Eco Onda su onda (di greggio)

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In questa puntata: il prezzo del petrolio è crollato di nuovo, il Regno Unito dovrebbe restare nel mercato energetico dell’energia, e il primo impianto solare termodinamico in Italia.

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1. Il prezzo del petrolio crolla, di nuovo

La notizia non è originale, le dinamiche si sono già viste, eppure gli effetti anche questa volta saranno problematici: la scorsa settimana il prezzo del petrolio si è nuovamente abbassato, a circa 46$ al barile. I responsabili? I soliti noti, ovvero i produttori di shale made in USA, che da settimane hanno ripreso a inondare di greggio il mercato — già vittima di un eccesso di offerta. Solamente negli ultimi giorni vi è stata una ripresa, spinta dalle (ragionevoli) speranze che OPEC e paesi non-OPEC entro maggio rinnoveranno — o rafforzeranno — il taglio alla produzione stabilito a novembre, come suggerito dal ministro del petrolio dell’Arabia Saudita, e dal calo delle scorte statunitensi. Gli ultimi mesi hanno così dimostrato quanto fragili siano gli attuali equilibri del petrolio, minati dalla lenta diminuzione d’importanza del Cartello e dalla continua ascesa dei produttori americani, tecnicamente sempre più all’avanguardia.

2. Il Regno Unito dovrebbe restare nel mercato europeo dell’energia

Il think tank Chatham House — tra i più importanti al mondo — ha recentemente pubblicato un research paper relativo al futuro energetico del Regno Unito in relazione alla sua prossima uscita dall’Unione Europea. La questione — come avevamo riportato — è indubbiamente problematica, ma forse è anche quella su cui sarà possibile evitare gli scontri più aspri: l’Irlanda, ad esempio, per motivi geografici presenta numerose interconnessioni con il mercato energetico del Regno Unito, e un’eventuale uscita di quest’ultimo dall’internal energy market potrebbe causare parecchi danni prima. Inoltre, l’abbandono dell’emission trading system (ETS) risulterebbe estremamente complesso —soprattutto per il Regno Unito — oltre a rappresentare un notevole passo indietro nella lotta al cambiamento climatico. Per adesso, l’unica certezza parrebbe essere l’intenzione da parte inglese di abbandonare l’Euratom, la Comunità europea dell’energia atomica.

3. Il primo parco eolico gigante

L’energia eolica piace sempre di più, meglio se offshore e meglio ancora se in parchi giganti, come quello di Gemini, nel Mare del Nord: 150 turbine che nei prossimi anni dovrebbero soddisfare il fabbisogno energetico di più di un milione di olandesi — il cui Paese non brilla per produzione di energia da fonti rinnovabili: nel terzo trimestre del 2016 poco più del 5%. Qua un po’ di numeri (impressionanti) dal sito del parco: finanziamenti per quasi tre miliardi di euro, distanza dalla costa pari ad ottantacinque chilometri — con le conseguenti difficoltà logistiche — e turbine alte ottanta metri. Chapeau all’efficienza nordica.

4. Sabbia = energia

Quattro parole: Solar Thermal Electric Magaldi (STEM), un’idea geniale. Si tratta del primo impianto solare termodinamico in Italia; costruito presso il Polo Energetico Integrato di San Filippo del Mela dal Gruppo Magaldi, l’impianto si serve della sabbia come mezzo di accumulo dell’energia termica generata dalla radiazione solare, così da poter funzionare anche quando è calato il sole.

5. Che odio

Hate è una zine pubblicata a partire dal 2015 dalla fotografa Scarlett Carlos Clarke, con base a Londra, e concepita come veicolo tramite cui esprimere tutto l’odio verso quello che disprezziamo della società odierna. Era naturale che prima o poi trattasse anche del cambiamento climatico e di come stiamo rovinando il nostro pianeta. La quarta pubblicazione “#4 Environmental Issue” è una raccolta di foto, interviste, testi e illustrazioni sul tema, ed è in vendita sul sito e su Kickstarter. Con sole 10 sterline non solo riceverete una copia a casa, ma contribuirete alla divulgazione di questo tema cruciale e sarete ringraziati con una speciale menzione su tutte le copie.

6. #MapOfTheWeek

Il cambiamento climatico è sempre stato al centro di numerose iniziative legislative. Perché non mapparle? Ci hanno pensato il Grantham Research Institute on Climate Change l’Environment and the Sabine Centre on Climate Change Law, analizzando i progressi — e i passi indietro — di ben 164 paesi.

Did you know there are more than 1200 #climate laws globally? https://t.co/vVqCDpTdBo @SamFankhauser of @GRI_LSE pic.twitter.com/ndDC8NkDJa

— UN Climate Change (@UNFCCC) May 11, 2017


Eco è a cura di Giovanni Scomparin, Nicolò Florenzio e Tommaso Sansone.

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