Sanremo è stato il festival del sessismo anche quest’anno
Inquadrature maschiliste, controversie lessicali, Fiorello e Amadeus che cantano “Siamo donne”: il Festival è stato un campionario dell’arretratezza culturale del paese
in copertina, elaborazione da grab via RaiPlay
Inquadrature maschiliste, controversie lessicali, Fiorello e Amadeus che cantano “Siamo donne”: il Festival è stato un campionario dell’arretratezza culturale del paese
È finita la 71esima edizione del festival di Sanremo. Negli ultimi anni, la principale manifestazione canora italiana è riuscita parzialmente a svecchiarsi, attraendo un pubblico di giovani che se non si sono appassionati allo spettacolo almeno hanno imparato a goderne come fonte di meme e di spunti per risate rassegnate in vista dell’ancora più trash Eurovision, dove i vincitori Maneskin sono già lanciati. Ma se il Festival ha fatto qualche passo avanti nella cultura internet, è sembrato quasi completamente fossilizzato per quanto riguarda la rappresentazione di genere.
In tutte le serate, infatti, sono state inanellate una serie di gaffe o di episodi che hanno trasmesso un sessismo quasi sorprendente e ingenuo per una manifestazione canora del 2021. Nonostante la politica più reazionaria capitanata da Simone Pillon abbia etichettato il Festival come “un ossessivo gay pride,” l’atmosfera retrograda e maschilista ha pervaso ogni minuto del Festival e del discorso pubblico sui media mainstream nazionali. Fin dall’inizio dalla prima puntata — quando per far capire bene quale sarà la considerazione del corpo femminile si esibiscono diverse ballerine molto poco vestite mentre Fiorello e Amadeus cantano. Si può provare a fare una carrellata del meglio del peggio:
Le inquadrature su Elodie
Seconda puntata. Elodie entra in scena scendendo la scalinata seguita dall’occhio attento della telecamera, presentata da Amadeus dicendo che è “brava, bella e ha una voce straordinaria.” Appena arrivata sul palco, succede una cosa a cui siamo abituati, ma che di certo non sarebbe successa se fosse entrato in scena un cantante maschio: l’inquadratura si prende sei secondi abbondanti per percorrere dai piedi alla testa tutto il corpo di Elodie. L’intera sequenza potrebbe essere utilizzata per spiegare a qualcuno che non ne sa nulla che cos’è il male gaze, un termine che indica la distorsione nel ritratto della realtà da parte, ad esempio, della macchina da presa, per soddisfare l’occhio maschile. Che cos’è il male gaze? È l’inquadratura sul corpo di Elodie mentre scende le scale e appena arrivata in scena nella seconda puntata di Sanremo 2021.
Il bacio cringe
Prima puntata. Matilda De Angelis ruba “due minuti alla musica” per parlare di quanto è stato duro l’ultimo anno, commentando la famosa foto del bacio in Times Square alla fine della Seconda guerra mondiale. Già la scelta di questa foto come modello di celebrazione è vecchia e infelice: da anni è noto che il bacio in questione è stato tutt’altro che consensuale. Greta Friedman, l’infermiera della foto, ha dichiarato ad esempio che “davvero non è stato un evento romantico” e che “il tizio è arrivato e ha iniziato a baciarmi e afferrarmi.” E già questo sarebbe abbastanza. Ma come se non bastasse, dopo un lungo e discutibile monologo sull’atto del baciare di De Angelis, Amadeus decide di rincarare la dose proponendosi in modo assurdamente cringe lui stesso come “cavia” del bacio.
Fiorello e Amadeus vestiti da donna che scimmiottano un brano femminista
Fiorello e Amadeus sono sembrati divertirsi un mondo durante il Festival, anche quando si sono travestiti da donne per cantare “Siamo donne,” la canzone con cui nel 1991 si presentarono a Sanremo Sabrina Salerno e Jo Squillo. Vestirsi da donna per scimmiottare un’esibizione femminile è già di per sé molto discutibile, e lo è ancora di più se quella canzone ha un contenuto di rivendicazione femminista. Jo Squillo non ha perso occasione per criticare l’esibizione su Instagram, facendo poi notare che che “non basta una parrucca per cantare quella canzone, per cantare quella canzone ci vuole cultura.” L’esibizione di Fiorello e Amadeus è stata impietosamente stroncata su tutti i social network.
I fiori
Quella sui fiori è una delle poche polemiche che sono riuscite a bucare la bolla mainstream. I fiori sono una parte importante del Festival, dato che Sanremo una volta era nota come la capitale della Riviera dei fiori, e sul palco sono sempre stati consegnati a grandi mazzi solo alle concorrenti. Peccato che — come dire — quello che poteva essere accettabile nel 1954 potrebbe non esserlo più nel 2021. Durante la terza serata, è stata Francesca Michielin a rompere il tabù, cedendo i suoi fiori al compagno di duetto Fedez. Di colpo, grazie anche a un contributo instagram di Chiara Ferragni, l’assurdità della consuetudine è stata sotto gli occhi di tutti. Per la serata finale i fiori sono stati consegnati a tutti i concorrenti indistintamente.
Direttore o direttrice?
Non può essere definito strettamente un episodio di sessismo, ma la richiesta di Beatrice Venezi di non essere chiamata “direttrice” ma “direttore” dell’orchestra. Venezi si è esibita in numerosi teatri d’Italia e del mondo, dirigendo la Nuova Scarlatti di Napoli e ha giustificato la propria posizione sostenendo che i nomi femminili “non risolvono nulla.” Laura Boldrini ha spiegato molto bene perché questo episodio di sessismo interiorizzato può essere un’occasione persa per far progredire il dibattito in materia in Italia: “la declinazione femminile la si accetta in certe mansioni come ‘contadina,’ ‘operaia’ o ‘commessa’ e non la si accetta quando sale la scala sociale, pensando che il maschile sia più autorevole. Invece il femminile è bellissimo,” ha detto la deputata del Pd. “È un problema serio che dimostra poca autostima. Inviterei la direttrice Venezi a leggere cosa dice l’Accademia della Crusca, la più alta autorità linguistica del nostro Paese. Se il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi fatti.”
La stampa e le “pagelle” del Corriere
La parte forse peggiore del sessismo che ha permeato la manifestazione è stato l’allineamento compatto di praticamente tutta la stampa mainstream italiana su posizioni retrograde e nella condivisioni di contributi discutibili. In alcuni casi si è trattato di semplici articoli clickbaiting, ad esempio i numerosi contributi sui vestiti femminili; in altri invece si è trattato di contenuti che tradiscono quello che sembra essere un sessismo profondo. È il caso ad esempio delle pagelle del Corriere, che per valutare le cantanti hanno evidentemente preferito concentrarsi sul loro peso e le loro scollature che per la performance artistica sul palco.
Una menzione speciale va anche al Mattino, la cui costanza nel produrre contenuti sessisti è stata ben riassunta dal collage della pagina Facebook “Giornalisti che non riescono a scopare.”