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In mesi in cui il governo di Varsavia esalta e auspica una nazione dall’identità bianca, polacca e cristiana rifiutando di accogliere migliaia di rifugiati nel Paese, la storia di un jazzista nigeriano che ha combattuto come partigiano durante la Rivolta di Varsavia del ’44 merita di essere raccontata.

Il suo nome era August Agbola O’Brown. Oppure O’Browne. O soltanto Browne. Di certo sappiamo che era un musicista jazz nigeriano nato a Lagos nel 1895 e aveva un passaporto britannico. August è stato l’unico combattente nero della Rivolta di Varsavia.

Dal 1° agosto al 2 ottobre del ’44 ha lottato per la liberazione della capitale polacca dai nazisti nonostante fosse straniero.  Una vicenda personale che permette di ricordare la differenza tra essere patriota ed essere nazionalista. A maggior ragione in una Polonia dove questa differenza è spesso ignorata e una persona di origine africana può non di rado sentirsi osservata con ostilità o sospetto.

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L’arrivo in Polonia e il primo matrimonio

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August arriva in Europa per caso trovando impiego come marinaio su un bastimento che lascia Lagos per Londra. Dal Regno Unito è un’altra nave a portarlo sul continente approdando nel ’22 nel porto di Danzica, allora libera città non ancora polacca. Varsavia dista poche ore di treno dal Baltico e August, batterista jazz autodidatta, vi si trasferisce poco dopo. Nelle capitale suona nel complesso jazz della Mała Orkiestra Salonowa che si esibisce nei migliori club della capitale come il Mała Ziemiańska frequentato dai poeti Tuwim e Gałczyński e dallo scrittore Iwaszkiewicz. Fonti nigeriane sostengono che August sia stato il primo musicista jazz dell’Africa occidentale a incidere un proprio disco, nel 1928. Oggi non è tuttavia rimasta traccia nota di questo storico vinile registrato in Polonia: probabile che sia andato perduto per sempre.

Come raccontato nel libro “Afryka w Warszawie. Dzieje afrykańskiej diaspory nad Wisłą” (L’Africa a Varsavia. Vicende della diaspora africana lungo la Vistola) di Paweł Średziński e Mamadou Diouf, August è una delle quattro persone nere residenti a Varsavia negli anni ’20 e ’30. A fargli compagnia, il portiere di un grande albergo e altri due musicisti. O’Brown non passa inosservato: alto un metro e ottanta, poliglotta dai modi raffinati e dal portamento elegante, ama passeggiare in giacca, cravatta e borsalino per Varsavia. Si sposa con Zofia, una donna polacca, e vive con lei prima in via Złota e poi in via Hoża assieme a due figli Ryszard e Aleksandra, nati tra il ’28  e il ’29.

Non sappiamo come vadano le cose in famiglia, ma nel ’32 la rivista scandalistica Tajny Detektyw (Il Detective Segreto) pubblica un appello di una certa Zofia Browne di Cracovia che chiede notizie del marito, definito ‘un ballerino nero’. La donna sostiene che l’uomo l’abbia abbandonata con i due figlioletti a carico. August risponde scrivendo di avere avuto le sue ragioni per lasciare la moglie e di lavorare come musicista jazz al Caveau Caucasienne di Varsavia. Non è chiaro se la coppia si fosse separata di comune accordo qualche tempo prima a seguito di un litigio oppure se August avesse davvero abbandonato moglie e figli. Né si sa se una riconciliazione o un ricongiungimento tra Zofia e August siano poi avvenuti. Fatto sta che il destino di Ryszard e Aleksandra Browne negli anni a venire non si intreccerà più con quello del padre.

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Nome in codice: Alik

Durante l’occupazione nazista, August insegna inglese e vende materiale elettrotecnico a negozi. Pare che distribuisca anche pubblicazioni e volantini clandestini della resistenza.  Quando inizia la Rivolta di Varsavia, il batterista jazz è in prima linea. Combatte nel battaglione Iwo agli ordini del caporale Aleksander Marcińczyk, detto Cigno, nel quartiere di Śródmieście, lo stesso dove viveva prima della guerra. Testimoni attendibili ricordano di averlo visto in una postazione in via Marszałkowska 74 e sulla torretta di un carro armato in piazza Unii Lubelskiej. Il suo nome di battaglia è Alik, spelling polacco di Alì.

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August Agbola O’Brown non è stato l’unico straniero a prendere parte alla Rivolta di Varsavia contro gli occupanti tedeschi. Secondo la rivista militare Polska Zbrojna, fra i partecipanti agli scontri nelle fila dei partigiani polacchi vi erano centinaia di ungheresi e slovacchi, alcuni americani, belgi, francesi, georgiani, greci, inglesi, italiani, russi e sudafricani, oltre a un australiano e un rumeno. Il nigeriano (di cittadinanza britannica) O’Brown resta, tuttavia, l’unico combattente nero del quale si abbiano testimonianze.

Al termine degli scontri, quando gli insorti varsaviani fuggono, vengono uccisi o catturati dai tedeschi non si sa cosa accade ad August. Forse il suo prezioso passaporto britannico lo aiuta a scampare ad esecuzioni sommarie e campi di prigionia. Di dove e come l’uomo trascorra I successivi quattro anni mancano fonti e testimonianze certe, anche se sembra incredibile che la sua presenza sia passata inosservata nella Polonia dell’epoca in cui un uomo di origine africana era una rarità.

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Da Varsavia a Londra

Fatto sta che un giorno del 1949 un distinto signore nero dai capelli brizzolati si presenta agli uffici varsaviani del ZBOWiD, un’associazione dei veterani di guerra creata dal governo socialista. L’uomo parla un ottimo polacco e firma una dichiarazione di proprio pugno in cui conferma di avere partecipato come partigiano alla Rivolta di Varsavia. Un atto coraggioso in tempi in cui ammettere di avere fatto parte della resistenza non appoggiata da Mosca è visto con sospetto dalle autorità polacche.

August Agbola O’Brown, tuttavia, non subisce ripercussioni. Continua a vivere nella capitale fino alla prima metà degli anni ’50 lavorando per il Comune di Varsavia in un ufficio che si occupa di arte e cultura. Di tanto in tanto suona ancora l’amato jazz all’Huragan, un localino all’incrocio tra via Marszałkowska e Jerozolimskie. Lì vicino si trova un negozio di strumenti musicali in cui lavora Olga, una trentenne polacca che un giorno attacca bottone con l’affascinante batterista. I due si piacciono e di lì a poco convolano a nozze, nonostante i vent’anni di differenza.

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Per qualche anno i coniugi O’Brown vivono in via Nowogrodzka 42, nel quartiere che August ha difeso durante la Rivolta, poi nel ’56 o nel ’58 lasciano la Polonia alla volta di Parigi e poi di Londra. Nel Regno Unito la coppia ha una figlia, Tatiana, che ancora oggi vive a Londra e parla polacco perfettamente. Coincidenza vuole che anche la prima moglie di August, Zofia, si sia trasferita Oltremanica, arrivandovi con i due figli già nel ’39 nell’ambito di uno scambio di prigionieri. Un testimone rintracciato dal quotidiano polacco Gazeta Wyborcza ricorda di avere lavorato per Richard (Ryszard) Browne negli anni ’80 importando PC in Polonia. Tuttavia Richard, a differenza della sorellastra Tatiana, non ricorda nulla del padre.

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Alì, Karol Radziszewski, 2015, acrilico su tela
Alì, Karol Radziszewski, 2015, acrilico su tela

L’eredità polacca di August

August si spegne a Londra nel ’76 e da allora è sepolto nel cimitero londinese di Hampstead. Oggi, sebbene non ci siano altri documenti ufficiali, a parte l’auto-dichiarazione del ’49, che confermino la sua presenza nel battaglione Iwo, varie testimonianze la accertano. Il Museo dell’Insurrezione di Varsavia riconosce la partecipazione di August Agbola O’Brown e ha creato una pagina ufficiale che lo riguarda. Anche l’Istituto della Memoria Nazionale polacco si è interessato alla storia di August e da anni ne sta ricostruendo le tracce.

Già nel ’59 il film polacco ‘Cafe pod Minogą’ mostrava “Jumbo”, un combattente partigiano di colore (alcune presunte immagini di O’Brown online sono in realtà fotogrammi di questa pellicola), un indizio di come la presenza di Alik non fosse passata inosservata durante i combattimenti. Tuttavia, bisogna attendere mezzo secolo perché la storia di August sia svelata, grazie allo storico polacco Zbigniew Osiński nel 2010.

Sei anni dopo la presenza di un misterioso ragazzo nero alla commemorazione dell’inizio della Rivolta nella capitale polacca ha fatto tornare d’attualità il nome del combattente nigeriano. A oggi, tuttavia, Varsavia non ha ancora dedicato al partigiano Alik una strada o un monumento. In compenso, nel 2017 l’artista Karol Radziszewski ha esposto alcune opere ispirate a O’Brown al Museo Nazionale della capitale. Un piccolo ma prezioso segnale che l’incredibile vicenda di August Agbola O’Brown non sarà più dimenticata.


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