La libreria vuota di Marie Kondo
Secondo la guru giapponese del riordino casalingo ogni persona dovrebbe avere in casa trenta libri, solo quelli che ci rendono felici. Internet non l’ha presa bene.
in copertina, foto Denise Crew / Netflix
Secondo la guru giapponese del riordino casalingo ogni persona dovrebbe avere in casa trenta libri, solo quelli che ci rendono felici. Internet non l’ha presa bene.
Marie Kondo, nata nel 1985 a Tokyo, è diventata famosa in Giappone e nel resto del mondo per avere inventato il metodo KonMari, il cui motto è: la felicità attraverso il riordino. Questo metodo, ripreso dalla filosofia zen, si basa sulla divisione in cinque categorie di tutto ciò che si ha in casa o in ufficio: abbigliamento, libri, documenti cartacei, komono (cucina, bagno, garage, oggetti vari) e oggetti con valore sentimentale, cui applicare determinati criteri per decidere se sbarazzarsene o meno.
Quest’anno Netflix ha lanciato la serie “Facciamo Ordine con Marie Kondo” che vede Marie Kondo alle prese con diverse case da riordinare.
In uno degli episodi, dopo aver fatto pulizia nella cabina armadio di una coppia, Kondo suggerisce di tenere al massimo trenta libri e, come per i vestiti, di decidere se tenerli o meno, prendendo in mano ciascun libro e capendo se al tatto questo scatena una sensazione di gioia, oppure se al contrario ci lascia indifferenti o ci evoca sensazioni negative. Tra tutti quelli che abbiamo in casa, dovrebbero sopravvivere solo trenta libri capaci di scatenare in noi un sentimento di gioia.
Addirittura per i libri non letti o che non piacciono consiglia di strappare e tenere solo le pagine ritenute significative: secondo l’autrice i libri riflettono i nostri pensieri e valori, riordinandoli, si potrà capire quali informazioni sono importanti per noi in questo momento.
Le affermazioni di Kondo non sono passate inosservate, e sono scoppiate sui social numerose critiche, da parte di persone che, oltre a indignarsi, hanno postato le foto dalla propria amata libreria per difenderla dall’attacco del metodo KonMari.
Sicuramente, se un giorno decidessimo di seguire anche in casa nostra il metodo KonMari saremmo messi a dura prova, far scorrere nelle nostre mani decine di libri ci obbliga ad una scelta molto forte e difficile. Per chi è nato in una casa ricca di libri o se ne è costruita una, trovarsi a doverne scegliere trenta, un numero così preciso, limitato e soprattutto completamente arbitrario non è comprensibile né accettabile — per non parlare di mettersi a strappare delle pagine. Un libro privo di alcune delle sue pagine, così mutilato, non avrebbe più lo stesso valore, piuttosto sarebbe più sensato regalarlo a un amico o donarlo alla biblioteca di zona.
Se realmente volessimo fare ordine e ripulire un po’ la libreria non ci si può fermare ad una valutazione tattile e probabilmente non terremmo solo quelli che abbiamo letto o che sono i nostri preferiti.
Un giorno, ad esempio, potremmo riscoprire di voler affrontare con diverso spirito libri che non ci hanno reso felici, forse tutt’altro, ma hanno contribuito a quello che siamo.
La reazione di tanti amanti di libri — e di avere tanti libri — può essere ridotta al clash culturale tra l’abitudine di ammassare, tipicamente occidentale, e la cura per l’ordine e della precisione fondamentale per lo shintoismo, da cui Kondo prende a piene mani per costruire il proprio metodo KonMari.
Dove il sistema dell’autrice giapponese trova in parte i propri limiti è proprio con i libri — perché i libri sono oggetti più complessi di un soprammobile. E non solo per il banale fatto che hanno un valore culturale — un ottimo romanzo di intrattenimento ci può essere caro per quanto commuove, non per quanto ci rende felici.
Chi ama i libri e ne ha molti in casa conosce bene la loro energia. Il tokimeku — letteralmente il batticuore — che Kondo cerca negli oggetti è una proprietà che sulla carta può assumere forme molto diverse. A differenza di così tanti oggetti che le persone hanno in casa, tra una lettrice o un lettore appassionato e i propri libri si costituisce inevitabilmente un rapporto simbiotico nel quale è difficile innestare qualsiasi tipo di filosofia di vita minimalista.
Per chi più e per chi meno, i libri fanno parte della nostra vita, di chi eravamo e di chi saremo. Questo metodo può risultare utile per disfarsi dei calzini ma rimane molto discutibile la sua applicazione per la scelta e la quantità di libri che uno dovrebbe o semplicemente vorrebbe avere in casa propria.
Per fortuna la stessa Kondo si permette quanto più spazio libero possibile quando è lei in prima persona ad aiutare una persona a mettere in ordine. Nel sesto episodio della serie Netflix, ad esempio, si occupa di una casa piena di libri, che, fortunatamente, sopravvivono alla puntata. Insomma, se pensate il metodo KonMari potrebbe aiutarvi a vivere una vita più organizzata e rilassata, questo non vuol dire che dobbiate sacrificare interi scaffali di libri.