Il corteo partirà alle 14.30 da Porta Venezia e terminerà alle 17 al Parco Sempione. La scelta della data non è casuale: il 20 maggio simboleggia il culmine nella stagione degli sbarchi ed è perciò considerato momento di maggior sensibilità per esporsi in favore di migranti e rifugiati.
Nata i primi mesi dell’anno, l’idea di Insieme senza muri ― la manifestazione antirazzista che sabato popolerà Milano ― sembra realizzarsi nel momento in cui l’esigenza si fa più stringente: gli avvenimenti della scorsa settimana e la generale deriva securitaria che sta prendendo il governo rendono l’iniziativa sempre più richiesta.
La mobilitazione nazionale è stata inizialmente lanciata dal Comune di Milano “contro il razzismo e la paura,” ma presto è diventata di dominio pubblico e più ci si avvicina alla data del 20 maggio, maggiore è il numero di chi la rivendica con i propri colori.
Il panorama culturale di organizzatori e partecipanti è variegato e la contrarietà a recenti eventi di matrice razzista ha saputo riunire realtà anche molto diverse: sinistra istituzionale ed extraparlamentare, sindacati al completo, organizzazioni laiche e religiose, associazionismo, celebri nomi di spettacolo e cultura, Onlus, Ong e attivismo saranno tutti presenti ― senza esclusioni.
Tra i finanziatori dell’iniziativa vi è la casa editrice Feltrinelli che venerdì scorso aveva già dato l’avvio con la presentazione di Welcome to Italy, guida per migranti e la proiezione di un estratto di I Am Not Your Negro: per due settimane il suo progetto continuerà capillarmente su scala nazionale allo scopo di predisporre all’evento del 20 maggio attraverso sensibilizzazione, cultura e informazione.
Tra le bandiere dei partecipanti spicca quella della rete Nessuna Persona È Illegale che, pur ritenendosi compatibile con la manifestazione da un punto di vista valoriale, sottolinea come i contenuti dell’appello partito dal Comune di Milano per 20 maggio senza muri siano insufficienti per un realistico superamento della discriminazione istituzionale poiché mancanti di proposte concrete ― ad esempio nei confronti del decreto Minniti-Orlando o del reato di clandestinità. La piattaforma non ha quindi ritenuto di aderire al documento ufficiale giudicandolo troppo fiacco e parteciperà alla manifestazione seguendo un proprio piano pragmatico su tre stadi: europeo, nazionale e urbano. Sulla stessa linea anche l’Arci nazionale pur aderendo all’appello ha segnalato insieme a molte altre organizzazioni alcune gravi mancanze nel documento ufficiale.
L’appello originale, secondo gli attivisti, manca della critica al Governo Gentiloni relativamente non solo al decreto Minniti-Orlando, ma anche alla legge ― definita western ― sulla legittima difesa, alle espulsioni e alla retorica securitaria che sta prendendo piede anche nel Pd. Ciò nonostante tra gli obiettivi delineati dal documento ufficiale emerge invece chiaramente la volontà di superare la legge Bossi-Fini e le sue implicazioni discriminatorie. Tra i punti più concreti viene inoltre menzionata l’esigenza di approvare la Legge sulla Cittadinanza, ma la posizione prevalente nell’appello resta di stampo generico e si concentra sulla matrice di ogni politica discriminatoria: la logica dei muri.
Oltre ogni divergenza, l’importanza di partecipare il 20 maggio risiede nell’obiettivo comune di esternare un sentimento di solidarietà e nella fiducia verso le azioni collettive come strumento per opporsi al razzismo: questi sono i tratti comuni a tutti i partecipanti e per questo saranno così numerosi nonostante le discrepanze che li differenziano.
La scelta della data non è casuale: il 20 maggio simboleggia il culmine nella stagione degli sbarchi ed è perciò considerato momento di maggior sensibilità per esporsi in favore di migranti e rifugiati. Sabato perciò la parata di Milano inizierà alle 14.30 in Porta Venezia e terminerà alle 17 al Parco Sempione.
L’iniziativa è stata più volte paragonata alla manifestazione di gennaio a Barcellona in cui erano presenti almeno 160mila persone. Così come la sindaca Ada Colau aveva voluto ricordare a Madrid di rispettare i suoi impegni come governo Sala si rivolge a Roma affermando: “un sindaco non lavora per abbattere delle leggi, lavora per cambiarle. Io voglio spiegare a Minniti che ci sono delle ragioni per le quali si può fare diversamente e di più”. Il riferimento agli avvenimenti della scorsa settimana è evidente: il blitz effettuato in stazione Centrale ha sicuramente esacerbato una tensione preesistente nei confronti delle posizioni giudicate sempre più a destra del governo, ciò nonostante rimanendo fedele al partito Sala non ne ha denunciato l’atteggiamento securitario tra le sue pulsioni per la manifestazione del 20 maggio.
Inizialmente l’ufficialità del sindaco di Milano sembrava aver suggellato l’iniziativa dando alla manifestazione di piazza un tono più istituzionale, il primo cittadino ha poi però preso le distanze dalla prima posizione, forse troppo forte e criticata. Difatti, osservando come Sala descrive l’evento, si nota che l’iniziativa sia stata edulcorata a scanso di critiche: non viene più dipinta come una manifestazione, una lotta contro una logica pericolosa e nefasta, ma piuttosto come “una festa, di colori, suoni e sapori” spingendosi ad affermare che “la dimensione più importante sia quella della festa.”
Molte tra le 500 organizzazioni aderenti hanno invece sottolineato che l’importanza di partecipare dovrebbe fondarsi sulla cosapevolezza del ruolo che le manifestazioni hanno nelle battaglie per i diritti e che vi è il rischio di travisarne l’identità. Risulta così comprensibile come alcune realtà considerino l’appello troppo debole, generalizzante, improntato sull’atmosfera festosa e poco sul contrasto più mirato alle singole iniziative liberticide a cui l’Italia assiste.
Fa riflettere il bisogno di porre la manifestazione sotto l’ottica della festa per attrarre pubblico ed evitare critiche: come se lottare contro il razzismo non si legittimasse abbastanza di per sé, fosse opinabile che il problema sia reale e ci fosse perciò bisogno di smussare, sdrammatizzare e alleggerire.
Anche l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino precisa che “sarà una marcia piena di spettacolo dove la musica sarà una costante”: la modalità di fare manifestazione in tono festoso e scegliendo di celebrare le diversità e il multiculturalismo con i “colori contro il nero” è del tutto condivisibile, ma l’aspetto che alcuni movimenti criticano è che venga esposta esclusivamente in questo modo rischiando di essere poco efficace per un cambiamento decisivo e per ottenere l’impatto auspicato.
Nonostante le critiche sulle modalità, l’iniziativa ha comunque avuto la capacità di riunire realtà dissimili e perciò, sotto qualsivoglia bandiera si marci il 20 maggio, sarà sempre per lo stesso obiettivo e chiunque lo ambisca sarà presente.
Tra le ragioni che molte delle oltre 500 organizzazioni invocano nei loro comunicati di adesione alla giornata vi è l’evidente necessità di contrastare la sottocultura di odio e razzismo che si palesa nel consenso a movimenti e partiti xenofobi.
Dal centrodestra, Stefano Parisi invece nega ci sia bisogno dell’iniziativa: “non ha nulla a che vedere con i diritti dei migranti: Milano non è razzista e non ha bisogno di marce antirazziste. È inutile e divisiva, tutta retorica. Dopo arriveranno a Milano ancora più migranti.” L’opinione diffusa a destra è infatti di non partecipare alla manifestazione, Forza Italia ad esempio si è spinta a definirla “patrocinata dal Comune,” “inaccettabile” e che sarebbe quindi “auspicabile annullare”.
L’idea di organizzare la manifestazione deriva dalla proposta di formare un grande network internazionale antirazzista che vedrà la collaborazione di decine di paesi in una marcia transnazionale. Da questo punto di vista Milano prende spunto anche da iniziative organizzate oltreoceano come l’Immigrant Heritage Week di New York. Sala ha infatti invitato quindici metropoli a prendere l’esempio ottenendo molte adesioni: ogni città organizzerà il proprio evento.
La scelta di Milano per l’Italia è voluta: la città è stata selezionata perché considerata profondamente multiculturale e perché vanta una storia che racconta come il suo sviluppo e la sua ricchezza siano fondati proprio sull’integrazione: in questa accezione Milano diventa crocevia di culture e emblema ideale per l’accoglienza.
Lo stesso assessore Majorino, forte promotore dell’iniziativa, motiva così la scelta: “è il “modello Milano” che tanti ci invidiano. Penso a una marcia per ribadire il valore della società aperta, la città dei diritti dei cittadini di seconda generazione. Una marcia contro la paura. E a settembre una conferenza nazionale.”
Sabato Milano vedrà un’iniziativa antirazzista tra le più importanti in termini quantitativi ― ci si aspetta una densa militanza ― ma soprattutto qualitativi: è il valore degli obiettivi che si auspicano unanimemente che tingerà la città coi diversi colori dell’attivismo, al di là di ogni sfumatura che li differenzia, la manifestazione parlerà di come vivere le diversità contro l’alternativa nera del razzismo.