La fotografia dei prossimi 5 anni in Italia
Questo è Click, World!, la nostra rassegna settimanale di cultura fotografica. Ogni settimana, un pugno di link e le mostre da noi consigliate.
Questo è Click, World!, la nostra rassegna settimanale di cultura fotografica. Ogni settimana, un pugno di link e le mostre da noi consigliate.
Lo scorso 4 maggio è stato pubblicato sul portale Fotografia.Italia il Piano Strategico di sviluppo della fotografia in Italia. Si tratta di un documento che raccoglie un lavoro che si è protratto per un anno circa, da quando Lorenza Bravetta, nominata consigliere dal Ministro Dario Franceschini, ha dato il via agli Stati Generali della Fotografia, giornate di studio che hanno coinvolto oltre 400 persone addette ai lavori nel corso di 19 incontri pubblici che si sono tenuti in altrettante città. Le parole chiave e i centri di approfondimento del piano sono tre, e saranno attuati nel corso di cinque anni, dal 2018 al 2022: patrimonio, creazione contemporanea, educazione e formazione.
È un lavoro che, purtroppo, bisogna analizzare con una premessa noiosa ma doverosa: data l’attuale transizione governativa, non si sa bene cosa sarà del futuro di questo documento o, in termini pratici, della sua attuazione nel futuro. Una questione di cui Franceschini era già a conoscenza e che aveva sottolineato già nella prima giornata dedicata agli Stati Generali avvenuta a Roma.
Provando a tralasciare il legalese ho letto questa ottantina di pagine per capire in linea di massima dove volesse andare a parare un progetto così ambizioso: un lavoro che ha mosso tante persone ed energie e che in un solo anno ha comunque prodotto qualcosa di accessibile e analizzabile.
“Il Piano strategico di sviluppo della fotografia è stato concepito e redatto per colmare una lacuna storica, riconoscendo il ruolo propulsivo della fotografia, come componente centrale del patrimonio culturale nazionale ed elemento essenziale dei linguaggi contemporanei.”
Questa, purtroppo, non è la premessa con cui si apre la lettura del documento, ma si trova solo a metà. L prima metà è in gran parte un’analisi sulla rilevanza degli archivi non solo come contenitori di cose ma in quanto possibili agitatori di forze economiche. Il riferimento è al patrimonio fotografico conosciuto e non conosciuto, e comunque non messo a sistema, che ha grande potenziale per via della qualità dei lavori che l’Italia detiene, ma che al momento, non essendo sfruttato, non è in grado di esprimere le virtù culturali fotografiche italiane.
L’ho messa giù in maniera un po’ articolata ma la domanda che mi sono posto è: se sappiamo che siamo contenitori di grandi opportunità culturali, e dunque economiche, è perché non abbiamo un sistema centrale che permetta di dar visibilità al contenuto o perché il contenuto non ha poi così tanto valore? All’interno del Piano vengono citate le grandi agenzie fotografiche internazionali — multinazionali — per cui la fotografia è un fatto economico più che culturale — il risultato quindi non sarebbe poi così diverso, no?
La differenza credo si potrà vedere una volta che questo grande contenitore, “rete di reti” come viene definito, sarà utilizzato. Il contenitore in sé non è altro che un archivio degli archivi. Un archivio aperto, accessibile gratuitamente, risulterebbe sostanzialmente inutile senza fornire all’utente un motivo utile per andarlo a consultare.
Ma il punto che riguarda gli archivi — il patrimonio — è solo uno dei tre principali di cui si parla all’interno del Piano. Il secondo fa riferimento alla produzione contemporanea. Credo sia il punto più vago, in cui si parla più volte di una maggiore internazionalizzazione degli autori nostrani con una non ben precisata soluzione, se non attraverso la produzione di bandi ministeriali che incentivino e promuovano la produzione di nuove opere. Interessante la volontà, da prendere seriamente, di promuovere sul lungo periodo una mostra che raccolga esperienze significative di lettura del territorio e della società attuali, da realizzarsi in un’istituzione di prestigio, sulla scorta dell’esperienza ben nota di “Viaggio in Italia”.
La cosa più interessante, però, si trova in una nota di questo Piano, quando si parla di educazione e formazione. Vorrei partire da due affermazioni singolari, più da blog che non da documento ministeriale: “Nel contempo, il processo di condivisione dei propri scatti personali, fomentato dall’avvento di social networks basati sulla pubblicazione giornaliera di miliardi di immagini, usura la dignità della fotografia, la rende indifferente nella sua banalità quotidiana, appiattisce la capacità di giudizio e di interpretazione, rendendo paradossalmente necessaria una prima elementare formazione del gusto, di una cultura visiva, di una capacità di discernimento quanto mai urgente”; e ancora “la fotografia, da nicchia esclusiva frequentata da pochi eletti, è diventata una passione pop, che muove numeri straordinari, in un clima che mixa sociabilità, star system, icone della moda e del lusso, bella gente.” Il climax da pop a bella gente è assai divertente.
Forse si fa un po’ di confusione tra fotografia conversazionale e fotografia autoriale. Le fotografie del piatto del giorno, dell’amico che fa una smorfia divertente, della macchina incidentata, del selfie il primo giorno al mare, nel 99% dei casi non rientrano nella casistica della fotografia utilizzabile a fini commerciali. Perciò non credo si debba fare formazione sull’utilizzo che ognuno fa della fotografia ogni giorno: deve rimanere una libertà personale.
Diverso è il caso in cui si parla della lettura delle immagini autoriali, allora sì, il discorso cambia. La fotografia da coinvolgere è quella dei giornali, dei libri di scuola, delle riviste di qualsiasi tipo, ma anche quella che si vede nei manifesti pubblicitari. E nelle mostre.
È la consapevolezza dei molteplici usi della fotografia e la sua lettura critica che va spiegata, contestualizzata, più che insegnata.
Difficile fornire nozioni in questo campo. La fortuna è che al gruppo di lavoro che si concentrerà su questo punto sono state invitate persone legate a questo campo già prima che gli Stati Generali fossero nati: sono coinvolte la Fondazione Mast di Bologna, l’esperienza di Reggio Children e il Museo dei Bambini di Milano, i suoi operatori così come tante altre realtà e personalità, e sono già in corso alcuni progetti pilota per l’anno scolastico 2017/2018, nelle scuole di ogni grado, dall’infanzia alle superiori.
Tra difficoltà tecniche, organizzative, logistiche, burocratiche, etiche, politiche e tutto il resto, è un piano che sarà misurabile effettivamente in ogni suo stadio di avanzamento, speriamo in maniera positiva. E’ naturale che in un primo periodo saranno gli appassionati e gli addetti ai lavori quelli che saranno maggiormente predisposti a seguirne le fasi (ovvero qualche bando per le associazioni o per i professionisti, o ancora istituzioni e fondazioni), ma spero vivamente che tra qualche anno anche i genitori dei bambini che vanno a scuola, di ritorno dalla propria giornata sui banchi, racconteranno di una famosa fotografia e della sua storia. E’ facile che saranno i genitori ad imparare in quel caso.
La nostra selezione di mostre.
Magnum Manifesto, Guardare il mondo e raccontarlo in fotografia
Museo dell’Ara Pacis, Roma. Fino al 3 giugno
I have a dream
La casa di vetro, Milano. Fino al 23 giugno
Lorenzo Vitturi, Money must be made
Flower’s Gallery, Londra. Fino al 30 giugno
Rassegna stampa
La rivista RVM, tutta italiana, di cui vi avevamo segnalato la “rinascita,” ha ricevuto tre premi alla 53esima edizione dell’Annual Design Award della Society of Publication Designers, uno dei più importanti premi dedicati al design di magazine e riviste. Dopo il primo numero, The Redo Issue, è uscito il nuovo numero The White Issue.
L’agenza Magnum Photos ha rilasciato una sorta di fanzine digitale, scaricabile gratuitamente, sulla storia dell’ISIS. Il paper è stato curato da Peter Van Agtamel e raccoglie foto di tanti autori dell’Agenzia: disponibile sia in inglese che in arabo.
Le vecchie cabine per le fototessere potranno avere nuova vita grazie all’azienda Dedem. E’ in fase di sviluppo una app che permetterà di lanciare le stampe delle fotografie che conserviamo nel telefonino come le fototessere: pronte in 2 minuti.
La Rollei, storico brand di macchine fotografiche, famoso soprattutto per la Rolleiflex a pozzetto, ha lanciato una campagna di crowdfunding su Kickstarter per la produzione della Rolleiflex Instant Kamera. Una macchina istantanea che riproporrà il design della vecchia Rollei e stamperà sulle Fujifilm Instax Mini. Non è il primo brand che cerca di ripescare dal passato idee che hanno avuto fortuna, ed effettivamente sembrano avere ancora successo, nonostante le critiche che possono attirare. Ad oggi il budget ipotizzato sulla piattaforma Kickstarter è stato superato di dieci volte.
Tornando sulla fotografia di Ruth Orkin American girl in Italy, da una riflessione di Monica Lanfranco su Il Fatto Quotidiano, vi proponiamo un video che una ragazza ha girato tre anni fa per le strade di Manhattan. Si tratta di una camminata di dieci ore in silenzio, in cui la persona che cammina con la protagonista registra oltre 100 commenti da parte di uomini di tutte le estrazioni sociali…
Alla Opera Gallery di Londra è in corso una mostra di Ellen Von Unwerth, fotografa di moda ed ex modella, che racconta della propria visione delle donne.
Alla Whitechapel gallery di Londra sono in mostra alcuni negativi danneggiati in maniera permanente tramite una perforatrice. Perchè fare una cosa del genere e soprattutto perché metterli in mostra? Si tratta dei negativi che furono scartati da Roy Stryker, uomo a capo della divisione informazione della Farm Security Administration, l’agenzia federale statunitense fondata nel 1937 con lo scopo di contrastare la crescente povertà delle campagne degli Stati Uniti, e che promosse una delle campagne fotografiche passate alla storia. Tra gli autori in mostra anche Walker Evans e Dorothea Lange.
La Repubblica di Milano dedica una gallery al fotografo Ernesto Fantozzi, fondatore del gruppo 66. Rimasto amatore per scelta, ne parla ricordando Gianni Berengo Gardin: “Berengo Gardin? È un vecchio amico, ci vediamo spesso. Lui, al tempo, passò al professionismo e rappresenta davvero l’eleganza della fotografia: Ha un tocco speciale. Però la Leica personalizzata, con il nome dedicato dalla casa madre, ce l’abbiamo tutti e due”.
In un Istituto Tecnico di Perugia, una professoressa ha dato vita ad un account Instagram che raccoglie citazioni di poeti di un tempo e cantanti di oggi. Il Muro dei versi, questo il nome che gli è stato dato, è una raccolta di citazioni curate dagli studenti, e propone ogni sera un diverso confronto.
Artribune ha intervistato Lutz & Guggisberg, in mostra a Reggio Emilia presso la Collezione Maramotti con il lavoro Il giardino, una raccolta di fotografie che ritraggono luoghi in cui sono depositati oggetti e materiale di scarto, dove in seguito gli autori intervengono con la pittura.
È stato annunciato il programma espositivo di Cortona on the move, uno dei più importanti festival di fotografia italiani. Il Festival si svolgerà a Cortona dal 12 luglio al 30 settembre.
Se non ne potete fare a meno, il 29 maggio partirà la terza edizione di Master of Photography.
Alla prossima! ?