Tutta la plastica del mare di Messina, raccontata da Davide Bertuccio
“Dove si fermano gli occhi” è il reportage fotografico di Davide Bertuccio e racconta il Mediterraneo e i problemi dell’inquinamento da plastica partendo da Messina, la sua città natale.
“Dove si fermano gli occhi” è il reportage fotografico di Davide Bertuccio e racconta il Mediterraneo e i problemi dell’inquinamento da plastica partendo da Messina, la sua città natale.
Vincitore del “Premio giovane talento” nel corso dell’ultima edizione del Premio Voglino, durante il Festival della Fotografia Etica di Lodi 2019, Davide Bertuccio ci racconta del suo progetto Dove si fermano gli occhi, un reportage realizzato nella sua città natale, Messina.
Da cosa nasce il tuo interessamento per il tema dell’inquinamento del mare, in particolare delle materie plastiche?
Io ho origini siciliane, porto con me un fortissimo legame con il mare. Sono originario di Messina e il mare fa parte della città, ed è così anche per me. In passato ho intrapreso studi scientifici che mi hanno portato ad appassionarmi alle tematiche legate all’ambiente, ma l’interesse vero e proprio per il problema legato alla plastica è nato leggendo i vari quotidiani nel marzo del 2018. Non saprei definire il vero motivo che mi ha spinto a cominciare a scrivere questa storia. Molte volte mentre leggi qualcosa, ti viene un’idea e senti che quella storia potrebbe essere perfetta per te. Così, ho iniziato a informarmi sul problema relativo al mar Mediterraneo e da lì è partito tutto. Mi aveva spaventato il pensiero che attraverso il pesce avremmo potuto anche noi assumere plastica e che quella stessa plastica sarebbe rimasta per sempre nel nostro corpo. Volevo semplicemente saperne di più. Da quel momento ho deciso di cominciare a studiare il mar Mediterraneo, studio che poi mi ha riportato a casa. È stato un bel viaggio.
Questo progetto ti ha portato in mare ma anche in laboratori di studio e analisi, e anche nelle case delle persone. Immagino che ogni persona che hai incontrato abbia un pensiero differente a seconda del proprio ruolo; ma c’è un pensiero comune che hai rilevato attorno a questa problematica?
Tutti sono uniti dallo sconforto e dal senso di impotenza davanti al problema ambientale. Ciò che è stato fatto, accumulato, non può essere eliminato facilmente. Con chiunque parlassi ricevevo sempre lo stesso monito, ovvero quello di cercare di limitare al minimo l’inquinamento e l’uso di plastica. Il rischio è quello di soffocare in un futuro sovraccarico di plastica che è difficilissima da smaltire.
Hai incontrato qualcuno che avesse in mente possibili soluzioni?
Nessuno. Mi hanno sempre detto di continuare a limitare la produzione dei rifiuti. La soluzione migliore, al momento, è limitare l’inquinamento.
Tutto il mondo protesta per chiedere azioni contro il cambiamento climatico, ma stiamo facendo abbastanza per limitare l’inquinamento secondo te?
Non sarà mai abbastanza, ma sono decisamente a favore del movimento che si sta organizzando in questi mesi. Sono rimasto sorpreso da quanti giovani siano scesi in piazza, in tutto il mondo, per il pianeta. Le critiche sono sempre facili da fare. Puntare il dito verso i ragazzi che fanno di tutto per saltare la scuola è sempre facile. Puntare il dito verso una ragazzina che non studia, ma scrive libri e gira il mondo saltando le lezioni, è facile. Io credo che, a parte le solite lamentele che vengono mosse, sia sorprendente vedere come una ragazza giovane sia riuscita in breve a parlare agli adulti, facendo capire loro quanto le stessero rubando il futuro. Secondo me tutto questo rimane un’immagine fortissima, forse mai accaduta nella storia. Anche per questo la trovo una lotta importante, al di là di tutti i valori politici. È giusto far capire che chiunque può davvero lottare per i propri ideali e può essere ascoltato. Fino a qualche anno fa nessuno parlava seriamente del problema ambientale ma adesso, anche grazie a Greta Thunberg, se ne parla molto, anche nel quotidiano. Mi sentirei di dirle grazie.
Il tuo progetto ha ricevuto il premio “Giovane talento” nel corso dell’ultima edizione del Premio Voglino, durante il Festival della Fotografia Etica. Quali sono state le reazioni della giuria e le tue emozioni al riguardo?
Sono stato sorpreso e felicissimo. Ringrazio ancora la giuria di aver capito il vero significato del progetto. Ho pensato e scritto questo lavoro per riuscire a raccontare a più persone possibile questo tema. Sono stato orgoglioso, inoltre, di riuscire a dare spazio alla positività della mia città, che viene spesso criticata e raramente lodata. È vero che il mare è inquinato, ma c’è qualcuno che lotta e studia giornalmente per provare, con le proprie forze, a risolvere il problema. Credo che ci siano i presupposti per far partire una vera e propria lotta per salvare il Mediterraneo: ci sono tanti giovani che hanno la speranza negli occhi. Spero con tutto il cuore che nel mio piccolo sia riuscito a realizzare qualcosa che li possa realmente aiutare.
È un progetto “chiuso” o pensi di poter sviluppare e approfondire questa tematica nel prossimo futuro?
Non saprei. È difficile ritenerlo chiuso, questo è sicuro. Vorrei continuare a studiare il problema e magari, chissà, realizzare un altro capitolo che possa avere un altro soggetto. Sono partito dal mare e non è detto che, in qualche modo, adesso non abbia voglia di spostarmi sulla terraferma.
Davide Bertuccio è nato a Messina nel 1991, è un fotogiornalista di base a Milano. Si è laureato con lode nel 2016 presso lo IED (Istituto Europeo di Design) nella scuola di arti visive in fotografia. Dalla fine del 2016, si è concentrato sul tema della globalizzazione, alla ricerca di storie che dessero voce alle piccole realtà schiacciate da quell’infaticabile desiderio di uguaglianza. Ciò ha portato alla realizzazione di “Never-never land” e “Across the river’s flow”, i primi capitoli della serie. Nel 2019 ha deciso di seguire la sua passione per la scienza e i problemi ambientali con la realizzazione di “Dove si fermano gli occhi”, un lavoro riguardante il problema dell’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo. Davide, inserito nel 2014 tra i 10 migliori under 25 italiani, è stato pubblicato da National Geographic USA, National Geographic Italia, Il Reportage e le sue opere hanno ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali.
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