presente, scevra però della presunzione dello storico, perché comunque si tratta di un’indagine giornalistica.
Di cosa parla?
Il libro parla di come le te.d.c. siano diventate una delle componenti fondamentali e ineludibili della politica e della vita pubblica del mondo occidentale. Il testo viaggia tuttavia molto indietro nel tempo, arrivando a scavare fino all’anno mille con l’accusa del sangue [accusa antisemita risalente all’XI secolo che sosteneva che alcuni gruppi esoterici ebrei bevessero il sangue dei bambini cristiani o praticassero cannibalismo per compiere rituali di magia nera ndr] per poi riavvolgere il nastro a partire dal secolo scorso, dalla pubblicazione del Protocollo dei Savi di Sion — fino a QAnon. Il libro mette a fuoco questi ultimi anni, che coincidono di fatto con l’avvento alla Casa Bianca di un Presidente apertamente complottista, e che ha fatto delle te.d.c. una cifra stilistica fondamentale della sua retorica e della sua propaganda.
Cosa si sintende per te.d.c.?
Per complotti non intendo i complotti reali, da sempre esistiti. Piuttosto intendo quelli immaginari e immaginati dalle te.d.c. Parliamo di un’ipotesi su un gruppo di potere occulto che trama nell’ombra, in segreto, e che si avvarrebbe di mezzi illeciti, illegali, o immorali per imporre la propria volontà e i propri fini, contro il bene comune. Questa è una definizione base.
Pensiamo al Watergate: è un complotto reale. Lo collochiamo in un contesto preciso e in un tempo preciso (gli Stati Uniti degli anni ’70) e con dei protagonisti precisi, che sono stati individuati non grazie a deduzioni più o meno fantasiose, ma grazie al lavoro di inchiesta di due giornalisti e alle dichiarazioni fatte loro da chi stava dentro la cospirazione.
Questa è dunque una delle differenze: una te.d.c. non è mai dimostrabile fino in fondo, e si può estendere per secoli (vedi gli Illuminati). Una teoria del complotto attribuisce potere illimitato ai cospiratori e ha una visione della storia completamente manipolata e manipolabile dagli attori umani: tutto va sempre secondo i piani dei cospiratori, non c’è mai una sbavatura. In realtà non è così: infatti non è un caso che nessun complotto reale sia mai stato scoperto da una teoria del complotto.
Ma da dove nascono le teorie del complotto?
Ogni teoria parte da una premessa reale: c’è sempre un nucleo di verità dietro ogni teoria del complotto. Un esempio è la teoria delle scie chimiche, che parte dal fatto reale che gli aerei lasciano scie di condensazione al loro passaggio. La teoria delle scie chimiche non sostiene però che queste scie sono un fenomeno naturale dovuto all’aumento esponenziale dei voli; ma piuttosto che c’è un piano portato avanti da imprecisati poteri occulti per avvelenarci tutti e controllare mentalmente la popolazione così da renderla soggiogata, docile e incline a eseguire gli ordini. Sono teorie che partono da premesse reali ma che poi, a forza di deduzioni improprie o illogiche o non aderenti alla realtà delle cose, arrivano a conclusioni completamente opposte rispetto alle premesse originarie, e portano lontani dalla presa di coscienza su cosa sia effettivamente quel fenomeno.
Perché, come affermi nel libro, è così difficile screditare una teoria del complotto?
Le te.d.c. sono strutturalmente immuni da qualsiasi confutazione. Mi piace citare Rob Brotherton, che in Menti sospettose ha scritto: “se sembra un complotto significa che era un complotto, se non sembra un complotto era sicuramente un complotto.” Dunque le prove contro la teoria del complotto diventano prove del complotto: ogni teoria del complotto ha questa struttura. Questo perché le te.d.c. si basano su tre assunti: nulla è come sembra, nulla accade per caso e tutto è connesso.
Ma quali sono le dimensioni reali del fenomeno?
È difficile quantificare le dimensioni del fenomeno da un punto di vista statistico, perché non ci sono dati precisi ma solo sondaggi, che in quanto tali non sono affidabili al 100%. Oltretutto, ogni epoca pensa di essere in un’età dell’oro del complottismo: se prendiamo gli articoli degli anni Novanta o Duemila — specialmente quelli successivi all’11 settembre — troviamo che si parlava già di epoca d’oro del complottismo — epoca che in realtà non c’è mai stata.
Ciò detto, ci sono stati sicuramente dei picchi legati a eventi storici traumatici, grandi crisi o epidemie (nel caso di oggi il Covid, una pandemia). Questi sconvolgimenti politici, sociali e culturali generano per forza di cose un’inquietudine di massa, che a sua volta diventa una richiesta di spiegazioni, di chiarezza e di risposte riguardo i fatti traumatici che vediamo accadere attorno a noi
C’è, nelle teorie del complotto, una connotazione politica ricorrente?
Esistono te.d.c. di ogni orientamento politico, anche di sinistra. Ce lo insegna l’11 settembre. Le prime e le più famose te.d.c. non sono certo venute dall’estrema destra ma dall’ambiente democratico, prima negli USA, poi anche in Italia.
Le te.d.c. di destra rappresentano però un argomento più urgente da affrontare rispetto alle teorie della controparte. Ad esempio, quelle del genocidio dei bianchi o della grande sostituzione etnica sono teorie da contrastare, in quanto farlo è un’azione antifascista e antirazzista. Ogni teoria che punta a dividere la società in gruppi superiori e inferiori, creando capri espiatori che diventino bersagli (vittime, nel peggiore dei casi), deve essere contrastata con tutti i mezzi a disposizione.
QAnon a cosa deve il suo successo, la sua popolarità?
QAnon si è ingigantito negli anni sfruttando tutte le opportunità che venivano dalla società e dalla politica americana — ma non solo, visto che poi si è espanso per via della pandemia a livello globale. In principio QAnon era un drop, un messaggio fra i tanti su 4chan, e all’inizio non se l’è filato nessuno. Era l’ennesimo larper, l’ennesima falsa talpa che raccontava frottole su satanisti e pedofili sostenendo di essere qualcuno in possesso di informazioni riservate. Ciò che l’ha reso una teoria del tutto così mastodontica è stato il coinvolgimento di alcune persone (poche: al massimo tre o quattro) che hanno fatto da evangelisti del verbo di Q, portandolo fuori da 4chan, prima su reddit e infine su Facebook, dove si è espanso a dismisura fino a risultare talmente grosso che i media mainstream non potevano fare a meno di occuparsene, finendo peraltro per amplificarne diversi messaggi. Questo sul fronte mediatico-digitale.
Si è inoltre trovata davanti una situazione propizia a livello politico su due fronti, ovvero: il fatto che Trump fosse alla Casa Bianca e soprattutto il fatto che il Partito Repubblicano si fosse progressivamente radicalizzato sulle posizioni di Trump. Un ulteriore elemento che ne ha permesso il diffondersi è la sua fusione con il mondo evangelico americano, quindi un legame con una certa destra cristiana che è una parte importante degli Stati Uniti e che ha molti mezzi economici mediatici — e ha permesso l’espansione della teoria, così che arrivasse a persone non necessariamente complottiste.
L’ultimo aspetto da registrare, incarnato anche da Jake Angeli, lo sciamano di Q, è la fusione tra complottismo e spiritualità. Cioè: anche dentro QAnon c’è una fazione — di cui lo sciamano è l’esponente più paradigmatico — che unisce elementi della spiritualità new age, del wellness, stili di vita alternativi, naturisti e così via, con te.d.c. politiche (e questo perché la teoria di QAnon rimane una teoria del complotto politica). L’unione di questi fattori così eterogenei ha permesso a QAnon di diventare ciò che è diventato.
Come si diventa complottisti?
Ogni persona che arriva a credere a una teoria del complotto lo fa perché compie un percorso personale. Questo è il primo assunto. Anche se nella retorica complottista c’è il concetto di pillola rossa — presa da Matrix: ‘l’atto del risveglio’, la presa di coscienza che il mondo non è come viene raccontato — in realtà non c’è una pillola per svegliarsi nel mondo reale.
È un processo che coinvolge diversi fattori, anche psicologici, come possono essere tutti i bias cognitivi che abbiamo. Ma anche fattori sociali, economici, culturali, demografici, generazionali a volte. L’intreccio di questi fattori può portare una persona ad aderire a una o più te.d.c. Questi elementi valgono sia per l’ingresso nella tana del bianconiglio — come si dice in gergo —, ma anche l’uscita è un processo e anche qui parte da un punto di vista personale.
Se ne esce da questa tana?
Non esiste nemmeno una pillola blu. Non basta un articolo di debunking — per quanto ben fatto — che spieghi gli errori della teoria del complotto. Anzi, varie ricerche hanno dimostrato che potenzialmente il debunking, che rimane comunque imprescindibile nell’affrontare le te.d.c, può creare controindicazioni, può far arroccare le persone sulle proprie convinzioni perché tutti i media fanno parte della cospirazione. Quello che dicono molti esperti è che nell’approccio con loro non bisogna farsi coinvolgere in discussioni animate e violente perché questo inasprisce il conflitto.
Bisogna mostrare empatia, e non è facile. Più che un articolo, fanno molto di più le relazioni interpersonali, ma bisogna essere preparati al fallimento perché non necessariamente una persona che crede a una teoria del complotto è una persona da “riprogrammare.” Dopotutto una persona non è un ammasso di dati. Una persona è complessa per definizione.
Ci sono casi registrati di gente che ne è uscita?
Quello di Jitarth Jadeja è il caso di un seguace di Q che, dopo aver accumulato sempre più dubbi su alcune incongruenze interne alla teoria e sul fatto che queste incongruenze non venissero rilevate, ha iniziato un percorso di uscita dalla teoria/movimento. Ci sono però molti altri casi: c’è un subreddit chiamato QanonCasualties che raccoglie queste testimonianze.
Scenari futuri?
Di fronte a scenari del genere è impossibile fare previsioni. Ma forse la storia può aiutare. Dopo i grandi picchi di complottismo non c’è mai stato un crollo, ma una stabilizzazione; per questo, penso che sia chiaro non ci libereremo mai delle te.d.c.
Per il resto concordo con l’analisi del Prof. Michael Butter, esperto di te.d.c., il quale sostiene che ci troviamo in una terza fase del complottismo dell’epoca moderna. In una prima fase, dall’Ottocento fino alla seconda guerra mondiale indicativamente, le te.d.c. erano qualcosa di legittimo e normale per le società dell’epoca — a volte facevano addirittura parte della scienza ufficiale, non erano viste con sospetto o contrastate ma addirittura utilizzate da personaggi insospettabili come Winston Churchill.
Dopo la seconda guerra mondiale ovviamente siamo entrati in una fase di stigmatizzazione delle te.d.c. Oggi siamo in una terza fase in cui le te.d.c. sono simultaneamente accettate da una parte della popolazione e rigettate dalla restante. Continueremo a rimanere in questo stato di sospensione. Da qui questo libro. Da qui l’esigenza di agire.