Che cosa sappiamo finora dell’arresto di Roman Protasevich

Protasevich era tra i giornalisti che hanno coperto le manifestazioni dello scorso agosto su Telegram, nel canale di NEXTA Live, che il governo bielorusso considera “estremista.” Il giornalista 26enne è accusato di aver fomentato le proteste, e rischia fino a 15 anni

Che cosa sappiamo finora dell’arresto di Roman Protasevich

in copertina, Roman Protasevich, grab: YouTube

Protasevich era tra i giornalisti che hanno coperto le manifestazioni dello scorso agosto su Telegram, nel canale di NEXTA Live, che il governo bielorusso considera “estremista.” Il giornalista 26enne è accusato di aver fomentato le proteste, e rischia fino a 15 anni di carcere

Roman Protasevich era su un volo Ryanair che da Atene doveva portarlo a Vilnius, quando l’aereo è stato affiancato da un caccia MiG-29, che ha ordinato ai piloti, per un falso allarme bomba, di atterrare a Minsk, dove Protasevich è stato arrestato. Protasevich è un giornalista di 26 anni, ed è stato arrestato con accuse di estremismo e incitazione alla protesta, per i video e i post che ha pubblicato sul canale Telegram del servizio di informazione polacco NEXTA. Ora Protasevich lavora per Belamova, un altro canale Telegram. Il giovane giornalista nega le accuse, ma se fosse condannato, rischierebbe fino a 15 anni di carcere. Il giornalista Andreï Vaitovich ha ripreso con un video il momento dell’atterraggio del MiG-29. Su flightradar24 si può vedere il volo che viene dirottato a un passo dal confine con la Lituania.

Quando l’aereo è atterrato a Minsk, prima di essere arrestato, Protasevich era comprensibilmente scosso dagli eventi, e secondo una testimonianza raccolta dal portale regionale Delfi, avrebbe detto a un compagno di viaggio che avrebbe potuto rischiare anche “la pena di morte.”

La storia finora: il canale Telegram NEXTA Live — attualmente con più di 1,2 milioni di iscritti — è diventato virale durante le proteste in Bielorussia della scorsa estate, quando i media mainstream sostanzialmente ignoravano le proteste contro Lukašenko. Diffondendo video e informazioni su Telegram, il servizio di informazione era riuscito a scansare i tentativi di censura, che avevano portato al blackout di diversi siti dell’opposizione. Da allora, il governo ha categorizzato non solo il canale ma anche il logo dell’agenzia come “materiali estremisti,” nel tentativo, di poco successo, di spaventare gli utenti. Evidentemente l’amministrazione bielorussa reputa che l’arresto di Protasevich sia di particolare importanza, perché, come era prevedibile, la reazione internazionale all’operazione è stata durissima.

Ursula von der Leyen ha commentato la notizia in modo molto duro, dicendo che “il comportamento oltraggioso e illegale del regime in Bielorussia avrà delle conseguenze,” e minacciando sanzioni. Oggi il Consiglio Europeo si riunirà per discutere della vicenda. La notizia è stata ripresa ovviamente anche dal segretario statunitense Blinken — che chiede “un’indagine internazionale” — e dal britannico Raab, che parla di “serie implicazioni” alle azioni del governo di Lukašenko. Un po’ troppo accaldato forse il ministro degli Esteri lituano, che ha parlato di un “atroce crimine contro la comunità internazionale e il mondo civilizzato,” che “non resterà impunita.” La dichiarazione più bella è quella di Ryanair, che si conclude scrivendo: “Ci scusiamo sinceramente con tutti i passeggeri colpiti da questo spiacevole ritardo, che era al di fuori dal controllo di Ryanair.”

Il Consiglio europeo ha pubblicato un breve comunicato sugli eventi di ieri, in cui Charles Michel condanna l’accaduto “nel modo più forte possibile.” L’Unione europea ha già attive sanzioni contro 59 individui bielorussi, attivate in seguito alla repressione delle proteste iniziate dopo la vittoria delle elezioni da parte di Lukašenko lo scorso agosto. Le sanzioni prevedono il blocco dei visti e il congelamento dei beni che potrebbero avere in qualsiasi stato europeo. Le reazioni giustamente scandalizzate delle autorità europee sembrano tuttavia dimenticare la crisi diplomatica del 2 luglio 2013, quando Italia, Francia, e Spagna rifiutarono al volo di Evo Morales di entrare nel loro spazio aereo, perché il giorno precedente Morales aveva concesso un’intervista a RT in cui aveva espresso la possibilità di concedere asilo politico a Edward Snowden. Le autorità europee avevano ipotizzato che Snowden fosse già a bordo del volo — forse dopo aver visionato false informazioni prodotte da Assange appositamente per proteggere Snowden. Il volo di Morales atterrò poi in Austria — dove le autorità scoprirono che Snowden non era a bordo — e potè poi tornare in America.