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La squadra italiana non parte favorita, ma i suoi peggiori avversari non sono le altre squadre, ma un’industria che ancora tratta il calcio femminile con difficoltà e pregiudizi.

Il 7 giugno prossimo a Parigi si fischierà il calcio d’inizio del Mondiale di calcio femminile, con il match inaugurale tra Francia e Corea del Sud. Ventiquattro squadre si daranno battaglia in una competizione che si svolgerà in nove città francesi per culminare nella finale nel Groupama Stadium di Lione (59 mila posti, biglietti già esauriti) che sarà giocata domenica 7 luglio. Si tratta dell’ottava edizione della Coppa del Mondo di calcio femminile; la prima fu giocata nel 1991 in Cina e venne vinta dagli Stati Uniti. Le statunitensi, vincitrici della competizione per ben tre volte, sono le campionesse in carica, avendo conquistato l’edizione 2015, giocata in Canada.La fondazione relativamente recente della competizione è frutto della storia travagliata del calcio femminile, nato alla fine del XIX secolo in Inghilterra e poi osteggiato e addirittura ufficialmente proibito per varie ragioni tra cui il decoro e la pericolosità fisica. Il bando al calcio femminile fu rimosso nel 1969, anno in cui ripresero le prime competizioni internazionali non ufficiali. Vent’anni dopo, l’allora presidente della FIFA João Havelange si adoperò per dar vita al torneo che conosciamo oggi.

L’Italia, tornata a disputare una fase finale dei Mondiali per la prima volta dal 1999, esordirà domenica 9 giugno a Valenciennes contro l’Australia. Le altre due gare della fase a gironi saranno disputate dalle Azzurre il 14 giugno a Reims contro la Giamaica e il 18 giugno di nuovo a Valenciennes contro il Brasile. Un girone complicato ma non insormontabile attende la nostra Nazionale. Due delle tre squadre avversarie sono sulla carta più forti dell’undici di Milena Bertolini: a rivelarlo sono il ranking FIFA, dove Australia (6° posto) e Brasile (10°) sono posizionate meglio dell’Italia (15°), e lo storico delle partecipazioni e dei risultati ottenuti nei grandi tornei internazionali. Per qualificarsi, le Azzurre dovranno puntare a battere la modesta Giamaica e a uscire imbattute da almeno una delle due sfide più complicate.

L’Australia, sempre presente nella fase finale della Coppa del Mondo dal 1995, è reduce da tre eliminazioni ai quarti di finale e ha in Samantha Kerr la propria stella più luminosa. Attaccante rapida e insidiosa nei movimenti, la venticinquenne australiana ha iniziato la propria carriera internazionale nel 2009 e gioca nel campionato statunitense. Il suo quinto posto al Pallone d’Oro 2018 suona come un avvertimento per la difesa azzurra. Il Brasile è reduce dalla vittoria della Coppa America 2018, ma anche dalle tre sconfitte rimediate durante la SheBelieves Cup, torneo amichevole disputato quest’inverno che ha visto le ragazze di Valdão perdere contro Inghilterra, Giappone e Stati Uniti.

Le Azzurre dovranno cercare di sfruttare le debolezze della selezione brasiliana, che a sua volta cercherà di appoggiarsi sulle spalle dell’inossidabile Marta, trentatreenne star indiscussa della squadra, una delle calciatrici più note al mondo e autrice di 110 reti in 120 partite in nazionale. La maggior esperienza delle verdeoro nella competizione contribuisce a posizionare il Brasile qualche gradino sopra l’Italia, mentre la Giamaica sembra condannata fin dal principio all’ultimo posto del girone. Al 53° posto nel ranking FIFA e alla prima partecipazione al Mondiale, le giamaicane hanno staccato il biglietto per la Francia grazie a un gruppo giovane e in fase di crescita, ma non dovrebbero essere in grado di impensierire le Azzurre.

L’Italia ha dalla sua la presenza di un gruppo compatto, la consapevolezza che esserci dopo vent’anni sia già un risultato e la voglia di sorprendere che può essere l’asso nella manica di squadre verso cui non ci sono particolari aspettative. Una delle giocatrici più attese è Barbara Bonansea, numero 11 della Juventus, attaccante che preferisce partire da sinistra in un tridente offensivo ma può giocare anche come centrocampista di fascia. Autrice del terzo gol contro il Portogallo nel corso della partita che ha qualificato l’Italia a questi Mondiali, Bonansea ha nel dribbling sullo stretto, nel senso del gol e nell’abilità nei calci piazzati le sue doti migliori. Osservate speciali anche Cristiana Girelli, già autrice di 27 reti in azzurro, che vestirà la maglia numero dieci, Manuela Giugliano, talentuosa ventunenne centrocampista del Milan, e Sara Gama, perno della difesa, che vanta un’esperienza al Paris-Saint-Germain e sarà la capitana della squadra.

Le Azzurre, rispetto al passato, possono contare sulla spinta emotiva e sull’entusiasmo derivanti dalla crescita che il movimento ha conosciuto negli ultimi anni, ovvero da quando alcune grandi squadre di Serie A hanno deciso di investire nel calcio femminile. Juventus, Milan, Roma, Fiorentina e dall’anno prossimo anche l’Inter — promossa in Serie A quest’anno — si danno ormai battaglia anche nel campionato femminile e questo ha portato senz’altro a una maggiore esposizione mediatica per il movimento, culminata con il tutto esaurito all’Allianz Stadium (39.000 spettatori) per la partita tra Juventus e Fiorentina che ha deciso di fatto la sfida scudetto, nello scorso marzo. La qualificazione al Mondiale è un’ottima occasione per generare interesse nel pubblico grazie a un evento di vasta portata, a solo un anno di distanza dal Mondiale maschile a cui gli Azzurri non hanno partecipato.

Resta innegabile che, nonostante gli sforzi e i recenti progressi, ci siano ancora difficoltà e pregiudizi da affrontare per il calcio femminile.

Nell’immaginario collettivo questo sport appartiene agli uomini, in Italia in misura ancor maggiore rispetto ad altri paesi. Nonostante un’evoluzione accelerata che ha avuto come picco la qualificazione al Mondiale dopo vent’anni, una fetta di pubblico continua a sminuire i risultati ottenuti, per esempio evidenziando il fatto che l’ingresso all’Allianz Stadium per la sopracitata partita tra Juventus e Fiorentina fosse gratuito e che la gara sia stata disputata in un weekend in cui la Serie A maschile era in pausa. Un altro argomento abbastanza comune di chi svilisce questo sport è evidenziare come i ritmi nel calcio femminile siano più bassi e il tasso tecnico meno elevato. Il giudizio sullo sport in sé parte però da un principio errato, e cioè la parità delle condizioni di partenza: è impossibile attendersi lo stesso livello dal calcio maschile e dal calcio femminile anche perché le donne per anni non hanno avuto le stesse possibilità di iniziare a praticare il calcio, formarsi in centri adeguati, percepire uno stipendio che permettesse loro di potersi dedicare solo alla carriera di atlete.

In moltissimi paesi, Italia inclusa, le calciatrici non sono professioniste. Alle difficoltà oggettive legate a quello che è lo status professionale delle atlete in molti paesi si somma il retaggio italico sulla ruolo della donna nel calcio: in un mondo in cui le giornaliste sono spesso trattate con più astio o condiscendenza rispetto ai colleghi maschi e un ex calciatore dichiara tranquillamente in diretta TV che “gli si rivolta lo stomaco” nel sentir parlare una donna di tattica, è prevedibile che un gruppo di donne che osi addirittura portare i tacchetti, scendere in campo ed esultare dopo un gol possa generare diffidenza o scherno.

Tenuto conto di questo contesto, il Brasile di Marta sembra un avversario meno temibile per le 23 azzurre convocate al Mondiale di Francia, in un contesto mediatico che sta già prendendo contorni militanti che vanno al di là dello sport in sé. La conquista del pubblico è la partita più difficile che la squadra capitanata da Gama – giocatrice sempre pronta a spendersi in prima linea per l’uguaglianza nel mondo del calcio – dovrà giocare.

Spostando l’obiettivo dalle Azzurre alla competizione nella sua interezza, questa Coppa del Mondo si preannuncia ricca di spunti interessanti, con due favoritissime e molte squadre che scalpitano in seconda fascia. Le statunitensi, prime nel ranking FIFA e detentrici del trofeo, sono ancora la squadra da battere. Tra le loro file milita Alex Morgan, attaccante già autrice di 81 reti in Nazionale e volto del celebre videogioco FIFA 19. Nel suo palmares ci sono una Coppa del Mondo, un Oro Olimpico e anche una Women’s Champions League vinta nel 2017 quando giocava a Lione.

Oltre a Morgan, a impreziosire le undici stelle e strisce troveremo Carli Lloyd, al suo quarto mondiale, e Megan Rapinoe, ala dotata di grande tecnica individuale, nota in patria anche per il suo impegno per la causa LGBT e per essersi duramente espressa nei confronti della FIFA e della federazione del suo paese, evidenziando le disparità tra le calciatrici e i colleghi maschi in termini di salario ed esposizione mediatica.

La Germania, principale contender per il titolo, è la squadra europea più agguerrita e accreditata alla vittoria finale. Vincitrice di due Mondiali e otto titoli europei, la Germania è reduce dall’Oro Olimpico del 2016 e da un deludente Euro 2017. Capitanata da Dszenifer Marozsán, terza classificata al Pallone d’Oro femminile 2018 e vincitrice seriale con l’Olympique Lyonaise, la squadra tedesca ha richiesto l’attenzione del proprio pubblico con uno spot ben fatto dal messaggio potente.

Tra le possibili sorprese, la Francia di Amandine Henry e Eugénie Le Sommer, che sarà spinta dal pubblico di casa, il Giappone finalista nel 2015 e in pieno revamp in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo del 2020, l’Olanda recente vincitrice degli Euro con la sua stella Lieke Martens, il Canada di Christine Sinclair, giocatrice in attività ad aver segnato più gol con la maglia della propria nazionale, e l’Inghilterra di Lucy Bronze e Fran Kirby, allenata dall’ex leggenda del Manchester United Phil Neville.

Se Rapinoe, Marozsán o Marta sono il meglio di ciò che questo sport può offrire, è impossibile trascurare l’assenza di Ada Hegerberg, norvegese in forza all’Olympique Lyonnaise fresca vincitrice Pallone d’Oro femminile, assegnato per la prima volta lo scorso dicembre. La ventitreenne attaccante ha scelto infatti di rinunciare alla Nazionale dal 2017 e anche se intorno a questa decisione c’è un alone di mistero, il fatto che ci sia un’aperta polemica tra la giocatrice e la sua federazione è ampiamente intuibile. Secondo la CNN, si tratterebbe di motivazioni legate al gap ancora troppo grande tra il calcio femminile e quello maschile, e soprattutto alle possibilità che vengono date alle ragazze rispetto a quelle che hanno i maschi. La rumorosa assenza di quella che è attualmente la giocatrice più forte al mondo sarà la nota polemica di questi Mondiali. Ada Hegerberg ha scelto in questo modo di attirare l’attenzione su una battaglia che resta un filo sotteso alla competizione e che le altre combatteranno con il gioco e lo spettacolo.   

Venerdì 7 giugno saremo in Ostello Bello in Via Medici per guardare la prima partita del Mondiale, Francia – Corea del Sud. Presentano Francesca Motta e Elena D’Alì, speaker di Chiamando Eva, il nostro podcast sul femminismo, assieme a Rivista Undici.

contenuto sponsorizzato da Ostello Bello

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