L’oro dei fratelli Liu: quando il multiculturalismo piace anche a Orbàn

Grazie a due fratelli di origine cinese, l’Ungheria conquista la prima medaglia d’oro della sua storia alle Olimpiadi invernali.

L’oro dei fratelli Liu: quando il multiculturalismo piace anche a Orbàn

Grazie a due fratelli di origine cinese, l’Ungheria conquista la prima medaglia d’oro della sua storia alle Olimpiadi invernali. Per un giorno la xenofobia si piega allo sport.

Si chiamano Shaolin e Shaoang Liu. Sono fratelli, nati rispettivamente nel ’95 e nel ’98. Di professione fanno i pattinatori sul ghiaccio nella specialità dello short track. Alle Olimpiadi invernali appena terminate a Pyeongchang si sono aggiudicati contro ogni pronostico la staffetta 5000 metri assieme a due compagni di squadra. Una medaglia d’oro storica per il loro Paese che mai ne aveva vinta una ai Giochi invernali e non vi otteneva un podio dal 1980, a Lake Placid. Perché i fratelli Liu sono ungheresi e Shaolin ha un secondo nome tipicamente magiaro: Sándor.

La finale della staffetta 5000 metri maschile di short track ai Giochi di Pyeongchang 2018

L’infanzia ungherese e la trasferta in Cina

Quando l’Ungheria si aggiudica la sua penultima medaglia alle Olimpiadi invernali, trentotto anni fa, un argento nel pattinaggio artistico, il padre dei fratelli Liu è appena arrivato a Budapest da Tianjin insieme a suo fratello minore. Un viaggio avventuroso dall’Asia all’Europa avvenuto in treno e durato una decina di giorni. Stabilitosi in Ungheria, il signor Liu conosce la signorina Szabó – sua futura moglie e madre di Shaolin Sándor e Shaoang – nell’ufficio dove entrambi lavorano come contabili.

Nati e cresciuti a Budapest, i fratelli frequentano la scuola magiara e crescono bilingui: il papà gli parla in mandarino, la madre in ungherese. Gli esordi sportivi dei Liu avvengono in piscina all’età di sei e nove anni. I due però tendono a prendere freddo e ad ammalarsi di frequente. Dopo avere provato vari sport, i fratellini si appassionano al pattinaggio sul ghiaccio. Nel 2006 una competizione internazionale di short track si svolge in Ungheria e il signor Liu fa da interprete alla squadra cinese. I tecnici del team asiatico notano che i piccoli Shaolin Sándor e Shaoang amano pattinare sul ghiaccio cadendo spesso, ma rialzandosi sempre. E arriva la proposta: perché non farli allenare in Cina per qualche tempo visto che, dopotutto, sono per metà cinesi? Il signor Liu ne parla con moglie e figli e accetta l’invito.

Per 18 mesi la famiglia Liu-Szabó, che comprende anche la sorellina Lena Hszuen, si trasferisce a Changchun, una città del nord-est della Cina. “Quando abbiamo lasciato l’Ungheria, all’inizio è stato molto difficile – ammette Shaolin Sándor in un’intervista – Eravamo ragazzini e in Cina ci allenavamo per tutto il giorno. Insomma, è stata dura, ma ne è valsa la pena”. Quando gli Liu tornano a Budapest, i loro allenatori magiari non credono ai propri occhi: i due pattinano in modo sublime e iniziano a fare incetta di titoli a livello nazionale.

Presto arrivano anche medaglie europee e mondiali per entrambi, prima a livello juniores e poi di categoria. Nel 2014 Shaolin Sándor partecipa alle Olimpiadi invernali di Soči ottenendo un ventesimo, un diciottesimo e un sedicesimo posto. Risultati migliorati quattro anni dopo a Pyeongchang dove, nelle medesime discipline, si classifica ottavo e due volte quinto. Prima dell’exploit finale nella staffetta con il fratello minore e i compagni di squadra Viktor Knoch e Csaba Burján.

Un’intervista con i fratelli Liu in ungherese nel 2015

Ungheresi, multiculturali e vincenti

Nell’ottobre 2017, il premier magiaro Viktor Orbàn ha dichiarato in un’intervista al quotidiano rumeno Krónika: “è sempre più difficile restare ungheresi in quanto la nostra società è afflitta dall’assimilazione, dall’adozione di lingue straniere e da matrimoni misti.” La storia multiculturale di Shaolin Sándor e Shaoang Liu e il successo olimpico al quale hanno contribuito sembrano una risposta a chi vede negli stranieri e nell’integrazione mali da estirpare. Nemici sempre più invisibili da quando l’Ungheria si è circondata di barriere anti-migranti ai confini con Serbia e Croazia, ma che restano un’ossessione per Orbàn. Eppure il 22 febbraio lo stesso premier, forse ignaro delle origini miste di metà della staffetta magiara, ha celebrato così l’oro dello short track sulla propria pagina Facebook: “Felice di avere visto un giorno come questo: forza ungheresi!”.

I fratelli Liu di politica non si occupano, ma parlano fluentemente tre lingue: magiaro, mandarino e inglese. Tuttavia, rivela Shaoang: “con mio fratello parliamo soprattutto in mandarino”. Shaolin Sándor è celebrato dai media orientali per il proprio fascino;  è un ventenne che twitta in inglese, presente su Instagram e sul social cinese Douyin, oltre ad essere fidanzato con la britannica Elise Christie, avversaria di Arianna Fontana nello short track femminile. Meno attratto dal glamour e più riservato il fratello minore Shaoang, che al momento esce assieme a una collega pattinatrice russa.

L’intervento dei fratelli Liu in un programma cinese nel 2017

Come rivelato dalla stampa cinese, che li adora nonostante abbiano scelto di competere per la natia Ungheria, i fratelli Liu parlano un eccellente mandarino con un accento nordorientale dovuto ai 18 mesi trascorsi a Changchun. Entrambi celebrano il Capodanno cinese assieme alla propria famiglia e nel 2017 sono apparsi in una puntata da Budapest di ‘Voice’, programma della televisione di Stato di Pechino CCTV1.

“Sono nato in Ungheria, quindi sono magiaro e difendo i colori del mio Paese nelle competizioni internazionali”, ribadiva in un’intervista del 2013 a un giornale ungherese l’allora neo-maggiorenne Shaolin Sándor, aggiungendo: “Ho vissuto in Cina per un po’, ma la mia vera casa resta a Budapest. Qui sono andato a scuola e qui vivono la mia famiglia e i miei amici”. Una convinzione che non è cambiata cinque anni dopo e ha reso i giovani fratelli Liu tra gli sportivi magiari più celebri oltre che simboli di quella multiculturalità temuta e osteggiata dal governo Orbàn.

? Leggi anche Cosa succede dopo la fine di un’Olimpiade?